Anticaccia all’attacco, di nuovo…

Questa volta l’ennesimo ricorso animalista ha interessato la Lombardia, con nuove restrizioni sul calendario venatorio che riguardano alcune specie

Le associazioni ambientaliste sembrano essere disposte a tutto pur di creare fastidi ai cacciatori e la tendenza più diffusa è quella di presentare ricorsi di vario genere a stagione venatoria iniziata, o poco prima, con lo scopo dichiarato di rendere sempre più difficile la vita dei cacciatori onesti. L’ultimo in ordine cronologico ha riguardato la Lombardia, oggetto di un ricorso presentato al Tar da parte della Lega anti caccia (Lac) riguardante il contenuto del decreto n° 1844 dell’11 settembre 2019, che, peraltro, determinava alcune limitazioni per il prelievo di alcune specie. Le richieste della Lac sono state accolte dal Tar, che ha fissato il ricorso in data 16 luglio 2020, a stagione venatoria ampiamente conclusa.

Ma cosa cambia in concreto per i cacciatori?

Per quanto riguarda il prelievo dell’allodola il carniere stagionale rimane di 50 capi, mentre il carniere giornaliero è stato dimezzato, da 20 a 10 capi. Per la pavoncella il limite giornaliero resta di 5 capi e quello stagionale di 25, riducendo però il periodo di caccia dal 1° ottobre al 20 gennaio. Per quanto riguarda la quaglia il carniere stagionale è stato dimezzato a 25 capi e quello giornaliero a 5, fissando il termine del periodo di caccia per il 31 ottobre 2019. La specie moriglione sarà cacciabile nei periodi previsti dal calendario venatorio, ma con una riduzione del carniere consentito di 2 capi a giornata e 10 a stagione. Per la moretta, invece, è stata prevista la totale sospensione del prelievo venatorio a causa del presunto “rischio di confusione con la moretta tabaccata e al fine di prevenire l’abbattimento accidentale di esemplari di questa specie”.

Ulteriori restrizioni, insomma, particolarmente scorrette soprattutto se si considera che limiteranno i cacciatori, a stagione venatoria iniziata e a seguito del versamento delle tasse di concessione governativa e regionale, i quali non saranno certo risarciti in alcun modo per il danno subito.

Alcune restrizioni, poi, risultano del tutto prive di senso. Quale il senso di ridurre in Lombardia il prelievo di una specie come la quaglia, che notoriamente a stagione venatoria iniziata ha già quasi completato la migrazione verso sud? Dopo il 31 ottobre, quante quaglie si ritiene di poter incontrare in Lombardia? Sembrerebbe l’ennesima dimostrazione della scarsa conoscenza da parte degli animalisti da salotto delle questioni legate alla gestione faunistica. Non sarebbe forse il caso di ascoltare il parere di chi vive quotidianamente la realtà del territorio e ne conosce le reali necessità?