Victrix Tormentum calibro .375 Chey tac

È la più poderosa bolt-action disponibile sul mercato sportivo della gamma Minerva, specifica per i calibri Chey-tac. Canna e costruzione impeccabili, uniti a un coefficiente balistico “estremo” delle palle, consentono tiri di precisione oltre i 2 mila metri
Di Matteo Cagossi

​​Della serie Minerva, il cui l’ultimo arrivato è il fucile per tiratore scelto Corvus calibro 12,7×99 mm (.50 Bmg), abbiamo potuto testare la carabina “intermedia” Tormentum nel poderoso calibro .375 Cheyenne tactical. Il .375 Chey-tac o 9,5×77 mm, nasce allo scopo di ottenere una cartuccia “sportiva” ma pensata anche per impieghi tattici che, grazie all’elevatissimo coefficiente balistico (in alcuni casi anche superiore a 1.0) dei proiettili impiegati, spinti a velocità iniziali anche ben superiori ai 900 m/sec, fosse in grado di mantenere una velocità supersonica oltre i 2.200 metri. Il tutto per garantire un tiro teso e preciso a soft target posti a distanze improponibili per il .338 Lapua magnum e proprie solo di caricamenti match del .50 Bmg. Tale cartuccia deriva dal .408 Chey-tac, introdotto nel 2001 dall’azienda americana Cheyenne tactical Usa e prioritariamente destinato a impieghi tattici per tiro “chirurgico” fino ai 2.000 metri. Seppur veramente intermedie rispetto ai calibri .308 Winchester e.50 Bmg, .408 e, ancor più, .375 Chey-tac sono in grado di fornire una traiettoria notevolmente più tesa del calibro .50 e, pertanto, sono in grado di fornire una precisione maggiore alle lunghe distanze.
La Tormentum è una carabina bolt-action con otturatore dotato delle caratteristiche tre alette di chiusura poste rispettivamente a 120° ricavate dal corpo otturatore, che ha quindi diametro analogo alle alette. Il corpo del cilindro è solcato da canali d’alleggerimento che, in ambito tattico, concorrono anche ad aumentare l’affidabilità d’armamento in teatri operativi estremi come quelli artici o desertici ove ghiaccio e sabbia potrebbero incidere sull’affidabilità delle componenti in movimento dotate di tolleranze strettissime.
La faccia dell’otturatore è, ovviamente, ribassata per accogliere il fondello del pesante bossolo dal diametro di 16,3 mm. Si è utilizzato un solido estrattore a “ghigliottina” posto su una aletta e un doppio espulsore a pistoncino caricato a molla. Il tutto scorre con una fluidità e precisione mai sperimentati prima su armi tattiche, all’interno dell’azione appropriatamente dimensionata e realizzata dal pieno con acciaio Aisi 630.
Il movimento è successivamente finito con processo Pvd coating che, oltre a donare una finitura particolarmente resistente agli agenti corrosivi od ossidanti, garantisce anche la richiamata fluidità di scorrimento dell’otturatore unita a una durezza superficiale particolarmente elevata.
All’azione di forma prismatica, è avvitata stabilmente la canna. In commercio vi sono molti sniper rifle a canna intercambiabile, ma Victrix ha preferito un assemblaggio stabile del tubo rigato che è realizzato in acciaio inossidabile 416R, lungo 30 pollici (762 mm) e solcato da 5 rigature (realizzate con procedimento single cut) con passo di 250 mm, il tutto rifinito con doppia lappatura a mano.
Il profilo pesante della canna prevede una leggera conicità verso la volata mentre, per contenere i pesi, la superficie esterna è di tipo fluted, ovvero solcata da scanalature d’alleggerimento. In volata è avvitato un corposo freno di bocca a tre stadi bloccato da ghiera di serraggio che, durante le prove, si è rivelato un preziosissimo ausilio per ammansire il severo rinculo generato dal calibro.
In culatta, viceversa, è presente una breve rampa d’alimentazione per consentire alle lunghe cartucce .375 Chey-tac di essere tradotte dal caricatore alla camera di cartuccia senza traumi e con il minimo sforzo. Il caricatore polimerico è di tipo monofilare della capacità di 5 cartucce (7 per l’estero o clienti istituzionali) e, visto l’ampio spazio longitudinale interno, garantisce una certa libertà d’assemblaggio del munizionamento da parte dei ricaricatori. In generale, anche viste le dimensioni e pesi delle cartucce utilizzate, il caricatore ha sempre fornito grande affidabilità e il posizionamento nell’arma è apparso stabile e sicuro. La ritenzione del caricatore è affidata al classico bilancere posto sul retro dell’alloggiamento, a sua volta ancorato alla calciatura. Immediatamente dietro al bocchettone, è presente il ponticello che protegge il grilletto dagli urti, dimensionato anche per l’impiego di guanti termici o tattici. Lo scatto è ampiamente regolabile e, per aderire anche alle richieste degli operatori militari, è in due tempi, al fine di poterlo settare in modo analogo allo scatto delle armi semiautomatiche già in dotazione come le carabine M110 (Knight’s amament Sr 25) e simili. In ogni caso, vista la tipologia d’arma e la destinazione d’impiego della stessa, sarebbe stato improprio dotare la carabina di scatti da 100 grammi tipo Bench rest che, durante l’impiego operativo, potrebbero cagionare involontari spari prematuri.
Il Tormentum provato, ha mostrato uno scatto estremamente preciso, fluido e costante, con precorsa di lunghezza media e secondo tempo netto e prevedibile per un totale di circa 1.500 g di carico equamente ripartiti tra i due tempi. Il grilletto è ottimamente raggiungibile sia da posizione prona sia da altre posizioni di tiro, in quanto l’impugnatura a pistola semianatomica in gomma morbida per Ar15, garantisce una presa stabile e naturale anche con i guanti. D’altronde, l’ergonomia offerta delle carabine Victrix armament è sempre assoluta. Il movimento, infatti, è supportato dalla calciatura modulare in lega leggera che, in virtù della costituzione in più moduli, consente l’eventuale sostituzione di varie parti come astine, calciature o impugnatura.

Il cuore del sistema, è lo chassis centrale che duplica e accoglie l’azione della Tormentum. Tale componente integra il bocchettone d’alimentazione e l’interfaccia con l’impugnatura. Anteriormente, si innesta l’astina ventilata a sezione ottagonale predisposta per l’istallazione laterale e inferiore di rail mentre, superiormente, è presente la rail principale inclinata di 45 Moa posta in linea e contigua a quella presente sull’azione. Inferiormente, tra chassis e astina vi è la maniglia di trasporto amovibile, con predisposizione per attacco del treppiede baricentrico e dotata di gancio anteriore per favorire e rendere eventualmente stabile l’utilizzo dell’arma se appoggiata a funi o corde. L’impiego di cordame per appoggio anteriore è spesso utilizzato durante il tiro di precisione da imbarcazioni o da elicotteri le cui vibrazioni, con tale accorgimento, sono in certa misura ammortizzate. Sfruttando, per l’appunto, cordini sintetici (paracord) agganciati ai portelloni degli elicotteri o ai tientibene delle imbarcazioni si può utilizzare l’arma per tiri d’interdizione o per operazioni di antipirateria. Campo, quest’ultimo, in cui una carabina capace di tiri risolutivi oltre i 2.000 m, può annichilire le minacce prima ancora che le stesse si avvicinino all’imbarcazione da difendere: ovvero, prima che i pirati possano giungere a distanza di tiro delle armi che impiegano di solito. Posteriormente allo chassis, è collegato lo snodo del calcio ribaltabile dotato di sicura contro lo svincolo involontario. L’arma, infatti,vanta una lunghezza di oltre 1.400 mm per cui, nel trasporto, è indispensabile ridurre le dimensioni grazie al ribaltamento del calcio.
Il calcio si ribalta sul lato sinistro dell’arma mentre, in apertura, è stabilmente bloccato in posizione dalla leva, con seconda leva di serraggio con senso d’azionamento contrario alla leva principale. Ciò serve per evitare che eventuali urti all’arma possano cagionarne involontari sbloccaggi. La stabilità della pala è assoluta e non fa rimpiangere i calci fissi. Per il rapido attagliamento ergonomico, il calcio è totalmente regolabile senza strumenti: tutte le registrazioni sono comandate da ghiere zigrinate a serraggio manuale. L’appoggiaguancia vanta un’ampia escursione verticale e longitudinale mentre il calciolo può essere allungato di 50 mm e regolato in altezza di una sessantina di millimetri per aderire alle necessità del tiratore. Inoltre, per agevolare l’impiego di appoggi posteriori come sacchetti o rest, è presente una porzione tubolare parallela all’asse di canna a cui è possibile agganciare spezzoni di rail per l’innesto di monopiedi.
In pratica, un allestimento tattico ma vocato anche al tiro di precisione a lunga distanza (dai 500 m in su) in ambito sportivo.
Proprio per verificare la precisione offerta dal connubio arma-cartuccia, ci siamo recati nella splendida cornice offerta dall’appennino parmense presso il “campo 2” gestito dalla Asd Pellegrino parmense.
Tale campo, consente tiri a piastre metalliche fisse poste a distanze variabili tra i 600 m e 1.900 m e, grazie ai differenti angoli di sito, permette di sperimentare varie condizioni di tiro e di addestramento per il personale operativo.
Per l’occasione, sono state impiegate munizioni ricaricate con l’ottimo bossolo Peterson, polvere Hodgdon H1000 e palle monolitiche in lega di rame del peso pari a 350 grs e coefficiente balistico vicino ai .980. Tali palle, nella canna lunga 30 pollici del Tormentum, hanno raggiunto una velocità pari a circa 900 m/sec con, all’attivo, ben oltre 930 kgm di energia cinetica alla fonte che, a 1.000 metri, scende a valori paragonabili a quelli erogati, alla bocca, da una cartuccia calibro .300 Winchester magnum mentre la “potenza” espressa a 2.000 m è simile a quella offerta una Desert Eagle calibro .50 Ae “a bruciapelo”.
Insomma, una vera “cannonata” che, grazie alle palle dal coefficiente balistico straordinario, permette di mantenere elevatissimi livelli energetici a grandi distanze. Per iniziare, abbiamo ingaggiato una piastra metallica posta a 1.020 metri, con angolo di sito di una decina di gradi, in posizione prona con bipiede anteriore e sacchetto posteriore.
Non nascondo che, posizionandomi alle spalle della Tormentum per esplodere la prima cartuccia, ho approcciato la carabina aspettandomi un rinculo piuttosto sostenuto e, pertanto, ho prestato più attenzione a gestire le reazioni dell’arma rispetto alla precisione del tiro. Mi sono sdraiato, ho imbracciato la calciatura e, prima di caricare, ho effettuato qualche scatto in bianco per prendere confidenza con l’arma.
Dopo aver caricato, un rapido controllo all’allineamento del reticolo col bersaglio sfruttando il comodo appoggiaguancia regolabile, quindi ho appoggiato il dito sul grilletto e ho iniziato la precorsa. Sono passato quindi al secondo tempo, cercando di apprezzarne la fluidità, finché l’esplosione degli oltre 120 grs di polvere contenuta nel bossolo, non mi hanno colto di sorpresa.
Il proiettile ha impattato lievemente a sinistra della piastra, probabilmente anche per la brezza con salti di vento da 6 a circa 17 kmh proveniente da “ore 2”. Per quanto riguarda il rinculo, il primo pensiero è stato: “tutto qui?”. Le razioni allo sparo del Tormentum sono praticamente inesistenti. L’importante è non sostare nella zona interessata dai gas deflessi dal freno di bocca poiché, anche da tre metri di distanza, risultano fastidiosi. In compenso, il rinculo è stato dolcissimo, persino inferiore a quello prodotto da una Sako Trg 22 calibro .308 Winchester con freno di bocca che solitamente impiego nelle competizioni di tiro a lunga distanza. D’altra parte, non poteva essere diversamente vista la massa di oltre 12 kg dell’arma unita all’efficientissimo freno di bocca a tre stadi. Ripresomi dalla piacevolissima esperienza, ho prontamente riarmato e, tornato in puntamento, ho corretto il punto di mira ponendo la “croce” sul bordo destro della piastra. Scatto, lo spotter ha sussurrato un confortante “hit”. Riarmo, sparo, “hit”. Con la quarta cartuccia, ho provato un tiro al bersaglio piccolo della piastra e, nuovamente “hit” sempre a 1.020 m.
Azzerato il “tiratore”, sono passato al bersaglio cartaceo posto alla sinistra della piastra, esplodendo due cartucce nella parte alta del bersaglio per verificare la possibilità di rilevare il foro con lo spektive ma, a quella distanza, nemmeno l’ottica Hensoldt Spotter 60 utilizzata dall’osservatore è in grado di distinguere il punto d’impatto della palla di 9,5 mm. Ho quindi spostato il reticolo al centro del bersaglio e ho esploso le altre tre cartucce contenute nel serbatoio, per poi attendere fiducioso il rientro del Land Rover con il bersaglio appena ingaggiato.
L’esito della prova: tre bei fori a formare una rosata omogenea di soli 80 mm tra i centri (1/3 di Moa).
Il tutto, realizzato con estrema “facilità” e una ponderata noncuranza del vento che nel frattempo stava montando.
Dopo tale esperienza, abbiamo esploso ancora qualche cartuccia a tale distanza sulla piastra poi, corretto l’alzo con 5,5 mil, sono passato alla piastra posta a circa 1.500 m. A tale distanza, sempre per via del vento, non è stato possibile udire gli impatti del proiettile sul metallo e anche lo spotter, ha faticato a rilevare gli impatti. Pertanto, ho diretto il tiro alla destra del bersaglio sul terreno erboso ammorbidito dalle piogge.
Su tale “bersaglio” le palle hanno creato “crateri” ben visibili, tutti circoscritti in un’area circolare dallo stimato diametro di una quarantina di centimetri. Dopo tale corroborante esperienza, ho compreso il sempre maggiore interessamento della clientela istituzionale per le carabine Victrix armament. Victrix è riuscita a produrre un’arma di precisione per tiro a distanze estreme, tale da rendere “semplice” (le virgolette sono d’obbligo per un aggettivo riferito ad attività estremamente complesse) centrare, con noiosa costanza, un bersaglio posto anche oltre i 1.000 m.
L’ergonomia, il peso, l’impostazione, l’assenza di rinculo e le certezze balistiche offerte dalla carabina bergamasca concorreranno, senza dubbio, ad agevolare l’attività degli sniper militari che, nella Tormentum, troveranno una valida alleata per gli impieghi più gravosi.
In ambito sportivo, viceversa, non si può negare che il .375 e il .408 Chey-tac potrebbero apparire un poco esuberanti per forare fogli di carta o colpire inermi piastre metalliche. Sta di fatto che, nella ristretta nicchia di “super-carabine” in calibri estremi, la Tormentum spicca per le caratteristiche tecniche possedute e per le finiture di livello superiore ai prodotti concorrenti, poiché costruita in modo tradizionale ma con componenti di altissima qualità e contenuto tecnologico, il tutto assemblato con la cura solitamente dedicata ad armi da tiro agonistico.
La prova completa su Armi e Tiro di gennaio 2018
Produttore: Victrix armaments, via Mazzini 38/A, 24026 Cazzano Sant’Andrea (Bg), victrixarmaments.com, info@victrixarmaments.com
Tipo: carabina a ripetizione
Modello: Tormentum
Calibro: .375 Chey-tac e .408 Chey-tac
Impiego specifico: tiro a lunga distanza (oltre 2.000 m)
Funzionamento: otturatore girevole-scorrevole con tre alette frontali di chiusura
Alimentazione: caricatore prismatico amovibile
Numero colpi: 5 (7 per mercato estero o enti militari e di polizia)
Scatto: Victrix in due tempi regolabile
Sicura: a due posizioni
Canna: lunga 30” (762 mm), realizzata per tagliatura (single cut) e lappata, con freno di bocca e solchi d’alleggerimento. Passo 1-10”
Organi di mira: slitta Picatinny inclinata 45 moa integrale, per il montaggio di ottiche
Lunghezza totale: 1.230-1.450 mm
Peso: 12.700 g scarica
Materiali: azione in acciaio Aisi 630 con finitura Pvd “brunita”, canna in acciaio inox 416R, calciatura in lega leggera 7075
Qualifica: arma da caccia
Prezzo: 10.803 euro, Iva inclusa