Il governo si intromette sulla caccia

Nel consiglio dei ministri del 20 gennaio, è stata presa la decisione di chiudere anticipatamente la caccia a tordo bottaccio, cesena e beccaccia, applicando il potere sostitutivo straordinario nei confronti delle Regioni che non avevano provveduto ad adeguare autonomamente i calendari venatori secondo le indicazioni del ministero dell’Ambiente
Una brutta pagina per la caccia ma soprattutto per le regole democratiche di questo Paese, quella scritta dal consiglio dei ministri del 20 gennaio, con cui il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, non pago di aver deliberatamente trasformato una semplice richiesta di informazioni da parte della Commissione europea in una inesistente procedura di infrazione, ha preteso che il consiglio dei ministri esercitasse il potere sostitutivo per imporre la chiusura con effetto immediato, dalla mezzanotte dello stesso giorno, della caccia a tordo bottaccio, cesena e beccaccia.
 
Un atto immotivato, non in linea con quanto richiesto dall’Europa e fortemente vessatorio nei confronti di quelle Regioni che non solo avevano rispettato pienamente la legge nazionale e la stessa normativa Europea nel compilare i propri calendari venatori, ma che, alla prima richiesta del ministro di adeguarsi alle nuove indicazioni avevano prodotto atti e documenti a sostegno scientifico delle proprie posizioni.
"A queste Federcaccia si era affiancata dando tutto il proprio contributo e quindi la decisione subita ha il sapore di una doppia sconfitta: come cacciatori e come alleati di Regioni che avevano applicato correttamente quanto la legge prevede, dovendo cedere alla stolta e immotivata volontà di un ministro che non rispetta le stesse regole del Paese che rappresenta. Al di là dei giorni di caccia persi, comunque inutilmente, un ben più grave problema si apre: da aprile fino alla prossima stagione venatoria si riaprirà la discussione sui calendari di fronte ai Tar. E quale sarà la risposta del ministro se non mantenere perennemente aperto un conflitto di cui nessuno sente il bisogno e dal quale nessuno esce vincitore? Ci auguriamo che le Regioni si oppongano a questo atteggiamento inqualificabile, immotivato e fuori dalle regole del vivere civile e della corretta applicazione dei rapporti fra organi dello Stato reagendo in tutti i modi possibili. Federcaccia sarà ancora al loro fianco fino a giungere a una soluzione definitiva nel rispetto delle regole e con l’apporto della documentazione scientifica di cui disponiamo e che possiamo produrre in forza di quel senso di collaborazione con le Istituzioni che da sempre fa parte della nostra cultura e tradizione. Federcaccia e tutto il mondo venatorio si attiveranno per contrastare questa grave azione illegittima". “È una vergogna, il Governo che per primo non rispetta le leggi dello Stato. Uno schiaffo alla caccia ed ai cacciatori, ma più ancora uno schiaffo alla legge e alle Regioni che l’avevano rigorosamente rispettata, un atto di arroganza nel metodo e nel merito”, ha commentato la Confederazione cacciatori toscani. 
Legambiente già da qualche giorno aveva sollecitato le Regioni italiane a modificare i loro calendari venatori sulla base, appellandosi all'Europa: “Purtroppo Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Liguria, Toscana, Marche e Umbria avevano scelto di andare avanti col loro calendario, appellandosi a incongruenze normative e mostrando, nei fatti, scarsissima attenzione verso la maggioranza dei cittadini che avrebbero pagato le conseguenze della nuova procedura, se il governo non avesse approvato l’utilizzo del potere sostitutivo e consentito di chiudere dignitosamente questa vicenda”.
Enpa, naturalmente, definisce addirittura "storico" l'intervento del governo: "È inaccettabile che gli amministratori locali, per non inimicarsi la lobby venatoria, abbiano messo continuamente e volutamente a rischio la vita degli animali in un periodo, tra l’altro, così delicato per la propria vita. Proprio per questo, la fase della riproduzione e della migrazione pre-nuziale è particolarmente tutelata dalla legge 157/92 e dalla direttiva uccelli. Ancora più sconcertante è che le amministrazioni locali hanno volutamente ignorato il fatto che a pagare le multe di una probabile procedura di infrazione sarebbero stati i cittadini, mediante l’aumento delle tasse”.