Sorpresa: la direttiva “disarmista” non ferma il terrorismo…

Ennesima strage frutto del radicalismo islamico, stavolta ai mercatini di Natale di Strasburgo. Ma la Francia aveva recepito per prima la direttiva “antiterrorismo”… quindi? Diranno che siamo sciacalli. Perché “loro” possono pontificare sulla pericolosità dello spray antiaggressione dopo la strage nella discoteca di Corinaldo (An), mentre “noi” non possiamo certo dire quanto appare ormai evidente: cioè che tre anni di masturbazioni mentali in seno alla Ue per ottenere una direttiva 2017/853 che comporta restrizioni per i legali detentori di armi, non hanno avuto alcun effetto sul terrorismo di matrice islamica, al cui contrasto era formalmente dedicata.
La prova del nove, purtroppo, si è avuta nella serata di ieri a Strasburgo (ironia della sorte, proprio una delle città nelle quali hanno sede parte delle istituzioni europee), dove un 29enne di origini nordafricane (ma nato nella città francese), Chérif Chekatt, già segnalato con la “fiche S” per radicalizzazione, con precedenti penali e carcerari in Francia e in Germania, ha aperto il fuoco sui mercatini di Natale con una pistola in rue Orfèvres, uccidendo tre persone e ferendone altre 13 (9 in modo grave, tra le quali pare un italiano).
È significativo, a tal proposito, osservare che proprio la Francia è stata il primo Paese europeo a recepire nella propria legislazione nazionale la direttiva europea 2017/853, proponendo tra l’altro una applicazione particolarmente draconiana delle prescrizioni previste dall’Europa. Evidentemente Chekatt non apparteneva alla schiera dei legali detentori di armi (e come avrebbe potuto, con il suo curriculum criminale?) e quindi si è fatto beffe delle paranoie sulla capacità dei caricatori, sulla necessità di dimostrare di essere “tiratore sportivo” per poter detenere determinate tipologie di armi e così via.
I parlamentari europei ci avevano rassicurato sul fatto che con la direttiva 2017/853 si era raggiunto un grande risultato per il contrasto al terrorismo. Che saremmo stati meno liberi, ma più sicuri. Ebbene, la risposta purtroppo è stata lapidaria e drammatica: siamo meno liberi, ma non siamo affatto più sicuri. Per l’ennesima volta ai cittadini dell’Unione è stato venduto fumo, come se fosse arrosto. Si è scelta la via più facile e di maggior visibilità politica, cioè rendere la vita più difficile a chi già le regole le rispetta. Come si è potuto notare, chi le regole non le rispetta si è fatto un baffo di codici, codicilli e commi, limiti, eccezioni e controlli.
Occorrerebbe, a questo punto, una riflessione pacata e serena su cosa sia necessario per davvero per rendere più sicuri i cittadini: che, a questo punto lo possiamo affermare con drammatica sicurezza, non prevede di accorciare i caricatori o presentare fantomatiche tessere di iscrizione sportiva. Occorrerebbe anche che qualche politico, se fosse intellettualmente onesto e ne fosse capace, chiedesse scusa agli appassionati d’armi. E, magari, che si vergognasse.