Duomo di Milano: sequestro o mancata strage?

Atto di terrorismo o meno, l’aggressione con coltello nel tempio cristiano più importante di Milano impone riflessioni. E anche l’intervento della polizia….

Luoghi di culto e soft target. La protezione dei cosiddetti soft target e dei luoghi di culto in particolare è tema complesso, già approcciato in una serie di pubblicazioni proprio sulle pagine di Armi e Tiro (giugno, luglio, agosto 2019). I luoghi di culto presentano, infatti, numerose criticità specifiche che ne rendono la protezione estremamente complessa: l’esigenza di farvi accedere una moltitudine indiscriminata di fedeli, la portata simbolica e l’appetibilità del luogo come obiettivo, una certa reticenza ad una protezione troppo visibile e, nel caso del Duomo di Milano, il fatto di essere uno dei monumenti più visitati di una metropoli.

L’autore. Il video del cittadino egiziano che il 12 agosto ha sequestrato una guardia giurata all’nterno del Duomo, puntandogli un coltello alla gola, ha fatto il giro del mondo in tempo reale e riproposto vecchi e nuovi interrogativi. Stando alle dichiarazioni, Mahmoud Elhosary, 25 anni e un permesso di soggiorno per motivi familiari (ora revocato), viveva senza fissa dimora in seguito alla perdita del lavoro avvenuta nel mese di maggio, a partire dal quale vagava da una casa all’altra ospitato da parenti o conoscenti. Sembra poi che da questi venisse sistematicamente allontanato poiché violento e dedito all’alcol.

Qualsiasi ipotesi sulle cause del gesto sembrano premature: non ci sentiamo tuttavia di escludere a priori la “portata” terroristica del gesto, quanto meno nella sua accezione più ampia, di gesto che contribuisce – direttamente o indirettamente, volontariamente o involontariamente – a diffondere paura e senso di vulnerabilità in una città e nella sua popolazione, colpita – almeno simbolicamente! – nel suo cuore religioso e storico. Una cosa è certa: il profilo di Elhosary si presta benissimo ad un’interpretazione che vede singoli individui, già afflitti da problematiche personali di natura psicologica o sociologica, compiere gesti estremi che, per le loro caratteristiche, ottengono i medesimi effetti di un’azione ispirata all’attuale fenomeno del jihad asimmetrico.

Sequestro e arresto. Sembra che Elhosary sia entrato nel Duomo per sfuggire a un controllo documentale all’esterno della cattedrale. Se venisse confermata, la circostanza parlerebbe già di una persona confusa, valutazione che troverebbe riscontro nelle prime dichiarazioni dell’egiziano, che avrebbe detto di “avere un alloggio nel Duomo…”. Fatto sta che Elhosary è riuscito a penetrare il varco di accesso, estrarre un coltello e puntarlo alla gola di una guardia giurata, tenendola in ostaggio per 10 lunghi minuti.

Riflessioni sulla protezione dei luoghi di culto e delle cattedrali monumentali. Quale insegnamento ed eventuali correttivi possiamo trarre per irrobustire la protezione dei luoghi di culto?

1. In ambito di sicurezza “rischio zero” non esiste. Qualsiasi dispositivo di protezione, per quanto ne eleviamo il livello, presenta comunque un suo limite;

2. La protezione dei luoghi di culto si basa su di un uso integrato di adeguate protezione elettronica (metal detector, allarmi, videosorveglianza ecc.), protezione fisica (barriere, cancelli, ecc.), fattore umano (numero adeguato di operatori, formazione specifica anche in tecniche di osservazione, profiling, ecc.) e procedure di gestione della crisi (cosa fare se…).

Il varco è stato superato, un agente della sicurezza privata è stato preso in ostaggio, la negoziazione intrattenuta dal personale di Polizia, tempestivamente intervenuto, è stata generosa ma improvvisata e confusa: questi sono dati sui quali è opportuno riflettere, senza in alcun modo giudicare, ma al solo fine di individuare correttivi e fattori di miglioramento.

Quanto al fattore umano, per quanta attenzione possiamo mantenere, una giornata di servizio routinario presenta per sua natura dei fisiologici momenti di calo di attenzione e situational awareness: sono proprio questi, però, i momenti in cui l’esito di un attacco può essere disastroso, sia che la scelta del sito avvenga per puro caso (un soggetto si trova coinvolto in un’escalation non pianificata di eventi) sia, in ipotesi, per una scelta deliberata di un eventuale attentatore che studi l’obiettivo e colga i momenti di maggiore vulnerabilità (poco importa che si tratti di un attentatore terroristico o di un soggetto instabile che riversi l’esplosione della sua rabbia contro il sito per ragioni personali, come in gran parte degli eventi active shooter). In questo senso l’adozione di procedure standard sicuramente aiuta e, nel dubbio, il mantenimento di adeguate distanze da chiunque pone una barriera vitale tra l’operatore e chiunque abbia intenzione di aggredirlo.

Il messaggio e gli scenari scampati. Per il simbolismo del luogo (cattedrale cristiana e monumento di fama mondiale, già al centro anche di molte infografiche Isis ed affini), per la provenienza dell’autore (cittadino egiziano) e per il significato simbolico dello strumento impiegato (il coltello) possiamo affermare serenamente che l’evento ha avuto la capacità di porre gli stessi interrogativi che pone un vero e proprio attacco terroristico: in questo senso non si può dire che sia stato un vero e proprio near-miss accident (quasi-incidente).

Intanto la prima sensazione che passa per lo stomaco tanto degli addetti ai lavori quanto della cittadinanza è il senso di vulnerabilità di luoghi comunque “sensibili” e protetti: il messaggio chiaro e forte parla di una sicurezza violata e in qualche modo comunque “bucata”, a prescindere dal finale lieto.

Come sarebbe andata, però, se il soggetto si fosse introdotto con lo stesso coltello, avesse ostaggiato la guardia e, anziché intrattenere una confusa negoziazione priva di obiettivi con la Polizia, avesse senza indugio sottratto l’arma alla guardia e proseguito la sua azione in modo deciso e certamente più insidioso? Oggi parleremmo di “strage al Duomo”.

Come sempre, cerchiamo dunque di studiare l’incidente in tutti i suoi fattori: rappresentano le molteplici direzioni in cui l’impegno e la preparazione non sono mai abbastanza.