Walther Pp, Ppk e Ppk/s

Introdotta nel lontano 1929, la Walther Pp (Polizei pistole) si è subito affermata come pistola per difesa personale grazie alla maneggevolezza, al sistema di sicure e allo scatto in doppia azione. Nel corso di una produzione pluridecennale, che continua ancor oggi, molte sono state le varianti ai modelli fondamentali, gli esemplari sperimentali e le modifiche nei materiali: esaminiamo l’evoluzione di questa leggendaria pistola semiautomatica.L’arma originale… Introdotta nel lontano 1929, la Walther Pp (Polizei pistole) si è subito affermata come pistola per difesa personale grazie alla maneggevolezza, al sistema di sicure e allo scatto in doppia azione. Nel corso di una produzione pluridecennale, che continua ancor oggi, molte sono state le varianti ai modelli fondamentali, gli esemplari sperimentali e le modifiche nei materiali: esaminiamo l’evoluzione di questa leggendaria pistola semiautomatica. L’arma originale L’arma viene prodotta negli stabilimenti di Zella Mehlis, in Turingia (Germania) con una numerazione di serie separata dai precedenti modelli Walther, a partire dal numero 750.000. Inizialmente viene prodotta solo in 7,65 mm, successivamente saranno disponibili il 9 mm corto e il .22 Lr (le armi in .22 hanno il carrello assottigliato ai lati, eccetto che in corrispondenza delle fresature di presa). Le sicure sono costituite dal cane a rimbalzo, che oltretutto non può raggiungere il percussore se il grilletto non è premuto per l’interposizione di un dente caricato da una molla a C, e da una leva sul carrello, che ruotata di 90° impedisce l’arretramento completo del grilletto e abbatte il cane. Il percussore è realizzato in due pezzi, quello posteriore ruota insieme alla sicura e quindi la testa del cane, abbattendosi, non può far partire il colpo. È presente l’indicatore di colpo in canna, costituito da un pistoncino che protrude dalla parte posteriore del carrello, appena sopra la cresta del cane. L’arma viene commercializzata in una confezione di cartone, con iscrizioni e disegno dell’arma dorati. Il telaio delle armi poteva essere in acciaio o, appena più tardi, anche in lega di alluminio, più leggero. A fianco: i tre calibri utilizzati dalle armi di serie. Da sinistra, 9 mm corto, 7,65, .22 Lr. A sinistra, un caricatore di Pp confrontato con quello, più corto, della Ppk. La Ppk La prima variante, che diverrà presto un modello a sé stante, viene introdotta nel 1931: si tratta della versione compatta, che sarà successivamente denominata Ppk. L’arma è lunga 148 mm invece degli originali 162. Anche l’impugnatura è più corta, quindi i caricatori contengono un colpo in meno per tutti i calibri (7 colpi in 7,65 invece di 8, 6 colpi in 9×17 invece di 7, 9 colpi in .22 invece di 10). La tacca di mira non è innestata a coda di rondine, ma diventa fissa, fresata sul carrello come il mirino. Le primissime Ppk sembra abbiano l’impugnatura con il dorso metallico a vista, sostituito quasi immediatamente dalle guancette avvolgenti in plastica. La numerazione di serie è inizialmente mescolata con quella delle Pp, successivamente (intorno al numero 1.000.000) sono stati aggiunti i suffisssi P per il modello Pp e K per la Ppk (osservate anche armi con suffisso A). A sinistra, una Ppk postbellica, a destra una prebellica. Si noti il diverso profilo del carrello e la tacca fissa della seconda. Prime modifiche Dopo i primi 6.000 esemplari circa, si decise di praticare una fresatura sulla cresta del cane perché quest’ultimo, interferendo con l’indicatore di colpo in canna, lo deformava rapidamente, rendendolo inutilizzabile. Altra modifica, per semplificare la produzione, consistette nel realizzare il percussore in un pezzo unico, non rotante. Il diverso profilo del perno della sicura impedisce il contatto tra il cane e il percussore, interponendosi tra i due pezzi. Nello stesso periodo, si decise di sostituire la molla in filo armonico del dente della sicura automatica al cane con una a spirale, perchè la “C” in acciaio si rompeva facilmente. Per effettuare la modifica furono richiamate in fabbrica anche le armi già commercializzate, rendendo introvabile il tipo originale. Poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, l’arco di azionamento della sicura fu ridotto, da 90° a circa 75°. Il dopoguerra Dopo il conflitto, la produzione ripartì per prima sul suolo francese, presso la Manurhin, con una nuova serie di matricole di partenza. Pochi anni più tardi, la Walther riprese la produzione (anche se utilizzava i grezzi francesi) a Ulm am Donau, dove aveva ricostruito la fabbrica d’armi, proseguendo però le matricole Manurhin. Le versioni postbelliche della Pp sono pressoché indistinguibili da quelle più vecchie, a parte le differenti scritte: le Ppk, invece, ricevettero la tacca di mira innestata a coda di rondine e un differente disegno della parte anteriore del carrello. Nel corso del tempo, la tacca di mira è leggermente cambiata, acquisendo nell’ultima versione i riferimenti bianchi Von Stavenhagen per il tiro in condizioni di illuminazione sfavorevole. Le confezioni sono passate dal finto coccodrillo degli anni Sessanta alla plastica nera degli anni Ottanta. Evoluzione delle tacche di mira sulle Walther Pp. Quella più a destra è l’ultima, con riferimenti bianchi Von Stavenhagen. Serie matricolari Manurhin Ppk 7,65——————————–100001 Ppk 7,65 lega—————————500001 Ppk 9 corto—————————–100001A Ppk .22 Lr——————————100001LR Ppk .22 Lr lega————————-500001LR Pp 7,65——————————10001-100000 Pp 9 corto———————————1001A Pp .22 Lr———————————10001LR Gli Stati Uniti Le armi tedesche, portate negli Stati Uniti dai reduci, cominciarono a diffondersi con successo anche nel continente americano. Per questo motivo, prima la Thalson e poi la Interarms cominciarono a distribuirle per conto della Walther. Quando il gun control act del 1968 vietò l’importazione della Ppk, che aveva un’altezza inferiore al minimo ammissibile, fu introdotta in produzione la Ppk/s, ottenuta assemblando un fusto Pp con canna e carrello Ppk. Nel frattempo, la Interarms iniziò la fabbricazione in proprio di tutti i modelli, introducendo anche la versione in acciaio inossidabile. Versioni limitate e sperimentali Sono state prodotte, tra il 1934 e il 1935, circa 1.500 tra Pp e Ppk camerate in 6,35 mm Browning. All’interno della normale produzione, si registrano Pp e Ppk in calibro 9 mm corto che, invece di avere lo sgancio del caricatore a pulsante sopra la guardia del grilletto, sul lato sinistro, hanno una leva zigrinata alla base dell’impugnatura (tipo Beretta 34). Lo stesso sgancio si rinviene su alcune Pp e Ppk in 7,65, con fusto in lega, probabilmente destinate alla marina e marcate Pdm. Alcune Pp possono avere un attacco, alla base dell’impugnatura, per il correggiolo (vedi foto). Molto più rara è la Walther con canna e carrello prolungati di 25 mm, realizzata in 10 esemplari per l’armeria Glaser di Zurigo. Quattro armi erano cromate con grilletto dorato, sei erano brunite. Infine, si è trovato un esemplare di Pp, purtroppo incompleto, modificato per ospitare un caricatore bifilare e il selettore per il tiro a raffica. La Walther Pp con carrello e canna prolungati di 25 mm. Fu prodotta in soli dieci esemplari, quattro dei quali cromati con grilletto dorato. La Pp sperimentale a raffica. Si noti il fusto allargato, per contenere il caricatore bifilare, e il foro sullo sperone dell’elsa dove si inserisce il selettore. Punzoni apposti sulle armi. 1) Punzone dell’ufficio acquisti del partito nazista, apposto sul carrello 2) Punzone del corpo automobilistico tedesco, sempre sul carrello 3) Punzone di appartenenza al corpo delle Sturm abteilung (Sa) 4) Punzoni non identificati di accettazione, probabilmente per la polizia 5) Banco di prova tedesco ante 1940 6) Banco di prova tedesco dopo il 1/4/1940 7) Banco di prova tedesco, postbellico 8) Banco di prova di Ulm con anno di bancatura 9) Waffenamt per reparti di polizia 10) Waffenamt esercito L’articolo completo è apparso, in due puntate, su Armi e Tiro di marzo e aprile 1991.