Lupo: animalisti infuriati per le dichiarazioni di Cingolani

Le sigle animaliste si sono scagliate contro il ministro della Transizione ecologica per le sue dichiarazioni in merito alla gestione faunistica del lupo

Qualcuno si è accorto che intorno alla città di Roma ci sono i lupi. Nessuna meraviglia per noi cacciatori, che nell’ambiente ci viviamo tutto l’anno e sono anni che ne denunciamo la presenza costante in tutta la provincia di Roma e nei paesi limitrofi. Non parliamo poi dell’Abruzzo, del Molise, della Toscana e dell’Umbria. Ma adesso un’associazione ammette che ce ne sono alcuni nell’oasi di Castel di Guido. Davvero? Ma lo mettono mai il naso fuori dai loro giardinetti protetti? I lupi, o ibridi che siano, sono dappertutto. Oggi un cane da caccia che rimane fuori una notte disperso lascia a terra solamente le sue ossa e si assiste di frequente al passaggio di lupi vicino alle poste durante le battute al cinghiale.

Su tale problema, però, ha voluto spendere qualche parola anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che, rispondendo alla Camera, ha demandato le decisioni da attuare in base ai protocolli condivisi dall’Ispra e al parere di settanta esperti selezionati, pronunciando anche le parole “cattura” e “abbattimento”. Naturalmente tutto l’universo animalista lo ha accusato di insensibilità e hanno dichiarato che, a loro dire, il problema non sarebbero i lupi, bensì il randagismo, con relativa ibridazione del lupo. Il biologo Luigi Boitani denuncia che in provincia di Grosseto l’ibridazione arriverebbe a punte del 70%, raggiungendo uno stadio ormai irreversibile. Ma le varie associazioni fanno a gara a chi la dice più grossa. Una denuncia “la caccia e la cementificazione che disgregano i branchi, mentre altri accusano il ministro, che vorrebbe applicare le regole della provincia di Trento. Gli animalisti, però, non sanno che non esistono regioni in Italia che curano il loro patrimonio faunistico come il Trentino-Alto Adige.

La migliore obiezione degli animalisti, tuttavia, è quella secondo cui “per attirare i turisti occorre la presenza di fauna facile da avvistare“. Ecco, su questo concordiamo. Il loro interesse è principalmente fare cassa con i parchi, che scoppiano di fauna abulica e deprimente nell’aspetto, come gli stambecchi del Gran Paradiso, divenute pecore con i turisti in mezzo.