Walther Pdp: la trasformista

 

Walther è una delle aziende che da alcuni anni ha creato una delle famiglie più numerose di semiautomatiche striker con fusto in polimero: dalla single stack Pps M2, alla Ppq M2, fino alle più recenti Q4 e Q5 (poi declinate anche nelle versioni Sf con fusto in acciaio). Una strategia ispirata e alimentata, in particolare, dal mercato americano, mercato in cui la richiesta di questo tipo di pistole è incessante, con tendenze che, spesso, sono intercettate e soddisfatte dalla filiale statunitense del noto produttore tedesco. È il caso anche dell’ultima nata, la Pdp (Performance duty pistol), una semiautomatica che non presenta soluzioni stravolgenti rispetto alla ricca gamma Walther, ma che ingloba una serie di interventi che soltanto all’apparenza possono essere classificati come dettagli, mentre intervengono in maniera sostanziale non soltanto sul design, ma anche nell’impiego pratico di questa pistola. Pensata principalmente per un utilizzo in ambito difesa personale, tanto per il porto occulto, quanto per la difesa domiciliare, la Pdp ha nella modularità e nella possibilità di “personalizzazione” il suo punto di forza, tanto da poter essere impiegata anche nelle varianti del Tiro action, su tutti il difensivo.

Compact e Full size
La Pdp non si limita al più classico concetto di versione compatta di una semiautomatica, cioè a una pistola con canna, fusto e carrello più corti rispetto alla versione “lunga”: nel caso della Pdp compact è stato abbinato alla diversa lunghezza dell’impugnatura, un’interpretazione molto più vicina alla tendenza delle crossover, con la finalità di creare una completa compatibilità delle parti. Chiarisco: questo non significa che effettivamente si può acquistare una delle versioni compatibili e, successivamente, acquistare canna e carrello a parte per crearsi un proprio abbinamento e, nella pratica, una “nuova” pistola. Però, la compatibilità è completa e un carrello e una canna sono effettivamente compatibili con i fusti disponibili. Un’opzione non prevista per i mercati civili e sportivi, ma che potrebbe essere gradita in altri ambiti, pe esempio quello del law enforcement.

Dunque, mentre la Compact ha un’altezza totale di 135 millimetri e un caricatore della capacità di 15 colpi, l’altezza della Full size sale a 143 millimetri e la capacità massima del caricatore arriva a 18 colpi. Nessuna differenza, invece, per quel che riguarda lo spessore massimo, che resta di 34 millimetri, comune a tutte le varianti.

A sua volta, la versione Compact è disponibile con due lunghezze di canna: 4” (102 mm) e 5” (127 mm), lunghezze di canna disponibili anche nella versione Full size, nella quale, però, è presente anche una lunghezza intermedia 4;5” (115 mm), che è poi anche la protagonista della nostra prova. Ovviamente, al variare della lunghezza della canna, variano anche la lunghezza del carrello e quella totale che sono, rispettivamente, 179 e 189 mm e 205 e 215 mm nelle versioni più corta e più lunga. Quella con canna di 115 mm che ho avuto modo di testare ha il carrello lungo 192 e la lunghezza totale di 202. Questo porta alla possibilità, per esempio, di avere una pistola in versione Full size sulla quale possono essere installate tre, diverse lunghezze di canna.

Per ovviare alle diverse lunghezze, gli ingegneri della Walther hanno utilizzato una boccola polimerica mobile che, posizionata nel carrello, recupera lo spazio creato dalle diverse lunghezze di canna e consente di utilizzare un solo guidamolla e una sola molla della stessa lunghezza per tutte le versioni.

Scatto di qualità e non solo
Performance duty trigger (Pdt) è il nuovo scatto di cui è stata dotata la Pdp. Corsa accorciata, lunga poco meno di 9 millimetri, peso di sgancio di poco superiore a 2.500 grammi e un reset davvero corto. Ma a colpirmi non è stata tanto la leggerezza, quanto la “pulizia” al momento dello sgancio, caratteristica non sempre presente soprattutto nelle semiautomatiche striker.

E poi, c’è la Performance duty texture, vale a dire una nuova superficie grippante, ricoperta da un materiale composito gommoso, applicata all’impugnatura, anche sul back-strap, sul quale possono comunque essere cambiati i dorsalini (tre quelli nella dotazione di serie) per adeguarsi alle diverse strutture delle mani. Il disegno e a tetraedo, assomiglia a piccole piramidi, e a detta del produttore è stato pensato per garantire il massimo grip non soltanto impugnando con mani sudate, ma anche quando ci si ritrova a sparare con condizioni meteo severe, tipo sotto la pioggia, con temperature rigide, così come al gran caldo. Nel corso del mio breve test, ovviamente, non ho potuto verificare tutto questo, ma certamente la sensazione di istintivo piacere a impugnare la Pdp l’ho immediatamente avvertito, fin dai primi colpi sparati. La sensazione sulla mano è quello di un grip per nulla aggressivo, ma assai efficace.

Un discorso per certi aspetti simile riguarda gli intagli di presa, sia anteriori sia posteriori, presenti sul carrello della Pdp: si chiamano Superterrain e hanno la peculiarità di sporgere leggermente rispetto alla sagoma del carrello, così da rendere più agevole la presa in tutte le condizioni, come, per esempio, quando si scarrella con mani sudate. Se il numero degli intagli anteriori varia, inevitabilmente, al variare della lunghezza del carrello, quelli nella porzione posteriore sono uguali in tutte le versioni e hanno una caratteristica: essendo tutte le versioni della Pdp predisposte per il montaggio di un red dot, cioè sono tutte optic ready, il disegno dell’intaglio riguarda anche il coperchietto che copre la fresatura, così da non diminuire la superficie utile per scarrellare.

A proposito della possibilità di utilizzare un red dot, è bene sottolineare che nella dotazione di serie non sono previste le piastrine adattatrici per i vari punti rossi che, dunque, fanno parte delle proposte aftermarket disponibili dall’importatore Bignami di Ora (Bz). In questo momento, sono disponibili le piastrine per Docter, Trijicon, Leupold e Vortex. Restando alla disponibilità nell’aftermarket, interessante la disponibilità di mire in co-witness, per sostituire quelle originali, vale a dire la possibilità di continuare a utilizzare tacca e mirino anche con punto rosso installato. Un’eventualità che non può essere esclusa, infatti, potrebbe essere quella di “restare a piedi” con il red dot in gara, ma di poter concludere in emergenza l’esercizio.

Meccanica tradizionale
La Pdp non poteva certamente deragliare da quello che è non soltanto il sistema di chiusura tra i più utilizzati nelle moderne semiautomatiche striker, ma anche quello che nella gamma Walther ha raggiunto livelli di assoluta affidabilità. Sto parlando del cosiddetto Browning modificato, sistema in cui il vincolo è assicurato dal contrasto che si crea tra il carrello e l’ingrossamento rettangolare della culatta della canna, intorno alla camera di cartuccia, che grazie a questo disegno garantisce il corretto centraggio delle due parti in fase di chiusura, con il risalto rettangolare che va a incastrarsi perfettamente nella finestra d’espulsione del carrello. Questo sistema non richiede vincoli al fusto o al carrello, ma sfrutta le forme per ottenere il corretto incastro tra le parti.

La leva per lo sblocco del carrello è ambidestra e le dimensioni sono praticamente identiche su entrambi i lati. La parte sulla quale appoggiare il dito ha una sporgenza ridotta al minimo e questa è senza dubbio un’esigenza legata più all’impiego nel porto occulto che non alla pratica sportiva. Nonostante ciò, l’attivazione mi è parsa piuttosto istintiva e comunque agevolata sia dalla lunghezza sia dalla presenza di intagli orizzontali. Reversibile è, invece, il pulsante di sgancio del caricatore: ben dimensionato, solcato da una “puntinatura”, per diminuire il rischio di scivolamento del pollice, è protetto nella parte inferiore da una sorta di modanatura, in continuità con il ponticello, per evitare attivazione indesiderate, soprattutto nella fase di estrazione. Ho trovato l’attivazione del pulsante di sgancio con il pollice della mano forte, piuttosto istintivo, trovando da subito molto confortevole l’impugnatura out-of-the-box senza la necessità di sostituire il dorsalino proposto dal produttore.

La Pdp è dotata non ha alcune leva di sicura esterna e si affida nel soldo della tradizione della maggior parte delle polimeriche striker, alla classica leva solidale al grilletto, abbinata alla sicura al percussore. Molto utile anche l’avvisatore di “colpo in canna”, ruolo svolto dall’estrattore: se sulla parte posteriore si scorge il colore rosso, significa che c’è una munizione (o un bossolo…) nella camera di cartuccia.

Tre sono le lunghezze di canna disponibili, ma sempre con rigatura poligonale e classico passo di 1:10” del calibro 9×21.

Tornando per un attimo alla “doppia anima” (sport e difesa personale) della Pdp, è interessante notare come l’azienda abbia predisposto un kit (si parla sempre di disponibilità aftermarket) per conferire alla pistola un’impronta più sportiva rispetto a quella di fabbrica: nel kit, sia per la versione Compact sia per la Full size, sono inclusi la minigonna, ma anche i relativi dorsalini, per poter utilizzare i caricatori con pad in alluminio, pure loro disponibili tra gli accessori acquistabili a parte (presenti anche sul sito del distributore italiano Bignami).

Come congegni di mira di serie, ma abbiamo visto che possono essere sostituiti, Walther ha optato per una tacca di mira regolabile in derivazione e un mirino con three-dot system. Sul dust cover è presente la classica Picatinny rail, la cui lunghezza varia al variare della lunghezza del fusto.

Per lo smontaggio, molto semplice, è sufficiente arretrare di pochi millimetri il carrello (con percussore in posizione di riposo); contemporaneamente abbassare con pollice e indice la levetta presente sui due lati del fusto, pochi millimetri davanti alla leva di sblocco carrello-otturatore; riaccompagnare in avanti carrello e canna e farli uscire dalla parte anteriore del fusto.

La nostra prova
Per la prova a fuoco della Pdp ho potuto utilizzare il tunnel nella sede del distributore Bignami, sranado in configurazione tacca e mirino, senza perciò installare un red dot. I colpi sparati non sono stati molti, ma nonostante ciò è stato semplice trovare il feeling con la pistola e, in particolare, con l’impugnatura. Prima qualche colpo per pendere confidenza con l’arma, poi alcune rosate con quattro munizioni commerciali, tutte con lo stesso peso di palla di 124 grani, e con una munizione ricaricata non ad hoc, ma avanzata da una precedente prova. I risultati, sparando a 15 metri, con impugnatura a due mani, non sono stati affatto male, anche perché ho avuto la possibilità di confrontare le mie prestazioni con quelle di Matteo Pellegris, dell’ufficio commerciale di Bignami, tiratore assai noto nel mondo del Tiro dinamico sportivo.

Tra le commerciali, anche qualche munizione “pepata”, ma il controllo del rilevamento della volata è sempre risultato ottimo. Ho provato anche ad accelerare, svuotando un paio di caricatori riforniti con tutti i 18 colpi, per verificare eventuali indecisioni nell’alimentazione, ma la pistola ha ciclato senza la minima indecisione e anche il controllo è risultato efficace, soprattutto perché ho trovato dimensionata molto l’impugnatura per la mia mano.

Molto efficace anche l’acquisizione del mirino, anche in condizioni di luce non ottimale: è minimo lo spazio ai lati quando inquadrato attraverso la tacca e questo ha agevolato l’acquisizione del bersaglio.

Complessivamente, ho trovato nella Pdp ottime soluzioni: non si tratta di un semplice aggiornamento di gamma, ma di una pistola che per soluzioni e per estetica rappresenta un bel passo avanti nella famiglia delle polimeriche striker di Walther. Ottimo scatto, canna in grado di garantire prestazioni al top, impugnatura che aiuta non poco a controllare la pistola e anche una positiva distribuzione dei pesi, almeno per quanto riguarda la versione con canna lunga 4,5”, che ritengo il giusto compromesso per una pistola che abbina a una discreta portabilità le giuste dimensioni per divertirsi nel tiro action.

 

La prova completa su Armi e Tiro di settembre 2021

 

Scheda tecnica
Produttore: Walther Usa, waltherarms.com
Distributore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 0471.803090, bignami.it
Tipo: pistola semiautomatica
Modello: Pdp Fs 4,5
Calibro: 9×21
Destinazione d’uso: difesa personale, tiro action
Funzionamento: a corto rinculo di canna, sistema Browning modificato
Percussione: percussore interno lanciato
Scatto: Performance duty trigger, peso di sgancio 2.550 grammi, circa
Caricatore: bifilare da 18 colpi
Sicure: al grilletto; al percussore; avvisatore di colpo in camera
Materiali: fusto in polimeri, carrello in acciaio al carbonio
Finitura: parti in acciaio con trattamento Tenifer
Canna: lunga 115 mm, con rigatura poligonale ad andamento destrorso e passo di 1:10”
Lunghezza totale: 202 mm
Peso dichiarato: 715 grammi (con caricatore vuoto)
Classificazione: arma comune
Prezzo: 871 euro, Iva inclusa