Glock 17 Gen 4, rassicurante conferma

La "17" risponde alla sfida delle altre polimeriche mantenendo le caratteristiche che l'hanno resa famosa ma introducendo un'impugnatura con dorsalini intercambiabili e sgancio caricatore reversibile

Di Paolo Brocanelli – foto Matteo Galuzzi

Quasi quarant’anni sono passati dalla produzione della prima polimerica austriaca, che stupì il mondo per l’innovativo fusto in polimero, l’assenza di sicure manuali e lo scatto Safe action con il grilletto equipaggiato di sicura automatica.
Con questa 17 Gen 4 il mito della Glock ha cambiato faccia, adottando le nuove concezioni dettate dallo sviluppo e dalle esigenze di mercato che sempre di più condizionano la fase progettuale e produttiva.
A un primo sguardo non si nota più di tanto, ma una delle novità più importanti della Gen 4 sta nell’impugnatura. Non parliamo solo del nuovo grip, diverso anch’esso dalla Gen 3, ma della modularità del backstrap, con la possibilità di cambiare i dorsalini dell’impugnatura.
La Glock, al contrario di altri aspetti concettuali che l’hanno resa famosa e che ne hanno fatto un’arma di fama mondiale, è arrivata un po’ in ritardo nell’adozione dei dorsalini. Tra le più significative concorrenti sotto questo aspetto, Beretta Px4 Storm, Smith & Wesson Military & Police, Springfield XdM, Cz Sp-01 Phantom, Heckler & Koch P30, Ruger Sr9.
Il sistema Mbs (Modular back strap), come viene definito dalla Glock, è composto da due dorsalini addizionali che all’occorrenza possono essere montati sopra quello che equipaggia di serie l’arma. Al pari delle antagoniste, anche la Glock ha quindi tre conformazioni: quella di base, la medium e la large. L’applicazione dei dorsalini può essere eseguita direttamente dal tiratore senza la necessità di mano esperta e, tramite l’apposito strumento fornito con l’arma, si può sfilare il perno di ritenzione e sovrapporre il dorsalino desiderato in pochi istanti. Il perno di ritenzione, sfilato per l’applicazione del dorsalino, va poi ricollocato per il bloccaggio, ma per l’utilizzo dei dorsalini medium e large, è necessario inserire un perno più lungo.
Alla semplicità di montaggio si affianca l’abilità dei tecnici Glock, che sono riusciti a creare una sovrapposizione del dorsalino praticamente perfetta, priva di “scalini”. Questa modularità della Glock, rende più confortevole e personalizzabile l’impugnatura che, nelle tre versioni del backstrap, soddisfa l’esigenza degli operatori con mani di diversa grandezza, senza modificare l’angolo dell’impugnatura, l’assetto basso della canna e degli organi di mira.
Oltre all’aspetto estetico (l’arma appare evidentemente più grande con il dorsalino large), si viene a modificare anche il trigger reach, ovvero la distanza tra il grilletto e l’estremità posteriore dell’impugnatura. Con il dorsalino di serie abbiamo rilevato una distanza di circa 82 mm, con il medium 84 mm e con il large 86 mm. Con la sicura al grilletto disattivata, i valori si abbassano in tutte le configurazioni di circa 3 mm. È chiaro quindi che, oltre all’aspetto della comodità di presa sull’arma, nel cambiare il dorsalino va valutato anche l’aspetto della distanza dal grilletto.
I due dorsalini sono dotati di una puntinatura grippante che riprende quella dell’impugnatura e al loro interno hanno una serie di informazioni utili al tiratore: “17” e “22”, per significare che possono essere montati su questi modelli di Glock Gen 4; “2” e “4” a indicare lo spessore in millimetri; “L” e “M” per contraddistinguere la versione large e medium.

Nelle armi con fusto in tecnopolimero, spesso capita che la presa sull’impugnatura non sia così ferma e stabile come su altre armi, con la conseguenza di far scattare nell’utilizzatore il desiderio di aumentare il grip. In commercio sono disponibili kit per migliorare quest’aspetto, composti per la maggior parte da strisce adesive antiscivolo. Alcuni preparatori e tiratori, però, non soddisfatti, creano texture personalizzate utilizzando il saldatore a stagno.
I tecnici della Glock, consapevoli di questa “scivolosità” dei fusti in tecnopolimero, avevano già creato una variante alla Generazione 3, la versione Rtf2 (Rough texture frame, presentata nel 2009), con un’impugnatura molto grippante studiata per l’utilizzo con guanti tattici. Da quella versione si è passati alla Gen 4, che ha una texture che costituisce una via di mezzo con un grip leggermente meno pungente. Anche dal punto di vista estetico è evidente la differenza del tratteggio tra le cuspidi della Gen 3 e la nuova Gen 4.
Il front strap, come nella precedente versione, ha leggere nervature per l’appoggio delle dita della mano forte. Anche l’incavo per il pollice della mano forte è stato ripreso nella nuova versione ed è posizionato tra la leva hold open e lo sgancio caricatore. Pressoché invariata la struttura del frame, con leggere modifiche nella parte interna dove scorre il nuovo guidamolla. Stessa sorte anche per il carrello-otturatore, che in alcuni punti è stato fresato per consentire l’innesto del guidamolla.
Dal vecchio guidamolla in plastica con molla incorporata, si è passati a un sistema combinato a due molle telescopiche con componenti in acciaio. Il nuovo complesso guidamolla misura circa 82 mm, con un peso di 20 grammi, il doppio rispetto al precedente in plastica.
Il sistema a due molle telescopiche non è una vera novità nella armi Glock, visto che anche la serie 26 ne è equipaggiata. In quel caso, però, si hanno le stesse componenti della Glock 17 Gen 3, con guida molla in plastica e molle con spire sottili.
Il recoil system della Glock 17 Gen 4, invece, è completamente in acciaio con molle dalle spire di diametro più che raddoppiato rispetto alla Gen 3. L’adozione del nuovo sistema di recupero del carrello/otturatore, dovrebbe garantire una migliore gestione del rinculo e del rilevamento con un conseguente vantaggio in termini di controllabilità dell’arma.
Per far posto al nuovo guidamolla si è dovuti intervenire in più punti modificando il foro dell’alloggio sul carrello, visibile anche dall’esterno, e la parte interna del frame. Anche la canna, praticamente identica nelle caratteristiche tecniche principali, è stata modificata nell’appendice su cui appoggia il guidamolla. Altri aspetti che contraddistinguono la Gen 4 sono il nuovo sgancio caricatore e una nuova serie di caricatori. Nelle varie versioni della Glock, lo sgancio caricatore è stato fin dai primi modelli oggetto di leggere modifiche che hanno sempre avuto come obiettivo il facilitarne l’utilizzo, dedicando nelle ultime versioni particolare attenzione anche ai tiratori mancini. Creare uno sgancio caricatore che possa essere gestito con comodità, sicurezza e praticità d’uso, non sempre è cosa facile: se è troppo piccolo, sotto stress no lo si trova, mentre se è troppo grande si rischia di perdere il caricatore per un azionamento involontario.
Con questa versione si è andati a intervenire soprattutto sulla forma, e non sulla sporgenza. Confrontando le due versioni di sgancio caricatore della Gen 3 e della Gen 4, abbiamo rilevato che la larghezza è rimasta invariata, mentre la lunghezza è più che raddoppiata. Si è passati dai 5 mm della Gen 3, ai quasi 12 mm della Gen 4. Questa modifica è stata pensata non solo per agevolare l’operazione di sgancio nella conformazione di backstrap originale, ma soprattutto per migliorare l’azionamento con dorsalino medium e large.
L’aspetto più innovativo è, però, che il pulsante può essere rovesciato sul lato destro, per i mancini. I caricatori, realizzati in lamierino stampato rivestito di polimero, sono identici ai vecchi nella struttura, ma differenti per la presenza della doppia fresatura che va a “dialogare” con il dente del pulsante sgancio caricatore. In pratica, i caricatori della Gen 3 non possono essere utilizzati se lo sgancio caricatore viene montato sul lato destro per un tiratore mancino, non avendo la svasatura di ritenzione dedicata. I nuovi caricatori invece, possono essere impiegati sia sulla vecchia sia nuova versione, indipendentemente dalla posizione dello sgancio. La svasatura presente nella parte inferiore dell’impugnatura, utile nel caso in cui si debba aiutare manualmente la fuoriuscita del caricatore, è stata pressoché eliminata, con il backstrap che prosegue fino in fondo. In ogni caso, in caso di necessità, i pochi millimetri rimasti sono sufficienti per “strappare” via il caricatore.

Per la prova a fuoco ho utilizzato tre tipi di cartucce commerciali e cinque ricaricate: Rws e Magtech blindate, Rws ramate tutte da 124 grs, mentre nelle ricariche ho impiegato palle da 124 a 147 grs.
Prima di mettermi le cuffie e saggiare le doti della Gen 4 a fuoco, ho eseguito alcune manipolazioni dry fire in una condizione privilegiata, vista la presenza di altre tre Glock: la mia Gen 3, una Rtf 2 e un’altra Gen 3 di Marco Berton, presidente del Tsn di Bolzano, che ha proficuamente collaborato alla prova. Ho potuto, così, confrontare gli aspetti estetici e funzionali.
Nel traguardare i congegni di puntamento, si nota con chiarezza che la Gen 4 monta un mirino di nuova fattura, decisamente più stretto del precedente. Dai 4,15 mm della Gen 3, infatti, si è passati ai 3,95 della Gen 4, con una visuale delle luci laterali all’interno della tacca di mira più ampia. Quest’ultima, invece, è rimasta uguale alla precedente, con la possibilità di regolazione in altezza e derivazione. Sia sul mirino sia sulla tacca di mira sono presenti riferimenti bianchi.
Nelle varie sequenze, ho notato che con il mirino più stretto si acquisisce più rapidamente il bersaglio, senza perdere in precisione.
Sparando e ricaricando, mi sono accorto che lo scatto Safe action è stato migliorato sia nella precorsa sia nella partenza del colpo, con un movimento più leggero e pulito. Lo sgancio del caricatore si aziona comodamente, l’ho messo alla prova cambiando in pochi istanti i dorsalini con lo strumento incluso nella confezione.
La differenza di spessore è risultata chiara ed evidente non solo dal punto di vista estetico. Sparando sia in tiro mirato sia in rapido, non ho riscontrato alcuna incertezza nel funzionamento e lo sgancio caricatore è stato gestito al meglio indipendentemente dalle varie configurazioni di dorsalino.

I nuovi pixel dell’impugnatura e dei backstrap, sono un bel passo in avanti nel grip e migliorano di gran lunga la qualità della presa rispetto alla Gen 3. In sostanza i tecnici Glock hanno tolto un po’ d’aggressività al grip della Rtf 2 che, senza l’impiego di guanti tattici, punge un po’. Un buon compromesso. Dopo aver sparato oltre un centinaio di colpi ho eseguito varie serie alternando la Gen 3 alla Gen 4, impiegando la stessa cartuccia commerciale. Sono rimasto quasi a bocca aperta: il sistema di recupero a doppia molla telescopica, permette all’arma un ritorno in allineamento più veloce, ma soprattutto riduce il rinculo.
​I nuovi caricatori possono essere utilizzati anche nella Gen 3 e il funzionamento è perfetto. Non ci sono differenze di peso tra le due versioni di Glock 17, entrambe pesano 705 grammi.
Nell’utilizzare le varie ricariche e cartucce commerciali, ho avuto le sensazioni migliori con le palle più pesanti, di 133 e 147 grs, nonostante raggiungessero un power factor non certo basso.
Buona la precisione nel tiro e l’istintività nell’azionare i comandi principali. Cambiare caricatore, azionare l’hold open e risolvere inceppamenti creati ad hoc, non sono stati un problema. Utilizzando armi tipo Glock e Caracal, mi trovo più a mio agio nell’eseguire l’armamento a mano girata, con il pollice sul lato sinistro del carrello. È per questo motivo che preferirei una serie d’intagli più lunga per l’armamento, magari anche sulla parte anteriore del carrello.
La linea della Glock è ottimale per il porto e il tiro difensivo. Si estrae bene dalla fondina da difesa, non ha spigoli indesiderati ed è quella di sempre: essenziale nella linea, senza sicure manuali, pronta all’uso e soprattutto affidabile. In totale sono state sparate oltre 250 cartucce senza avere la minima esitazione nel funzionamento.

​L'articolo completo è stato pubblicato su Armi e Tiro – giugno 2010

Produttore: Glock, www.glock.com
Messa a disposizione da: Bignami, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz) tel. 0471.80.30.00, fax 0471.81.08.99, www.bignami.it
Modello: 17 Gen 4
Tipo: pistola semiautomatica
Calibro: 9×21
Funzionamento: corto rinculo, sistema Browning modificato
Lunghezza canna: 114 mm
Alimentazione: caricatore prismatico bifilare a presentazione singola
Numero colpi: 17 cartucce (19 con pad maggiorato)
Mire: tacca di mira regolabile in altezza e derivazione con riferimenti bianchi, mirino fisso
Scatto: Safe action (semi-Doppia azione)
Percussione: percussore lanciato
Sicure: automatica al grilletto, automatica al percussore
Materiali: acciaio al carbonio, fusto e caricatore in tecnopolimero con rinforzi in acciaio
Finitura: Tenifer
Peso rilevato: 705 grammi con caricatore vuoto
Numero del catalogo nazionale: 5.180 (arma comune)