Glock 19C Tactical calibro 9×21

Vai alla galleria delle fotoLa pistola della nostra prova, pur derivando da una delle più diffuse semiautomatiche per difesa, si propone come prodotto di nicchia, dedicato a coloro i quali hanno bisogno di piccole dimensioni, grosso calibro, che possa essere utilizzata in condizioni operative estreme. È proprio da una richiesta da parte di veri professionisti della sicurezza che nasce, infatti, la versione ufficialmente definita Tactical, informalmen… [

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] La pistola della nostra prova, pur derivando da una delle più diffuse semiautomatiche per difesa, si propone come prodotto di nicchia, dedicato a coloro i quali hanno bisogno di piccole dimensioni, grosso calibro, che possa essere utilizzata in condizioni operative estreme. È proprio da una richiesta da parte di veri professionisti della sicurezza che nasce, infatti, la versione ufficialmente definita Tactical, informalmente detta anche “israeliana” della Glock 19. Gli accessori che vanno a formare la dotazione di questa particolare versione sono stati richiesti per la prima volta dai servizi di sicurezza delle ambasciate dello Stato d’Israele. La filosofia ispiratrice è stata quella di disporre di un’arma dal rinculo tollerabile, che consenta di avere una buona riserva di colpi, ma soprattutto di doppiare nel minor tempo possibile il colpo, com’è nella filosofia dei reparti speciali israeliani. E sembra che i vertici militari del Paese mediorientale stiano valutando addirittura la possibilità di acquistare anche le Glock 25, compatte calibro 9 corto (.380 Acp). Ricordiamo, brevemente, le caratteristiche tecniche della Glock 19. Si tratta di una semiautomatica dotata di fusto polimerico, caricatore bifilare, chiusura geometrica a corto rinculo, sistema Browning modificato, scatto in semi Doppia azione (Safe action) e carrello in acciaio al carbonio. Il fusto polimerico incorpora le guide in metallo per lo scorrimento del carrello e, nella parte inferiore, anteriormente al ponticello, reca una piastrina d’ acciaio riportante il numero di matricola. Da alcuni anni, la stessa porzione del fusto reca una slitta tipo Weaver per il montaggio di vari accessori, come per esempio laser o torce. Il carrello, in acciaio al cromo molibdeno, è ricavato dal pieno per asportazione di materiale, successivamente indurito superficialmente e trattato in funzione antiossidante: Tenifer è la denominazione commerciale attribuita dalla Glock a questo particolare trattamento, che ha stabilito nuovi standard di riferimento nell’industria armiera, per la resistenza alla ruggine e all’abrasione (i tecnici austriaci sono soliti illustrarne le qualità ai più dubbiosi “aggredendo” il carrello con un cacciavite). Lo scatto, denominato Safe action, può essere definito una semi Doppia azione. Arretrando il carrello, il percussore viene parzialmente armato, pur tenuto in condizione di sicurezza per interposizione della sicura automatica. Applicando una trazione al grilletto, inferiore a quella di una Doppia azione classica, il percussore completa la sua corsa d’armamento sino allo sgancio. Mantenendo il grilletto in trazione, il dente di scatto intercetta il percussore in posizione di massimo armamento, consentendo così un movimento ridotto per doppiare il colpo. Nelle Doppie azioni convenzionali, il grilletto deve essere portato in posizione di riposo (tutto avanti) per riagganciare la catena di scatto. Nella versione “C” il carrello presenta due ampie fresature superiori, alle quali corrispondono altrettante asole poste sulla canna. Dopo lo sparo, parte della pressione dei gas viene evacuata da queste asole, per compensare il movimento verso l’alto, il rilevamento, della volata della pistola. Internamente, il carrello presenta due piani inclinati, allo scopo di rendere ancora più efficace questo effetto. Come per le altre versioni, la rigatura della canna di questa Glock è di tipo semipoligonale. Le mire di serie sono composte da un mirino di plastica, spinato al carrello, dotato di riferimento bianco e da tacca di mira regolabile, anch’essa in plastica e inserita a coda di rondine, con bordo bianco. Nella versione Tactical, però, gli organi di mira sono stati sostituiti da funzionali mire notturne al trizio, fisse e di ingombro assolutamente sovrapponibile a quello dei riferimenti di serie, realizzate in metallo e facilmente riconoscibili per le scritte laterali “Trilux H3”. Sia sulla tacca sia sul mirino, è impresso il logo della Casa austriaca. Il trizio, in forma gassosa (è un isotopo dell’ idrogeno), è contenuto in tre piccole ampolle inserite all’interno delle mire, ovviamente una anteriore centrale e due posteriori ai lati della finestra. La luminosità prodotta, in un bel colore verde, è ben definita senza essere fastidiosa. Le mire sono anche disponibili in colore ambra o miste (mirino ambra e tacca verde). Anche se sulla carta il contrasto di colori può risultare interessante, dopo vari test effettuati sia in poligono (a luci spente) sia all’ aperto, ci sentiamo di consigliare i tre riferimenti verdi, più brillanti e rapidi nell’allineamento. Lo sgancio del caricatore richiede una modifica del fusto rispetto all’originale e anche rispetto a quello, con lo scasso più alto, proprio dei modelli sportivi. L’area d’appoggio risulta, infatti, superiore in larghezza, senza sporgere però maggiormente dall’arma e senza aumentare, quindi, il rischio di sganci accidentali durante il porto o l’estrazione. La superficie è rigata verticalmente, per offrire un migliore grip. La funzionalità è ottima, molto superiore a quanto non possa sembrare “a vista”. Lo sgancio originale non brilla certo per rapidità d’utilizzo (rimanendo, comunque, molto sicuro in caso di urti accidentali) e la differenza si nota al primo azionamento. Quest’accessorio può essere installato anche su armi di serie, ma richiede, come dicevamo, una piccola modifica non reversibile al fusto, effettuata presso le officine dell’importatore Bignami. L’hold open maggiorato è lo stesso utilizzato sulle versioni sportive. Per un contrattempo, però, non era installato sull’arma al momento del servizio. Lo scatto monta una differente leva di attuazione, allo scopo di alleggerire la trazione di sgancio. È sempre difficile quantificare il peso dello scatto di quest’arma, in quanto la prima parte della corsa serve a ultimare l’armamento del percussore. Anche i consueti strumenti dinamometrici che utilizziamo non ci sono stati d’ aiuto, perché non sono riusciti a scindere le due diverse fasi di armamento e scatto. Arrivati all’arresto che precede lo sgancio vero e proprio, il peso dichiarato è, comunque, inferiore ai 2.000 grammi. Piacevolmente inferiore, aggiungiamo noi. Oltre a questo allestimento, si possono richiedere, come opzioni, il tappo per chiudere l’antiestetica apertura posta nella parte inferiore del dorsale del fusto e la sicura Ghost block, che agisce sul percussore tramite una chiave come quella utilizzata per le manette. Il tappo risulta molto gradevole all’ occhio e al tatto, pur non avendo rilevanza a livello funzionale. Se non lo montate, quindi, non succede nulla, salvo l’accumulo di un po’ di polvere e di fibre di tessuto nella cavità (cieca, senza sbocchi nella meccanica) dell’ impugnatura. Altro discorso, invece, per la sicura, già presentata sul fascicolo di ottobre 2000 di Armi e Tiro. Se si lascia l’arma incustodita, la si può mettere “sotto chiave”, per evitare utilizzi non autorizzati. E questo è un vantaggio non da poco. Altro particolare, di cui tanto si parlò negli anni passati, ma che quasi nessun vide, è il “percussore marino” ovvero quello che permette l’utilizzo dell’arma appena estratta dall’acqua. L’accessorio è costituito dalla boccola anteriore della molla del percussore (quella divisa in due semilune) che viene “scaricata” di materiale nella zona periferica, consentendo il rapido deflusso dell’acqua senza frenare l’azione del percussore. Probabilmente nessuno dovrà mai sparare in condizioni così estreme, ma una soluzione del genere può dare ancor più sicurezza sulla propria arma. Noi, a dire il vero, ci abbiamo provato a mettere alla prova il percussore e il risultato è stato sorprendente, con il povero fotografo investito dalla nube d’ acqua contenuta nel barile e sollevata dai gas di scarico dello sparo. L’ultima modifica riguarda l’installazione della torcia flashlight della Insight tecnology, un potente faro che si installa in un paio di secondi sulle guide ricavate nel dust cover. Questa torcia ha un fascio di luce potentissimo e comandi ergonomici, che consentono di accenderla e spegnerla senza modificare l’ impostazione di tiro. La prova vera e propria della pistola si è protratta per un periodo insolitamente lungo. L’arma non è stata messa a disposizione dall’ importatore, ma acquistata direttamente allo scopo di testarla per il maggior tempo possibile. Abbiamo portato l’arma quotidianamente per alcuni mesi, all’ inizio usando una fondina Blade tech in Kydex e, successivamente, una Uncle Mike’s nello stesso materiale. Alla fine del periodo di prova, gli unici segni presenti, riconducibili al materiale della fondina, sono una lucidatura nella zona dell’estrattore e sull’hold open. Segni simili sono presenti nella parte superiore della canna, sulla quale avviene lo sfregamento durante il ciclo di sparo. Null’altro. Abbiamo utilizzato qualche migliaio di colpi, di varie marche, pulendo la pistola saltuariamente. Dopo questo impegnativo esame, abbiamo smontato completamente l’arma, l’abbiamo accuratamente pulita e tutte le parti sono state verificate dimensionalmente e visivamente, confrontandole con quelle di un’arma identica messa a disposizione dall’Armeria Sacchi di Milano. Nessuna usura particolare, a parte la lucidatura delle parti soggette a scorrimento (guide, dente di scatto, canna). Per quel che riguarda l’utilizzo dinamico, abbiamo riscontrato un solo malfunzionamento, causato da una ricarica decisamente sovradimensionata a livello di bossolo. Nessun inconveniente con le munizioni di fabbrica. Questa nota è particolarmente importante perché abbiamo sentito varie voci, specie nelle armerie milanesi, relativamente alla necessità di utilizzare munizioni particolarmente potenti per assicurare il funzionamento della “C”. Ci sentiamo di smentire queste affermazioni: dopo un test approfondito, avvenuto in varie condizioni (anche nel tiro notturno), la perdita di velocità rispetto alla canna senza le asole di compensazione è stata rilevata dal 3 al 4%, a seconda della progressività delle polveri impiegate. Sciolto il nodo relativo al funzionamento, la domanda successiva è: si avverte la differenza tra la 19 e la 19C? I pareri non sono del tutto concordi. Per la maggior parte dei tester, la differenza è notevole. Qualcun altro, visto il calibro e la bontà dell’arma originaria, ha espresso pareri più tiepidi. Per definire la querelle una volta per tutte, abbiamo fatto provare la Glock compensata ad Andrea Gavazzeni, Grand Master Open Ipsc. Il risultato? Quando un tiratore di livello si permette di doppiare il colpi in 0,13 secondi sui piattelli metallici non ribaltabili posti a una quindicina di metri, è segno che il rilevamento è molto contenuto. Un altro aspetto da considerare, soprattutto nell’ottica dell’utilizzo notturno per il quale l’arma ha vocazione, è l’abbagliamento causato dallo sfiato dei gas ad alta temperatura attraverso le asole della canna. Molte persone, infatti, hanno esitazione ad acquistare una Glock serie “C”, proprio temendo il flash di sparo nella penombra o nell’oscurità. Dopo accurate prove, ci sentiamo di tranquillizzare gli utenti: nell’oscurità più completa, infatti, la fiammata di sparo si manifesta come una vampata arancione, con una tonalità calda e piacevole alla vista, ma assolutamente non abbagliante. Abbiamo provato differenti caricamenti, e in tutti i casi abbiamo potuto ripetere immediatamente il colpo senza nessun fastidio o disorientamento. Il rinculo è molto morbido, merito senza dubbio delle capacità di assorbimento energetico del fusto in polimeri. La prova ha visto utilizzati colpi Winchester, Geco, Samson e Povàtzke Strojàrne, tutti con palla interamente blindata di 124 grani, e Geco con palla in piombo teflonata dello stesso peso. L’utilizzo di proiettili in piombo non ha provocato accumuli di lega ai margini dei fori, segno dell’ottima esecuzione degli stessi. Superfluo osservare che il funzionamento è stato regolare con tutti gli allestimenti. La precisione? Una rosata di tre colpi Winchester in 17 millimetri di diametro tra i centri più lontani dovrebbe rassicurare anche il più scettico. È compatta, precisa, affidabile e dotata di tutti quei piccoli accorgimenti utili per migliorare il tiro e la rapida acquisizione del bersaglio in ogni condizione di illuminazione ambientale e meteorologica. Il funzionale sistema di compensazione adottato dalla 19C si rivela azzeccato ed è determinante, a nostro avviso, per la riduzione del rilevamento e per la gestione della pistola, consentendo un ritorno in punteria pressoché istantaneo. Ancora una volta, Glock ha centrato il bersaglio. L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di maggio 2001 [

] Costruttore: Glock GmbH, Po box 9, A-2232 Deutsch-Wagram, Austria, tel. 0043/22.47.90.300, fax 0043/22.47.90.312 Distributore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 0471/80.30.00, fax 0471/81.08.99, email@bignami.it Modello: 19 C Tactical Tipo: pistola semiautomatica Destinazione d’uso: difesa personale Calibro: 9×21 Materiale fusto: tecnopolimero rinforzato con fibra di vetro Materiale carrello: acciaio al cromo molibdeno Lunghezza canna: 102 mm Lunghezza totale: 174 mm Percussione: percussore lanciato Scatto: semi Doppia azione Estrattore: a gancio, esterna al carrello Espulsore: fisso, imperniato al fusto Sicure: automatica al percussore; automatica al grilletto Sistemi di mira: mirino fisso, tacca di mira innestata a coda di rondine con riferimenti luminosi al trizio Alimentazione: caricatore bifilare a presentazione singola Numero colpi: 15 Peso: 656 grammi, scarica Accessori: torcia Insight tecnology, attacco a sgancio rapido; portata 70 m circa Numero Catalogo nazionale: 12.566 Prezzo: 784 euro circa; torcia Insight tecnology 300 euro circa, Iva inclusa