La mutazione

Glock ha presentato la linea Mos: i modelli 17, 34, 35 e 41 sono disponibili anche con un apposito scasso sul carrello, destinato ad accogliere i principali modelli di micro dot in commercio. Abbiamo provato la versione di maggior calibro
Con la quarta generazione delle proprie leggendarie pistole semiautomatiche polimeriche, Glock ha deciso di introdurre una nuova e interessante linea, denominata Mos (modular optic system). Ciò che distingue tali armi dal resto della produzione, è la presenza, di serie, della predisposizione per un sistema di mira olografico (punto rosso) da applicare direttamente sul carrello.
Quindi addio ai pratici, ma ingombranti, attacchi da applicare alla slitta sul dust cover o alle basette Sphur da applicare al posto della tacca di mira per l’impiego degli Aimpoint T1 o T2, tanto in voga in ambito tattico. Oggi, per poter godere della praticità di utilizzare un punto rosso sulla polimerica più famosa e copiata del mondo sarà, quindi, sufficiente acquistare una pistola della linea Mos.
La linea Mos, per ora, si compone di 4 modelli: la capostipite 17 calibro 9×21 mm e le sportive 34, 35 e 41 rispettivamente in calibro 9×21, .40 Smith & Wesson e .45 acp.
In particolare, la linea Mos si differenzia dalla produzione di serie per il carrello scavato nella porzione posteriore tra la finestra d’espulsione e la tacca di mira, per lasciare il posto a una basetta destinata all’aggancio di vari puntatori.
Tale sistema, trova una propria collocazione in vari contesti che vanno dal tiro ludico o ricreativo, alla difesa abitativa passando, anche, per un marginale impiego tattico ove il puntatore olografico può consentire maggiore immediatezza d’allineamento, quando si utilizzano “occhiali” per la visione notturna.
Sicuramente chi ha qualche problema di vista e ha difficoltà a collimare perfettamente gli organi di mira metallici, con la Mos non avrà difficoltà a posizionare con precisione il punto rosso al centro del bersaglio e, ciò, non potrà far altro che aiutare qualche tiratore a riprendere a sparare… La meccanica della Glock 41 di quarta generazione è la medesima che da sempre contraddistingue la polimerica austriaca ma, ovviamente, aggiornata alle attuali esigenze ergonomiche e con piccoli miglioramenti a carico dei componenti meccanici di scatto e sgancio caricatore.
La quarta generazione, infatti, presenta un fusto polimerico con la medesima impostazione ergonomica della terza generazione ma oggi, oltre alla rinnovata e maggiormente “grippante” zigrinatura superficiale, offre anche la possibilità di sostituire l’inserto costituente il dorso dell’impugnatura per aderire alle necessità ergonomiche dell’utilizzatore. La Glock 41 è stata presentata nel 2014 ed è il frutto dell’accoppiamento tra il fusto della Glock 21, e il carrello della Glock 34. In pratica, pur avendo una lunghezza di canna (e carrello) superiore rispetto alla 21, ha un peso inferiore, grazie allo spessore più contenuto del carrello di derivazione Glock 34.
Il sistema di scatto è sempre la classica semi-doppia azione in cui il percussore lanciato, dopo l’armamento, rimane in posizione parzialmente armata. La trazione del grilletto provoca il completo armamento del percussore, con contestuale disimpegno della sicura automatica contro lo sparo inerziale e il conseguente sparo. Il tutto per un peso di scatto di circa 2.100 grammi e circa 12 mm di corsa.
Rispetto alla terza generazione cambia, invece la molla di ricupero del carrello, attualmente composta da due distinte molle con asta di guida telescopica e lo sgancio del caricatore maggiorato e reversibile sul lato opposto.
Il grande lavoro di riprogettazione è stato riservato alla sommità del carrello: tra tacca di mira e finestra d’espulsione è presente uno scasso di notevoli proporzioni teso ad alleggerire il carrello stesso per consentire il perfetto funzionamento con il peso aggiuntivo del red dot e anche per abbassare, quanto più possibile, l’asse di mira del red dot stesso. L’attacco dei puntatori ottici al carrello avviene tramite una piastrina specificatamente adattata ai vari tipi di ottica.
La Mos è dotata di quattro piastrine interfaccia: la numero 01 è dedicata ai puntatori Docter, Meopta e Insight che condividono la medesima meccanica, la 02 è per i Trijicon, la 03 per i C-More e la 04 per i Leupold. Il sistema di fissaggio è molto semplice: infatti, scelta la piastrina/interfaccia corretta la si posiziona nella sede del carrello, fissandola con due viti Torx. Fatto ciò, si applica il puntatore designato che, a sua volta verrà avvitato alla piastrina. A causa delle modalità di applicazione, purtroppo possono essere impiegate unicamente ottiche con sistemi di fissaggio che prevedono viti verticali passanti per cui, sulla linea Mos non è possibile installare gli ottimi olografici Aimpoint che, viceversa, presentano sistemi di ancoraggio con quattro viti inferiori non passanti.
Il tutto risulta molto solido grazie all’elevata qualità delle viterie utilizzate e alle quote dimensionali precise. La resistenza superficiale del carrello e delle piastrine è garantita dalla consueta finitura Tenifer.
Ovviamente, se non si vuole più godere dei vantaggi del puntatore ottico in favore delle mire metalliche, basterà svitare le sole due viti di denuta dell’ottica e dell’interfaccia per sostituire il tutto con un “cover” che riprende il profilo dell’otturatore. Le mire metalliche restano quelle della normale Glock 41 e non c’è bisogno di intervenire su di esse. Per la prova, eseguita nel tunnel dell’importatore Bignami spa e impiegando cartucce Federal Gold Medal 230 grs Fmj, è stato installato il Meopta MeoSight III. È un’interessante puntatore olografico dalle dimensioni estremamente contenute ma dalle valide caratteristiche di precisione e resistenza.
Sbloccate le viti posteriori di fermo, siamo intervenuti sulla vite di taratura del dot in altezza e derivazione. Ottenuta la taratura fine, abbiamo riavvitato le viti di fermo per assicurare il mantenimento delle regolazioni impostate.
Fin da subito la Glock 41 Mos ha stupito per la dolcezza del rinculo e il limitato rilevamento anche se lo spessore dell’impugnatura, dovuto all’uso di un caricatore bifilare calibro .45 acp, è sempre piuttosto cospicuo, soprattutto se paragonato ai modelli in calibro 9×21 o .40 S&W. Ciò, purtroppo, tende a diminuire sensibilmente l’istintività di allineamento tipico delle Glock in calibro minore e ciò non agevola l’impiego del red dot. Fattaci la mano con qualche cartuccia di riscaldamento, ho iniziato a eseguire qualche serie di tiro con cadenza via via sempre più rapida e, anche in condizioni d’illuminazione non proprio ottimali come quelle presenti nei poligoni in galleria, le buone rosate non si sono fatte attendere.
Ciò che più mi ha piacevolmente colpito è stata la risposta dinamica dell’arma in quanto, dopo lo sparo con contestuale rilevamento, la 41 rientra immediatamente in linea offrendo la possibilità di collimare nuovamente l’ottica per un rapido doppiaggio del colpo. Rispetto all’impiego delle mire metalliche non vi sono sostanziali differenze nella rapidità di riacquisizione della mira. Ciò che il MeoSight III offre in più, è una maggiore facilità di collimazione in condizioni di illuminazione non ottimale e per chi ha qualche problemino alla vista. Infatti, mirare tramite un punto rosso e non dover allineare i congegni di mira, garantisce una sensazione di maggior sicurezza nei propri mezzi che, al lato pratico, si traduce in minor “energia mentale” impiegata con contestuale innalzamento della performance del tiratore.
In ogni caso la Glock 41 Mos appare ben congegnata e realizzata molto bene. Anche nel tiro lento mirato lo scatto safe-action di Glock è ben sfruttabile mentre, in tale contesto, il punto rosso non è altrettanto performante in termini di accuratezza rispetto le mire metalliche. In tale ambito, infatti, si ha il dot dell’ottica che “copre” una buona porzione del bersaglio e, pertanto, si esegue sempre un tiro con allineamento a “zona”.
In ogni caso a 15 metri non mi è stato difficile piazzare i colpi in rosate sotto ai 10 centimetri di diametro notando però, che proprio in virtù delle caratteristiche della pistola, con la 41 Mos si ha una superiore propensione a “stringere” in tiro rapido rispetto al mirato.
Dopo una mattinata passata a sparare con la Glock 41 Mos, posso confermare la buona riuscita del progetto anche se, personalmente rimango dell’opinione che il massimo risultato lo si possa trovare con le Glock modello 17 Mos, 34 Mos e 35 Mos che, grazie a un’impugnatura più sottile ed ergonomica, potranno favorire ed esaltare lo sfruttamento del Modular optic system. Produttore: Glock, www.glock.at
Distributore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 0471.80.30.00, fax 0471.81.08.99, www.bignami.it
Modello: 41 Mos (Modular optic system)
Tipo: pistola semiautomatica
Calibro: .45 acp
Funzionamento: a corto rinculo sistema Browning modificato
Impiego specifico: tiro sportivo, informale e difesa abitativa
Caricatore: prismatico amovibile bifilare a presentazione singola della capacità di 13 cartucce
Scatto: semidoppia azione Safe-action
Sicura: automatica al grilletto, automatica al percussore, automatica contro lo sparo inerziale
Canna: lunga 135 mm, rigatura a sei principi poligonale con passo 1/15,75” (400 mm)
Organi di mira: predisposizione per il montaggio di micro dot (in prova, Meopta MeoSight III); mirino fisso; tacca di mira innestata a coda di rondine
Peso: 800 g circa in base all’ottica utilizzata
Qualifica: arma sportiva