Zanoni contro la caccia, ma a nome di chi?

Il consigliere regionale veneto del Pd si dichiara contrario alla possibilità di cacciare in zona arancione, ma i governatori del suo stesso partito non sono d’accordo con lui. Il presidente di Federcaccia Massimo Buconi chiede chiarimenti

Consigliere regionale del Pd o, più semplicemente, fervente animalista? Non è ben chiaro quale dei due aspetti della vita di Andrea Zanoni abbia prevalso nella sua presa di posizione contro la caccia, in particolare contro la possibilità di cacciare all’interno dei confini regionali in zona arancione, come stabilito dal governatore del Veneto Zaia. «Non si può andare a caccia fuori dal proprio comune se in zona arancione» ha dichiarato Zanoni, «oggi ho sentito il sottosegretario agli Interni Achille Variati, a cui ho trasmesso la lettera inviata sabato ai sette prefetti del Veneto, ed ho avuto la conferma. Zaia eviti circolari regionali illegittime, con deroghe oltretutto pericolose per la salute».

Non è chiaro quale sia il ruolo del sottosegretario al ministero dell’Interno nella regolamentazione della caccia, che, in questo caso, spetta alle regioni, ma, cosa ancor più importante, non è chiara la presa di posizione di un membro del Partito democratico contro una disposizione attuata anche in altre regioni a guida Pd. Anche l’Emilia-Romagna e la Toscana, infatti, hanno consentito ai cacciatori di esercitare l’attività venatoria in zona arancione, peraltro con un’interpretazione ancor più permissiva rispetto a quella del Veneto. Dato per assodato che, a meno di voler sconfessare l’operato di due governatori del Pd, non c’è alcuna indicazione da parte della direzione del partito in questo senso, sorge il dubbio che Zanoni abbia espresso più che altro una convinzione personale, dubbio reso ancor più legittimo anche dal ben noto legame tra il consigliere regionale veneto e alcune sigle animaliste.

«Ma di questa uscita di un suo consigliere il PD, ad esempio, cosa ne pensa? Ha forse intenzione di sconfessare i propri Governatori?» si domanda legittimamente il presidente di Fidc Massimo Buconi. «Come Federcaccia siamo ovviamente al fianco di chi – indipendentemente dal colore politico – ha avuto il buon senso e il coraggio istituzionale di garantire a una parte di cittadini pari dignità e possibilità di esercitare una attività che è consentita, strettamente normata e decisamente controllata e non ha colto – come fa e vorrebbe facessero anche gli altri, Zanoni – l’ennesimo pretesto per agire in modo ottusamente ideologico e prevaricatore».