Anche la caccia è sostenibile

Presentata a Brescia l’edizione numero uno di Futura, Economia X l’Ambiente, per novembre 2020. Parterre di rilievo per parlare di ambiente e anche di caccia. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, espone un’interessante visione…

«L’ambiente finora è sempre stato visto come un ostacolo, dovrà essere inteso sempre più come risorsa economica», così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, alla platea di istituzioni e imprese riunite al Brixia forum per l’anteprima di Futura, Economia X l’Ambiente, lo scorso venerdì 29 novembre al polo fieristico Brixia forum. «L’ambiente non è solo un sistema da proteggere, ma un obiettivo per fare impresa. Qualsiasi governo accorto deve incidere per l’educazione ambientale, con il governo abbiamo fatto un lavoro che ci fa sperare in una produzione industriale che guardi alla sostenibilità», ha poi aggiunto auspicando che agli sforzi messi in campo dall’Europa facciano seguito analoghe azioni a livello globale. «Quanto all’Italia, Brescia può candidarsi a diventare la capitale dell’economia sostenibile».

La fiera si terrà tra un anno, dal 27 al 29 novembre 2020, e punta a proporsi non tanto come fiera di prodotto o di settore, ma soprattutto di esperienze e buone pratiche. Una grande manifestazione su ambiente e sostenibilità, che ha già venduto quasi la metà degli spazi disponibili, come ha riferito la presidente di Brixia forum, Giovanna Prandini. Presente anche il sottosegretario di Stato per l’ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut.

Interessantissima la tavola rotonda “Le sfide per il sistema economico-produttivo tra sostenibilità e visione di lungo termine” perché vi si è parlato anche di attività venatoria. Il preambolo è stato affidato al parlamentare europeo Paolo De Castro, componente della commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale. Che ha sottolineato il ruolo fondamentale proprio dell’agricoltura in campo ambientale e di come questa non si possa più intendere in modo bucolico, ma anzi debba utilizzare i mezzi e le tecniche più moderne, come le terapie genetiche non ogm invece della chimica per combattere le malattie, come i droni e l’agricoltura di precisione per migliorare l’efficienza. «Per tutelare la biodiversità occorre mettere insieme tutti i soggetti interessati ad aiutare il sistema in modo sostenibile».

Silvio Barbero, vicepresidente dell’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (Cn), ha riferito che i modelli di produzione e consumo del cibo non sono più sostenibili e che occorre rivedere l’intera scala di valori, dal profitto alla solidarietà e dall’ambiente alla produzione, per capire in quale direzione sta andando il Paese. Anche l’allevamento dei bovini è altamente impattante sull’ambiente. «Abbiamo in Italia una risorsa importante, ampiamente sostenibile, che proviene dagli animali selvatici. Nel solo arco alpino e per quanto riguarda i soli ungulati sono disponibili 7 mila tonnellate di proteine animali di altissima qualità. Non voglio con questo dire che gli animali debbano essere abbattuti, anzi devono essere tutelati e prelevati correttamente. Bisogna far diventare quello che rappresenta un problema, cioè il proliferare di questi animali che provocano danni, una risorsa. La filiera delle carni di selvaggina che è stata costituita a partire da Bergamo con il progetto “Selvatici e buoni” di Fondazione Una deve essere gestita in modo attento e trasparente da tutte le figure che vi partecipano: cacciatori, macellai, ristoratori».

Lorenzo Bertacchi, coordinatore dei progetti di sostenibilità di Fondazione Una, partner di Futura, Economia X l’Ambiente, pur rilevando che l’attività venatoria può rappresentare un atomo nel mondo della sostenibilità, ha sottolineato la nuova consapevolezza nelle pratiche dei cacciatori che, per esempio, sospendono l’attività quando ci sono pericoli per la sopravvivenza degli animali come è successo pochi giorni fa nella bresciana Valcamonica o intervengono per salvare le anatre sopravvissute al botulino nella valle della canna in provincia di Ravenna. «La caccia rappresenta un’opportunità sostenibile perché non abbandona la natura, ma la gestisce e può correggere certi errori dovuti anche all’uomo. I cacciatori possono rendere disponibili risorse per ripristinare e ripulire».

Osvaldo Veneziano, vicepresidente del Comitato scientifico di Fondazione Una, ha citato i casi in cui la fondazione si è messa al servizio della collettività, attraverso le organizzazioni dei cacciatori sul territorio e la tecnologia, per esempio con il progetto di un radiocollare a energia termica usato per il monitoraggio e la conservazione dell’orso marsicano. Quindi ha auspicato che i diversi interessi che gravitano sull’ambiente possano evitare le lacerazioni del passato. «La rivoluzione verde non è appannaggio specifico di nessuna categoria né di alcuna generazione. Dobbiamo sentirci tutti in dovere di cambiare».

Gli interventi più significativi della mattinata, comunque, sono stati tutti incentrati sui problemi dell’ambiente e dell’energia e hanno rappresentato anche con note di drammaticità il ritardo delle istituzioni e della produzione. Così David R. K. Adler, coordinatore della campagna “Green New Deal for Europe”, Luigi Ferrata, del segretariato di ASviS – Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e Lorenzo Tavazzi, associate partner e responsabile dell’area Scenari e Intelligence di The European House–Ambrosetti.