Us Rifle 1917: il figlio della guerra

Fu primo attore di gran parte dello sforzo bellico statunitense durante la prima guerra mondiale. Prodotto per gli inglesi, fu adattato al calibro americano e resta un'icona di robustezza e precisione
Al momento dell’ingresso nel primo conflitto mondiale, gli Stati Uniti si presentavano decisamente al disotto delle aspettative degli alleati che avrebbero dovuto aiutare. Non solo a livello di uomini, un esercito di 140.000 unità, ma anche a livello di armi. Andando a vedere l’arma per elezione del fante, il fucile, gli Stati Uniti dopo la guerra ispano-americana non avevano trovato di meglio che “copiare” nel loro M1903 Springfield alcuni brevetti di derivazione Mauser che li obbligarono a pagare, nel 1903, ben 3 milioni di dollari di royalties alla Mauser Werke. Di quest’arma erano disponibili “solo” 843.239 esemplari prodotti dalla Springfield armory e dal Rock island arsenal, ritenuti insufficienti a coprire le necessità a venire.
Per colmare questa lacuna la soluzione più veloce e pratica era quella di “stornare” la produzione in essere per il governo britannico dei fucili Pattern 1914 Enfield da parte dei fornitori americani (Winchester repeating arms company, Remington arms e la affiliata di quest’ultima, Eddystone) e ricamerarli dal calibro di ordinanza britannica .303 a quello d’ordinanza americana .30-06, procedimento senz’altro meno complesso rispetto alla conversione dei macchinari per la produzione del M1903 da zero. Volendo quindi seguire la linea genealogica dell’M1917 (ricordiamo a proposito che gli americani usano il termine “model” e i britannici il sinonimo “pattern”) vediamo che gli inglesi a seguito della guerra anglo-boera, surclassati dai Mauser M95 in 7×57, avevano dato inizio allo sviluppo di un fucile su azione tipo Mauser con calcio in pezzo unico e calibro .276 (7 mm) con canna pesante (che grazie a una sezione e peso superiore allo standard diminuiva rilevamento e rinculo), che con alcune modifiche fu battezzato pattern P11 e, poi, P13.
Con lo scoppio della guerra però, per esigenze di omogeneità nei rifornimenti si abbandonò lo sviluppo di altri calibri e si commissionò agli Stati Uniti la produzione del Rifle Pattern 14 in calibro .303 British (7,7x56R) da affiancare al già diffuso Smle N° 1 MkIII o Short rifle magazine Lee-Enfield. Ne vennero quindi prodotti ben 1.200.000 al 1917.
La conversione alla ordinanza americana .30-06 (7,62×63), grazie alla robusta azione in acciaio al nickel, richiese poche modifiche: modifica alla testa dell’otturatore, diametro di foratura della canna, passo di rigatura, gradazione delle mire e ovviamente tutte le misure necessarie ad alloggiare una cartuccia più lunga di 7 mm. Il calcio a mezza pistola fu mantenuto invariato nel profilo, tutte queste modifiche avvennero nell’arco di soli quattro mesi.
L’unico problema fu all’inizio la non intercambiabilità delle componenti tra i diversi produttori a causa di diversi pezzi rifiniti a mano. L’Ordnance infatti arrivò a considerare accettabile un 95 per cento di intercambiabilità.
Non è da sottovalutare anche che gli inglesi, nell’aprile del 1917, avevano raggiunto il fabbisogno di armi e stavano cominciando a cancellare gli ordini dei P14, lasciando anche diversi stock pronti per la consegna nei magazzini della Remington, questo anche a causa di diversi problemi nella qualità e nei tempi di consegna. Un altro elemento a favore era che sia Springfield armory sia Rock island stavano attraversando grossi problemi produttivi e finanziari e non potevano garantire nell’immediato una produzione consistente di M1903. Le nuove reclute si stavano addirittura addestrando con manici di scopa! Il concetto dell’esercito britannico di tiro rapido e mirato influenzò il disegno dell’arma, che fu quindi dotata di una diottra da combattimento con ritto a cursore (priva di regolazione della derivazione) di rapida acquisizione del bersaglio, sia col disegno della manetta di armamento decisamente curvata a “S” e vicina al grilletto a “coda di cane”, posizione ideale per un movimento rapido e fluido.
Lo stesso Us Ordnance department sosteneva che in tale modo si potesse raggiungere una velocità di fuoco doppia rispetto alla manetta dritta del Mauser. Altra caratteristica mantenuta dal disegno inglese è l’armamento del percussore nella fase di chiusura che, oltre a velocizzare il ciclo di tiro, permette anche una performance migliore nel caso di surriscaldamento o accumuli di residui che rendono più difficile l’apertura dell’otturatore.
L’azione è quindi un ibrido Mauser-Lee. L’estrattore a lamina richiama quello del Mauser, così come la presenza di due tenoni anteriori e uno posteriore sotto la manetta di armamento. L’espulsione del bossolo avviene da parte di un espulsore a lamina che, essendo incernierato su lato sinistro del fusto, assolve alla funzione anche di tenere in sede l’otturatore.
Le caratteristiche “orecchie” di protezione del mirino e la posizione della diottra, sull’azione e non sulla canna, sono state mantenute anche se con dimensioni inferiori, nei successivi fucili americani M1 Garand, M1 Carbine e M1903A3.
Inoltre la vicinanza della diottra all’occhio offre un maggiore campo visivo, fermo restando che l’assenza della regolazione in derivazione lascia il risultato all’esperienza del tiratore. Infatti il solo mirino veniva tarato dal produttore od in arsenale e fissato in sede sul “battle range” di 300 yard (274,32 m) con la diottra posteriore che, quando abbattuta, espone un “battle sight” (diottra da combattimento) fisso. La regolazione in derivazione (presente sull’alzo dello Springfield 1903) era stata giudicata dagli inglesi di fatto inutile in combattimento reale. In totale ne vennero prodotti 1.181.908 esemplari dalla Eddystone, 545.541 dalla Remington e 465.980 dalla Winchester; tanto che, a differenza di quanto si può pensare, fu proprio il P17, e non lo Springfield, il fucile più utilizzato dall‘Aef (American expeditionary force) in Europa.
Alla fine del conflitto lo avevano ben tre soldati su quattro, che lo avevano soprannominato scherzosamente ”american Enfield”.
Le uniche lamentele venivano da chi si era addestrato con lo Springfield 1903: infatti non solo il Modello 17 era più pesante (4.170 g contro 3.900) ma anche più lungo (1.175 mm contro 1.115) e l’armamento avveniva al contrario, cioé in chiusura. Inoltre, terminati i proiettili l’otturatore rimaneva aperto, grazie all’interferenza con l’elevatore, cosa che per gli inglesi era invece un vantaggio segnalando chiaramente la necessità di caricare l’arma. Di fatto cose di non poco conto in una angusta trincea, ma che non ne inficiarono l’ottima reputazione sul campo.
Il calcio è realizzato in noce scuro finito a olio con scalanature laterali nella parte anteriore, per facilitare la presa. La capacità del serbatoio è di 5 cartucce, pur potendone inserire una sesta in maniera indipendente dalle lastrine di alimentazione da 5 (le stesse del M1903). Questo deriva dal disegno originale per una cartuccia rimmed, mentre il .30-06 è infatti rimless.
La finitura è la classica brunitura, tranne che per la ultima produzione Eddystone di ottobre-novembre 1918 nella quale compare una parkerizzazione, poi classica nei fucili riarsenalizzati negli anni successivi.
Finita la guerra, nel marzo del 1919 fu ufficialmente deciso che lo Springfield M1903 sarebbe diventato l’arma di servizio mentre l’M1917 venne classificato come “limited standard”“war reserve”. La decisone fu presa sia perché lo Springfield aveva la possibilità di regolazione in derivazione dell’alzo, sia perché la produzione era svolta da arsenali militari governativi e non aziende private. ​La produzione, comunque, continuò ben oltre l’armistizio, prima della cancellazione dei contratti raggiunse i 2.422.529 esemplari a dicembre 1918: di questi, 1.123.259 arrivarono al fronte (800.967 distribuiti e i rimanenti 322.292 a stock).
Al massimo della capacità produttiva, ogni azienda poteva produrne sino a 3.000 al giorno, per un costo per lo Zio Sam di 26 dollari dell’epoca (oggi di 522 dollari).
L’iniziale del produttore (W per Winchester, R per Remington ed E per Eddystone) era impressa su diverse componenti e sul calcio. Su quest’ultimo compare anche come timbro di accettazione dell’Ordnance Department una piccola testa d’aquila, impressa anche sull’azione insieme all’altra marcatura di prova a fuoco, la Us Ordnance bomb, che si trova inoltre sulla manetta di armamento. Teoricamente su un fucile in condizioni originali questi punzoni dovrebbero essere uguali, in quanto apposti al medesimo momento.
L’azione presenta la classica punzonatura che identifica modello, produttore e numero di serie. Gli anelli della cinghia sono decentrati sulla destra (nello stile inglese) e normalmente marchiati con le iniziali del produttore.
Sulla canna, in prossimità del mirino compaiono in ordine: l’iniziale del produttore, un’altra Ordnance bomb e la data di produzione della canna stessa. La profonda rigatura, mantenuta dal disegno inglese, e la canna pesante la rendevano superiore in durata rispetto a quelle del M1903, tanto che sia gli inglesi, sia gli americani usarono quest’arma come base per fucili da cecchino. Essendo il fucile di concezione britannica, anche la baionetta era conseguentemente diversa da quella dello Springfield 1903 e uguale, invece, alla baionetta del P14 (denominata Pattern 1913), a sua volta molto simile alla M1907 per l’Enfield, ma con questa non intercambiabile a causa del differente interasse del foro per la canna sulla crociera (e per questo motivo contrassegnata con due nervature orizzontali sulle guancette, per distinguerla facilmente).
Per gli americani, la baionetta inglese fu ribattezzata M-1917 Bayonet, ripunzonando anche molti esemplari di quelle già prodotte per le commesse inglesi. Quindi esistono due gruppi di baionette: quelle con la doppia punzonatura (inglese-americana) e quelle con la sola punzonatura americana, che normalmente comprendono la data 1917, il produttore, la Flaming bomb dell’Ordnance Department e la testa d’aquila con numero dell’ispettore.
Queste baionette non portano numeri di serie. Le impugnature sono montate tramite viti passanti. La lama è lunga ben 420 mm con un filo di 381 mm e una lunghezza totale non indifferente di 552 mm. Il fodero era fatto in pelle tinta in verde oliva con la bocchetta e il puntale in metallo brunito. Peso, 511 grammi. Abbiamo voluto far “sgranchire” un bell’esemplare Remington sulle linee di tiro del Tsn di Somma lombardo (Va), sulla distanza canonica di 100 metri, allestendo due ricariche: la prima è la classica “di riferimento” che impieghiamo con tutte le armi in .30-06, assemblata con palle Sierra Matchking di 168 grs e 48 grani di Vihtavuori N140; la seconda è stata invece assemblata con palle Lapua Scenar 167 grs e 52 grs di N150.
L’apertura dell’otturatore è molto fluida, così l’inserimento delle cartucce nel serbatoio. Occorre prendere abitudine alla chiusura dell’otturatore, perché quando comincia l’armamento della molla del percussore c’è un inevitabile indurimento che può “grippare” il successivo movimento di chiusura delle alette, se la forza impressa non è sufficiente.
Per il puntamento abbiamo impiegato la diottra da combattimento, trovandola più che adeguata al dimensionamento del barilotto del bersaglio.
Veramente eccellente la visibilità del mirino, di ottimo spessore, che abbiamo appoggiato a sfiorare il bordo inferiore del barilotto, mentre la diottra circondava quest’ultimo.
Con la prima ricarica, il primo colpo è finito esattamente nella mouche e i restanti quattro hanno collezionato un 10 e tre 9. Con la seconda combinazione la rosata è risultata appena più verticale, ma di pari punteggio.
In teoria la diottra da combattimento doveva essere esatta per la distanza di 300 yard, ma bisogna considerare che la cartuccia originale modello 1906 usava una palla più leggera (150 grani) spinta a velocità superiore.
Con questi risultati, l’arma si conferma veramente divertente per il Tiro a segno anche oggi e nelle competizioni Ex ordinanza può costituire un vero “asso pigliatutto”.
L'articolo completo è stato pubblicato su Armi e Tiro – giugno 2016