Il mass shooting di San Jose dimostra l’inutilità delle restrizioni di Biden

I cosiddetti “mass shooting”, anche detti omicidi di massa o stragi di massa, sono purtroppo un fenomeno endemico negli Stati Uniti e in questi ultimi anni il loro numero è indubbiamente aumentato. Tra i fautori delle restrizioni in materia di armi, la motivazione è da ricercarsi nel sempre maggior numero di armi circolanti tra i cittadini statunitensi (le più recenti stime parlano di 400 milioni di esemplari) e in specifiche falle della normativa, come la mancata estensione globale a tutte le transazioni (anche quelle tra privati) del cosiddetto background check (il vaglio preventivo svolto dall’Fbi tramite il proprio database centralizzato). Uno degli aspetti sui quali, in particolare, si concentrano i proibizionisti è che i “mass shooting” sarebbero possibili in particolare grazie alla disponibilità delle cosiddette “armi d’assalto” (cioè le repliche, capaci di fuoco solo semiautomatico, dei fucili d’assalto, con caricatori ad alta capacità).

A mettere in crisi queste teorie e le relative certezze dei proibizionisti, pochi giorni fa l’ennesimo “mass shooting” occorso nello scalo ferroviario della cittadina californiana di San Jose, dove Samuel Cassidy, dipendente dello scalo, ha aperto il fuoco contro nove persone prima di porre egli stesso fine alla propria vita all’arrivo delle forze dell’ordine.

 

Diverso da tanti altri
Ciò che rende il “mass shooting” di San Jose diverso dai numerosi che l’hanno preceduto (e già seguito, purtroppo), è che si è svolto in uno degli Stati dell’Unione, la California, che non solo è tra i più restrittivi in materia di armi, ma già incorpora nella propria legislazione tutte le norme “salvifiche” che il presidente Joe Biden vorrebbe imporre a livello federale come panacea per le stragi: le carabine “d’assalto” sono già bandite in California, così come i caricatori ad alta capacità per carabina e anche quelli per pistola, cioè con capacità superiore a 10 cartucce. In California, inoltre, è già esteso a tutte le transazioni in materia di armi l’obbligo del Background check, esistono già norme che consentono il sequestro preventivo delle armi in presenza di specifici precedenti o indicatori di violenza domestica (cosiddette leggi “red flag”) e molto altro ancora.

Sta di fatto che, a fronte del divieto di acquisto (dal 2013) e di possesso (dal 2016) di caricatori per pistola con capacità superiore a 10 colpi, Cassidy ha utilizzato alcune pistole semiautomatiche, legalmente acquistate, dotate di 32 (trentadue) caricatori tutti con capacità compresa tra 12 e 15 colpi. Quindi, tutti (tutti) illegali in California. Lo scopo per il quale gli illuminati legislatori californiani hanno limitato a 10 colpi i caricatori delle armi per i privati cittadini è proprio quello secondo il quale con una capacità “ridotta” di cartucce, sarebbe più facile per le vittime potenziali di un mass shooting fuggire mentre il terrorista è impegnato a ricaricare, oppure cercare di attaccarlo in questa pausa. Sta di fatto che durante il mass shooting di San Jose, Cassidy ha ricaricato le tre pistole che ha utilizzato per il folle gesto, senza che le sue potenziali vittime potessero sottrarsi alla furia omicida.

 

Una vecchia conoscenza
Anche il Background check federale, tuttavia, non sembra aver svolto la propria funzione in modo particolarmente efficace: a fronte del fatto che Cassidy era possessore di numerose armi da fuoco legali (oltre a quelle impiegate per la strage), e quindi si è sottoposto ripetutamente al vaglio dell’Fbi per l’acquisto, i federali non hanno evidentemente avuto nulla a che ridire sul fatto che Cassidy si armasse. Sta di fatto che solo dopo la strage è emerso che nel 2016, quindi cinque anni prima dell’attacco, Cassidy era stato fermato dalla Us Customs and border protection di ritorno da un viaggio nelle Filippine, perché trovato in possesso di libri sul terrorismo e sulla paura. Nel suo bagaglio è stato trovato anche un promemoria nel quale aveva scritto numerose annotazioni sull’odio che nutriva per la Santa Clara Valley Transportation authority (Vta), cioè l’autorità ferroviaria per la quale lavorava. Un odio che si rifletteva anche nei confronti dei suoi colleghi, un odio covato, a quanto pare, per almeno un decennio, nel corso del quale Cassidy ha pianificato con cura certosina la strage, fino al momento in cui ha finalmente deciso di metterla in pratica. Con successo, purtroppo. Sta di fatto che le autorità doganali hanno evidentemente ritenuto tanto grave quanto trovato tra le mani di Cassidy da lasciarne traccia, ma questo evidentemente non è “entrato” nelle valutazioni dell’Fbi per il background check, risultando quindi di fatto inutile.

Le ex compagne di Cassidy sono state intervistate in questi giorni e hanno riferito di una persona sostanzialmente bipolare, dedita all’alcool, e sono anche emerse testimonianze relative al fatto che sul posto di lavoro i ripetuti contrasti con i colleghi erano anche sfociati in esplicite minacce di morte, espresse in più occasioni negli ultimi 10 anni. È anche emerso che, nel corso della strage (nella quale sono stati sparati 39 colpi), Cassidy non ha ucciso indiscriminatamente i propri colleghi, bensì ha scientemente scelto di risparmiarne alcuni.

Un rapido bilancio
Appare abbastanza evidente che, purtroppo, le norme che Biden vorrebbe imporre a tutti gli Stati dell’Unione in merito alle restrizioni sulle armi sono un semplice palliativo rispetto a un problema, quello dei mass shooting, che ha radici profonde nella società americana e che evidenziano le sempre più spiccate dicotomie sociali del “Paese delle opportunità”, nel quale l’emarginazione interpersonale è un fattore sempre più comune per ampie fasce di cittadini e covano nell’ombra psicosi, nevrosi e rancori. Consentire caricatori da 10 colpi anziché 12 è la soluzione? Sembra proprio di no, e anche l’efficacia del “background check” risulta essere gravemente ridimensionata da quanto accaduto. Se non c’è una interconnessione delle informazioni tra i differenti dipartimenti di sicurezza federali e locali, se non c’è la possibilità di intervenire a monte sulle situazioni di disagio sociale, il resto sarà sempre e solo un palliativo, perché la volontà di colpire, covata per anni, troverà sempre (purtroppo) lo strumento efficace per essere perpetrata.