Piombo e zone umide: cosa accade adesso?

La Federazione europea delle associazioni venatorie (Face) ha diffuso un comunicato nel quale spiega quali saranno gli effetti della decisione sull’uso del piombo nelle zone umide

“I cacciatori europei hanno perso una considerevole percentuale di fiducia nelle istituzioni europee, non a causa della decisione di mettere al bando le munizioni in piombo dalla caccia nelle zone umide, bensì perché ciò è stato fatto con un provvedimento inaccettabile”. Questo è il commento con il quale la Face (la federazione europea delle associazioni venatorie) ha aperto il proprio comunicato stampa dopo il voto in ambito europeo da parte del comitato Reach (competente sulla registrazione, valutazione, autorizzazione o restrizione sui prodotti chimici).

Già nella fase iniziale della valutazione, il forum per il recepimento dell’agenzia europea sui prodotti chimici (Echa) aveva determinato che la formulazione scelta avrebbe posto notevoli problemi sotto il profilo del recepimento. Ovviamente di tale valutazione non è stato tenuto alcun conto, così come di altre raccomandazioni.

In particolare la decisione di includere nella definizione di zona umida anche le torbiere (nelle quali l’acqua può non essere assolutamente visibile) porrà problemi notevoli nell’identificazione delle zone umide stesse. In altre parole, non sarà così facile per chi effettua l’attività venatoria sapere se si è in una zona nella quale è consentito l’uso del piombo oppure no. Considerando che oltre al divieto non solo di uso, ma anche di possesso del piombo nelle zone umide con la definizione così ambigua, è prevista anche una zona cuscinetto con le medesime restrizioni, è verosimile che il problema non riguardi solo i cacciatori, bensì anche chi pratica gli sport del tiro, come i campi di Tiro a volo.

Quale è ora l’iter successivo del provvedimento? Dovrà innanzi tutto essere sottoposto al vaglio da parte del Parlamento europeo e del Consiglio con una procedura di scrutinio di tre mesi. Se anche il Parlamento e il consiglio lo approveranno, malgrado già 23 Paesi dell’Unione abbiano in vigore normative nazionali che vietano l’uso del piombo nelle zone umide, sarà necessario per tutti i Paesi modificare la propria normativa interna per adeguarsi ai dettami della nuova normativa europea, spalmando così a macchia d’olio su tutto il territorio europeo i medesimi problemi applicativi e interpretativi.

“Questo processo decisionale, che è durato 5 anni ed è costato diversi milioni di euro, si sarebbe potuto concludere anni fa con una proposta sensata”, ha commentato amaramente David Scallan, segretario generale della Face, “invece gli avvertimenti delle agenzie europee sono stati ignorati, determinando un danno nella fiducia dei cittadini europei nel processo decisionale dell’Unione e problemi legali diffusi per gli oltre 7 milioni di cacciatori europei”.