Afghanistan: centinaia di migliaia di armi Usa ai talebani, è questo il “gun control”?

L’amministrazione Biden ha ammesso che la rapida avanzata dei talebani ha fatto cadere nelle loro mani “significative quantità” di armamenti Usa, precisando che non si ha idea delle cifre precise, come ha dovuto riconoscere il portavoce della Casa Bianca Jake Sullivan. Per il momento, tuttavia, le immagini che girano in questi giorni evidenziano che i talebani hanno messo le mani su fucili M16 e carabine M4 con moderni collimatori Acog, mitragliatrici M240 e M249, mitragliatrici pesanti M2, carabine di precisione M24 con ottica, veicoli Humvee, buffetterie, sistemi di visione notturna e molto altro ancora.

Secondo fonti statunitensi, già solo tra il 2003 e il 2016 gli Stati Uniti hanno fornito all’esercito afghano (quindi, oggi come oggi, ai talebani) quasi 76 mila veicoli ma, soprattutto, quasi 600 mila armi leggere, oltre a quasi 163 mila apparecchi di comunicazione.

Peraltro, già prima della dissoluzione dell’esercito afghano, un rapporto del 2016 del  Pentagono aveva evidenziato che quasi la metà (43 per cento) degli oltre 1,5 milioni di armi forniti alle truppe locali in Afghanistan e Iraq era già stata “distolta” verso talebani, Al Quaeda o Isis, grazie a una gestione perlomeno allegra degli archivi degli arsenali. Risulta evidente che, se alcune delle tecnologie rubate agli americani (come gli elicotteri) sarà ben difficile che possano essere reimpiegate senza l’assistenza tecnica Usa, soprattutto per le armi leggere si prefigura uno scenario perlomeno preoccupante visto che, con quelle quantità, è a tutti gli effetti possibile equipaggiare un intero esercito o, peggio, rifornire per anni, o decenni, i movimenti terroristici in Europa e anche negli stessi Stati Uniti o anche, semplicemente, la criminalità comune e organizzata.

Ancora prima della caduta di Kabul, la stampa americana ha chiesto insistentemente al  Pentagono quali accorgimenti avessero intenzione di mettere in pratica per impedire l’impossessamento delle armi da parte dei talebani: la risposta fornita dal segretario stampa del Pentagono, John Kirby, è apparsa tra il surreale e il ridicolo: “siamo preoccupati per gli equipaggiamenti americani che possono cadere in mano nemica, ma al momento non sono in grado di fornire indicazioni su quali azioni possano essere intraprese per impedirlo”.

Pochi giorni dopo, a chi ha chiesto se le truppe statunitensi stessero facendo qualcosa per impedire che questo arsenale cadesse in mano talebana, anche pensando eventualmente alla sua distruzione, il maggior generale Hank Taylor ha replicato: “non ho una risposta a questa domanda”.

Una vera e propria debàcle tattica e di comunicazione, che stride in modo particolare con la millantata “tolleranza zero” nei confronti delle armi e in particolare delle “armi d’assalto” dell’amministrazione Biden, fin dalla campagna elettorale. Non c’è dubbio che il fenomeno sia iniziato ben prima dell’entrata in carica di Biden, sta di fatto però che è proprio in questi giorni che è avvenuto il definitivo tracollo dell’esercito fantoccio afghano, con relative conseguenze, delle quali qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di fronte alla storia.