Ak 22: uno “sconosciuto” in mano ai terroristi

Secondo la polizia locale, i terroristi dell’attacco a Dacca avrebbero impiegato tre Ak 22 calibro .22 lr, cinque pistole di calibro non specificato oltre a coltelli e machete. Ma cos’è L’Ak 22?

Secondo la polizia locale, i terroristi dell’attacco a Dacca avrebbero impiegato tre Ak 22 calibro .22 lr, cinque pistole di calibro non specificato oltre a coltelli e machete.

 

Pare che l’Ak 22 sia piuttosto noto da quelle parti in quanto sequestrato a più riprese in Bangladesh ma sconosciuto nel resto del mondo. Le spiegazioni “tecniche” della polizia riguardo a questo modello, tuttavia, appaiono quantomeno fumose o imprecise: alcuni funzionari indicano l’Ak 22 come un “trainer” in .22 lr ideato in Romania e poi successivamente prodotto in altri Paesi come Filippine e Cina. Non solo, in un precedente sequestro venivano addirittura indicati marchi di produzione di Russia, Cina e Usa. Alcune fonti li indicano come armi semiautomatiche, altre con capacità di selezione del tiro.

I famigerati Ak 22, appaiono chiaramente nelle mani dei terroristi nelle foto postate sui social, tuttavia non vengono mostrati dalle forze dell’ordine al termine dell’operazione. I media internazionali naturalmente, li hanno genericamente liquidati come Ak 47 ma l’Ak 22 è ben altra cosa e, da adesso, sotto attento scrutinio dell’intelligence internazionale.

Da una analisi sommaria delle immagini disponibili però, appare chiaro che per quanto simili non sono assolutamente paragonabili ai vari modelli copie di Kalashnikov in calibro .22 lr, attualmente disponibili presso i normali canali distributivi. Molto probabilmente, si tratta invece di versioni “locali” costruite da officine illegali molto presenti in quel continente: da Peshawar in Pakistan a Danao city nelle Filippine. La Polizia aggiunge che gli Ak 22 verrebbero contrabbandati nell’area dei “tre confini” tra India, Cina e Birmania e da qui introdotti illegalmente in Bangladesh.

Nei precedenti sequestri di Ak 22, si evidenziano almeno tre varianti: una con calciolo ribaltabile in filo metallico (quella mostrata dai terroristi di Dacca), una con calciolo ribaltabile a un solo braccio, altre ancora con canna incisa radialmente. Tutte utilizzano caricatori a “banana”, tacca rudimentale e mirino più elaborato protetto da tunnel o alette; nonostante le bruniture siano tutto sommato discrete, si evidenziano fissaggi tramite viti a croce piuttosto “crude”: l’esistenza di queste varianti, rafforza l’ipotesi di armi prodotte clandestinamente.

Il fusto dell’Ak 22 appare composto da due parti, quella inferiore in lamiera stampata e piegata, quella superiore  con profilo cilindrico lavorata dal pieno; manetta di armamento e finestra di espulsione sono sul lato destro, impugnatura a pistola e astina sono in legno con finitura a olio o lacca.

Alcuni analisti sottolineano che la scelta degli Ak 22 da parte dei terroristi in Bangladesh sarebbe in realtà un ripiego, dimostrante una oggettiva difficoltà nell’approvvigionamento di armi automatiche e la scelta del calibro .22 lr, legata alla facilità di reperimento di queste munizioni di piccolo calibro.