Forza di percussione: come si fa a verificarla?

Il percussore è senza dubbio uno degli elementi fondamentali delll’arma: piccolo, sottile, spesso invisibile, è tuttavia il “motore” della combustione della carica di propellente contenuta nella cartuccia, visto che è a esso che viene affidato il compito di deformare, mediante urto, il metallo della capsula dell’innesco, attivando l’esplosione della miscela innescante che trasmetterà poi la fiammata alla polvere di lancio.

Il percussore è un componente anche notevolmente sollecitato, visto appunto che il suo moto in avanti deve essere abbastanza violento, così come violento è l’urto che deve dare sull’innesco della cartuccia. Ciò può portare, dopo moltissimi colpi o a causa di difetti (rarissimi con i criteri produttivi di oggi, ma sempre possibili) nei materiali o nei trattamenti termici, a una deformazione o rottura della punta, con conseguente messa fuori uso dell’arma. Altre volte, in effetti, il percussore sta che è una bellezza, a fallire invece sono le molle (del cane o del percussore medesimo, in una pistola striker fired), perché rotte o snervate, che di conseguenza non sono in grado di imprimere un impulso sufficientemente forte.

Come si fa a stabilire se uno dei problemi evidenziati stia affliggendo la propria arma? E come si fa, in sostanza, a stabilire se la forza del percussore della propria pistola o carabina è sufficiente ad accendere in modo affidabile l’innesco delle cartucce? Se l’arma è utilizzata per il tiro a segno informale la domenica, qualche “cilecca” di tanto in tanto può costituire al più una seccatura e una perdita di tempo, ma se l’arma viene conservata per difesa personale, è chiaro che il dubbio può avere ripercussioni non da poco. 

Ovviamente…
Ovviamente il sistema più semplice è andare al poligono e svolgere una sessione di tiro con vere cartucce. Non sempre però quando si è colti dal tarlo del dubbio si ha la possibilità di andare in poligono e men che meno tirare una botta tra le pareti di casa! Ecco allora palesarsi l’utilità di disporre di uno o più metodi che consentano la verifica della forza del percussore, senza che sia necessario sparare una vera cartuccia, senza rumore e con il minimo possibile della spesa.

Esistono, in effetti, più differenti metodi pratici per la verifica della forza di percussione dell’arma senza sparo di vere cartucce. Il primo, forse più noto ai profani, consiste nell’inserire una matita in legno nella volata dell’arma (ovviamente non prima di essersi accertati che l’arma sia completamente scarica), fino a far combaciare la testa della matita (provvista o meno di gomma per cancellare) con la faccia dell’otturatore. Scattando a vuoto, l’urto del percussore dovrebbe avere forza sufficiente a lanciare la matita fuori dalla canna dell’arma, tenendo l’arma rivolta verso l’alto.

Questo sistema è molto diffuso ma presenta una serie di incognite: innanzi tutto la sua efficacia è legata a numerosi fattori contingenti, a partire da quanto sia lunga la canna della pistola (e con una carabina, comunque, ovviamente non funziona…), a eventuali attriti tra la matita e le pareti della canna e così via. Per non parlare del fatto che con armi in calibro inferiore al 9 mm, talvolta la matita non entra nella canna o entra con frizione, annullando così il senso stesso del test.

C’è un altro sistema che può fornire una stima affidabile sulla forza di percussione, senza necessità di utilizzare la matita: in questo caso basta un bossolo sparato (quindi con l’innesco già percosso), sul fondello del quale si incolla un pezzetto di carta. Si inserisce il bossolo nella camera e si scatta a vuoto: estraendo quindi il bossolo, il foglio di carta dovrà risultare perforato. Anche questo sistema è piuttosto sicuro nell’esito, tuttavia può dare un margine di errore.

Il sistema definitivo
Se ci si vuole togliere definitivamente qualsiasi dubbio, il sistema in assoluto più affidabile è quello di scaricare alcune cartucce con il martello cinetico, procurandosi così alcuni bossoli innescati (oppure innescare alcuni bossoli con la propria attrezzatura per la ricarica domestica, se la si possiede, o farli preparare a un amico ricaricatore). Il bossolo innescato viene introdotto nella camera dell’arma. Si prende a questo punto un pezzo di carta casa (tipo Scottex, per intenderci), lo si piega in quattro e lo si appoggia sul tavolo o sul pavimento. Sopra di esso si appoggia la volata dell’arma e si scatta. La carta casa assorbirà completamente il rumore della detonazione dell’innesco, tanto con la pistola quanto con la carabina. L’effetto di smorzamento del rumore è talmente efficace che, spesso, può restare il dubbio se l’innesco sia effettivamente partito oppure no: in caso affermativo però, nel punto della carta dove appoggiava la volata resterà una bruciatura perfettamente circolare. Anche l’interno del bossolo ovviamente evidenzierà un deposito di residui carboniosi e sarà prodotto anche un po’ di fumo biancastro.

Questa prova consente, in particolar modo, di verificare efficacemente (ma soprattutto silenziosamente, senza pericoli per i terzi e nel modo più economico possibile, che era lo scopo iniziale) se una percussione alleggerita in una pistola preparata per l’impiego sportivo, abbia o meno ancora la forza di accendere in modo affidabile lo specifico innesco che si andrà poi a utilizzare sul campo di tiro. È chiaro che più si spinge al limite la modifica del sistema di scatto e percussione dell’arma, più sarà consigliabile testare quattro, cinque o dieci bossoli innescati appositamente preparati, verificando che l’affidabilità di accensione sia totale o meno.