Sempre low cost, sempre più raffinata

 

La carabina semiautomatica Winchester Sxr Vulcan è nata ormai diversi anni or sono come entry level dedicata alla caccia al cinghiale. Strutturata su una delle meccaniche più collaudate nello specifico segmento, quella della Browning Bar, nel corso del tempo ha ricevuto un progressivo, ma anche tangibile affinamento, tanto da avere oggi, con la seconda generazione Sxr2, una propria precisa individualità che è qualcosa di ulteriore rispetto a una semplice “primo prezzo”, pur mantenendo ovviamente una spiccata economicità d’acquisto rispetto all’ammiraglia di Casa Browning. L’oggetto della nostra prova è la versione Tracker, destinata prioritariamente (ma non esclusivamente) al recupero dei capi feriti nel folto, quindi dotata di canna ultra-corta di soli 470 mm e offerta in kit con il collimatore a punto rosso Kite K1.

Cosa è cambiato, cosa è rimasto
Di immutata è rimasta la cellula, perché immortale e ancor oggi modernissima, cioè quella della Browning Bar, con il sistema di riarmo a sottrazione di gas con pistone a corsa corta e l’otturatore a testina rotante con 7 alette che vanno a chiudere nel prolungamento di culatta. Rivista, marginalmente, nel design la carcassa in lega leggera, introdotta per la prima volta una “vera” calciatura polimerica (nelle precedenti versioni la variante “black” aveva comunque calcio in legno, ricoperto con un trattamento soft touch), che consente un ulteriore risparmio produttivo e comporta un contenimento ponderale. Calcio e astina sono caratterizzati da una ampia pannellatura zigrinata moderna e accattivante nel design ma, soprattutto, con elevate e convincenti doti di grip in condizioni critiche (mani bagnate, sudate ma perché no, anche semplicemente intirizzite dal freddo). Sulla sommità del puntale dell’asta e sotto la pala del calcio sono presenti le classiche swivel stud per il montaggio delle magliette porta cinghia a sgancio rapido, che sono incluse nella confezione. Il kit comprende anche cinque piastrine per la variazione della piega del calcio, assecondando le necessità di personalizzazione del proprietario.

L’alimentazione è sempre assicurata da un caricatore bifilare a presentazione alternata, della capacità di 2 o 4 cartucce, con fondello polimerico che si integra elegantemente nel profilo dell’arma. Lo sgancio è attuato dalla generosa leva a bilanciere posta davanti al ponticello. Dietro al ponticello, invece, si trova la sicura manuale, che è sempre del tipo a traversino: questa è la principale differenza tra le moderne generazioni della Browning Bar (cioè la Mk3) e la serie Vulcan di Winchester, come è noto infatti ormai la Bar è standardizzata sulla sicura a cursore sul dorso della carcassa, che disarma fisicamente le molle del cane. Ciò premesso, la sicura della Vulcan è perfettamente idonea allo scopo e di facile azionamento, con l’indice della mano destra.

Altra evoluzione rispetto alle serie precedenti della Sxr è l’aggiunta di una leva sul lato destro della carcassa, al margine posteriore dell’astina, che consente di bloccare manualmente in apertura l’otturatore (spingendola verso l’alto e arretrando la manetta) o di mandare sempre in chiusura l’otturatore, dopo aver inserito un caricatore rifornito (spingendola verso il basso). La Sxr originale non prevedeva questa leva, che era invece tipica della Browning Bar.

Oltre alla calciatura, anche la manetta di armamento è stata rivista dal punto di vista ergonomico: risulta più squadrata, maggiorata e zigrinata, al fine di garantire la massima sicurezza d’azionamento anche nel momento in cui si dovessero indossare i guanti.

La canna della versione standard ha assunto la lunghezza tipica della Browning Mk3, cioè 530 mm, la variante Tracker oggetto della nostra prova è invece lunga soli 470 mm, in ossequio alla massima compattezza e maneggevolezza nel folto. È fluted, cioè solcata da una serie di scanalature longitudinali che la alleggeriscono, irrigidiscono e aumentano la superficie disperdente il calore, e ha un diametro in volata di 17 mm.

Mire modernissime
L’arma è fornita in kit con il collimatore a punto rosso Kite K1, proposto con la medesima (originale e innovativa) configurazione di montaggio della serie Reflex di Browning (tanto che il guscio protettivo in gomma ha proprio il logo Browning…): invece, infatti, di essere montato sulla sommità della carcassa (là dove quattro boccole filettate, protette da altrettanti grani, consentono il montaggio di attacchi per ottiche o slitte Picatinny), è fissato direttamente sulla canna, là dove normalmente si trova la tacca di mira tipo Battue. Questa configurazione consente un montaggio molto più basso, il che si traduce in una grandissima istintività di puntamento, proprio come si ha con le mire metalliche, ma con il vantaggio aggiuntivo di non necessitare la collimazione di due punti (tacca e mirino), bensì di uno solo (il dot al centro della lente del collimatore). Il vantaggio aggiuntivo è che con questo tipo di posizionamento è possibile montare sulla carcassa un’ottica a ingrandimenti con attacco a sgancio rapido per i tiri lunghi, e poi rimuoverla usando il dot per i tiri corti. I due strumenti possono convivere contestualmente sull’arma senza interferenze. Lo scafo, in lega leggera, è protetto da un guscio in gomma spessa innestato a pressione, la regolazione dell’intensità del dot luminoso può essere personalizzata (su 11 livelli) agendo su due pulsanti posti sul lato sinistro (a portata del pollice della mano debole) e la cosa interessante è che l’azionamento è possibile anche con il guscio gommato montato e anche utilizzando i guanti. Premendo uno dei due pulsanti si accende il dot (che ha diametro di 2 Moa), tenendoli premuti entrambi per un paio di secondi, si spegne.

Anche se l’arma viene consegnata con il Kite K1 montato, la dotazione di serie prevede comunque anche le mire metalliche, smontate, rappresentate dalla bindella con tacca di mira a “V” aperta tipo Battue e da un mirino in fibra ottica di colore rosso montato su rampa, regolabile in altezza e derivazione. I fori filettati sulla canna, per l’installazione della rampa del mirino, sono protetti da due tappi polimerici, quando la rampa stessa è smontata.

Lo scatto è diretto, in due tempi, con primo tempo molto breve, secondo tempo pulito e netto, con peso di sgancio di circa 2.700 grammi.

La nostra prova
Per la prova a fuoco, che si è svolta all’Oklahoma camp di Uboldo (Va), abbiamo dapprima saggiato le doti di precisione intrinseca dell’arma sul classico bersaglio fisso posto a 50 metri, per poi spostarci sulla macchina del cinghiale corrente, al fine di verificare le doti di brandeggiabilità e maneggevolezza dell’arma in un contesto quanto più vicino possibile a quello di una vera caccia al cinghiale.

La canna così corta, in combinazione con la calciatura polimerica, rende l’arma leggera e fulminea nel puntamento, tanto che a volte viene quasi il dubbio di avere tra le mani un giocattolo. La salita alla spalla è agevolata dal fatto che lo spigolo superiore del calciolo è liscio e, quindi, scorre perfettamente sulla giacca da caccia, una volta trovata la posizione sulla spalla, invece la parte centrale del calciolo, zigrinata, evita che possa scivolare.

Nel tiro in appoggio anteriore su rest (o sullo zaino da caccia), la mano debole trova salda presa nella parte inferiore del calcio, grazie all’ampia pannellatura zigrinata. Ciò che si nota a prima vista è che il dot K1 è bassissimo sull’arma, quindi la collimazione è del tutto naturale, come potrebbe venire istintiva a un cacciatore che proviene dalla canna liscia ed è abituato a “cercare” il solo mirino dell’arma; la seconda cosa che si nota è che il dot rosso luminoso ha contorni estremamente netti e, quindi, consente un efficace tiro mirato. Nel tiro istintivo, invece, risulta vincente il fatto che si riesce a “trovare” istantaneamente il dot anche tenendo entrambi gli occhi aperti. Con un assetto così avanzato, il red dot (già di per sé con dimensioni minimali) ingombra in modo veramente trascurabile il campo visivo, garantendo la massima attenzione del tiratore sull’ambiente circostante e sulla eventuale preda.

Abbiamo messo alla prova l’arma con una gamma quanto più eterogenea fosse possibile di caricamenti, partendo dalle leggere 150 grs Winchester Xtreme point copper impact e Norma Eco strike (entrambe monolitiche in lega di rame), per passare poi alle Rws Speed tip di 165 grs, alle Remington Hog hunter di 168 grs e, per concludere, alle Fiocchi Epn e Remington Core lokt entrambe di 180 grs.

Con tutti i caricamenti indifferentemente, l’arma ha ciclato in modo impeccabile, con una espulsione vigorosa ma non violenta, percussione potente e centratissima, alimentazione senza alcuna esitazione. Già con le 150 grani, con le quali abbiamo aperto le danze, i raggruppamenti di 3 colpi (il caricatore in dotazione era da 2 cartucce più una in camera) si sono dimostrati di assoluto rilievo, con diametro di 20 mm per le Norma e 25 per le Winchester. È con le 165-168 grani che, tuttavia, l’arma ha palesato il miglior rendimento balistico, con raggruppamenti rispettivamente di 10 e 16 millimetri. Leggermente più aperte, ma ancora venatoriamente impeccabili, le rosate con le 180 grani.

Confortati da questo risultato e tarato il dot sulla distanza dei 50 metri (con la taratura di fabbrica il punto di impatto risultava “giusto” sul piano verticale ma leggermente spostato a sinistra rispetto al punto mirato), abbiamo sparato qualche “tripletta” alla sagoma di cinghiale corrente, confermando che nel tragitto in cui la sagoma risultava attingibile (quindi non coperta dai terrapieni), si riusciva a sparare tutti e tre i colpi con un ritorno pressoché immediato in punteria. I colpi sono finiti leggermente bassi perché abbiamo sparato le 180 grani (le ultime che ci fossero avanzate) con il dot tarato sulle 168, ma tutti e tre i colpi sono finiti in sagoma, consentendoci quindi di gustare un piatto “virtuale” di pappardelle al ragù di cinghiale.

La prova completa su Armi e Tiro di giugno 2021

Scheda tecnica
Produttore: Winchester, winchesterint.com
Distributore: Bwmi, bwmi@bwmi.it
Modello: Sxr2 Tracker
Calibro: .30-06
Funzionamento: recupero di gas, otturatore a testina rotante
Alimentazione: caricatore amovibile bifilare
Numero colpi: 2 o 4
Canna: fluted, lunga 470 mm, diametro volata 17 mm
Lunghezza totale: 1.015 mm
Scatto: diretto
Percussione: cane interno
Sicura: manuale a traversino sul ponticello
Mire: collimatore Kite K1; mirino in fibra ottica regolabile in altezza e derivazione, tacca di mira tipo Battue a “V” aperta; predisposizione sul castello per il montaggio di ottiche
Materiali: carcassa in lega leggera, canna e otturatore in acciaio, calciatura polimerica
Finiture: anodizzazione e brunitura nere opache, calcio antracite
Peso: 3.000 g
Qualifica: arma da caccia
Dotazione: collimatore Kite K1 con attacco Reflex, mire metalliche, piastrine per variazione piega, magliette porta cinghia a sgancio rapido
Prezzo: 1.750 euro, Iva inclusa; senza K1, 1.200 euro