10 Predator, the Italian special edition

Edizione speciale della carabina tattica di Casa Savage, realizzata su richiesta dell'importatore italiano. Tra le peculiarità: canna pesante con rigatura a passo corto e calciatura Choate, personalizzabile

Negli Stati Uniti Savage è una tra le più rinomate aziende specializzate nella produzione di carabine, seconda solo a Remington per quantità di armi lunghe prodotte.
Grazie a Prima armi è stata introdotta anche in Italia, dove ha riscontrato un immediato successo grazie all’ottimo rapporto qualità/prezzo: a fronte di un prezzo contenuto, infatti, la Savage produce armi in grado di tenere testa a nomi ben più blasonati grazie all’utilizzo di soluzioni tecniche all’avanguardia, come il pacchetto di scatto con sicura automatica al grilletto, una novità su questo tipo di armi che ricorda vagamente la soluzione inventata da Gaston Glock per le sue semiautomatiche polimeriche (anche se, in effetti, il funzionamento è assai diverso).
La versione Predator appartiene, dal punto di vista della meccanica, alla serie 10 prodotta dalla Savage e dedicata al law enforcement, ma si contraddistingue dagli altri modelli per l’originale e aggressiva calciatura Choate Ultimate sniper.
L’azione non è ottenuta per microfusione, come avviene per buona parte delle armi moderne, ma è ricavata dal pieno. Terminata la lavorazione, il componente subisce il trattamento termico, operazione effettuata per mezzo di campi magnetici e non con un forno di tipo tradizionale.
Il trattamento termico a induzione magnetica consiste in una rapida inversione di polarità (500 volte al minuto) che porta le molecole a temperatura elevata. In questo modo, l’uniformità della tempra del pezzo di acciaio è garantita in quanto non vi è una differenza di temperatura tra la parte esterna e quella interna del componente.
La peculiarità dell’otturatore prodotto dalla Savage risiede nella realizzazione della testa rispetto al corpo: invece di essere un pezzo unico, sono due elementi separati tra di loro e per di più dotati di un evidente gioco. Non è un errore di fabbricazione ma è perfettamente voluto, in modo da consentire un appoggio sempre perfetto e uniforme dei due tenoni sui rispettivi piani di chiusura indipendentemente dall’ assialità del cilindro, garantendo così una distribuzione uniforme dell’energia di rinculo su entrambi i lati dell’azione e su tutta la superficie dei tenoni di chiusura.

​Dietro alla coppia principale di tenoni è posta una seconda coppia, con possibilità di rotazione indipendente. Questa seconda coppia di tenoni ha lo scopo di occludere le sedi di scorrimento dell’otturatore quando quest’ultimo è in chiusura, limitando al minimo lo sfiato di gas all’indietro nel caso di rottura del bossolo. In questa malaugurata eventualità, sulla testa dell’otturatore è presente un grosso foro di sfiato che comunica con un foro posto sul lato destro dell’azione, che consente la dispersione dei gas di sparo lontano dal viso del tiratore.
Il manubrio di armamento è curvato verso il basso, è piuttosto sottile ma provvisto di un pomello maggiorato, sferico e privo di zigrinature. La percussione è, ovviamente, a percussore lanciato, la sicura manuale è costituita da un cursore posto sulla codetta dell’azione che deve essere spinta all’indietro per l’attivazione.
Per la rimozione dell’otturatore, invece, è presente una leva sul lato destro dell’azione, che però può essere azionata solo se il grilletto è premuto. La canna è vincolata all’arma per mezzo di una lunga filettatura, sulla quale si investe anche un grosso dado di tenuta che ha lo scopo di trattenere il traversino del recoil lug ma ha anche il pregio di consentire una regolazione estremamente precisa dello head space.
Le canne Savage sono ottenute per bottonatura, procedimento che consente uno stress inferiore rispetto a una canna rotomartellata (il surriscaldamento è minore). Inoltre, i pieni e i vuoti sono meno influenzati dall’usura dell’utensile rispetto al procedimento di brocciatura. La canna della Predator è leggermente più corta rispetto ai normali standard, ovvero 610 millimetri (24 pollici), con profilo conico costante che termina in volata con un diametro di 22 mm.
La vera peculiarità è il passo di rigatura di 1:10” (254 mm), molto più corto rispetto al normale e di conseguenza in grado di stabilizzare anche palle molto pesanti (nell’ordine dei 200 grani).

​Il serbatoio è fisso, bifilare a presentazione alternata, con fondo cieco e, quindi, privo di sportello inferiore incernierato per lo svuotamento rapido. La capacità è di quattro cartucce più una direttamente in canna.
Un’altra peculiarità delle armi prodotte dalla Savage risiede nel particolare pacchetto di scatto, dotato di sicura automatica. Il grilletto vero e proprio ha, al centro, una leva sporgente di dimensioni più piccole, che blocca fisicamente lo scatto se non è premuta. Questo sistema ha un duplice vantaggio: oltre a rendere l’arma estremamente sicura anche in caso di urti accidentali con il percussore armato, permette di ridurre notevolmente il peso dello scatto senza rischiare partenze non volute.
Il peso di sgancio è regolabile da un minimo di 700 grammi e la regolazione, invece di interessare la molla del bilanciere che comanda il dente di scatto, viene fatta direttamente sulla molla che comanda il ritorno del grilletto.
Questo tipo di pacchetto di scatto ha caratteristiche operative tutte sue: il primo tempo della trazione è molto lungo, mentre il secondo tempo è molto leggero e breve. Si tratta di qualità che lo rendono ben sfruttabile nel mirato, anche se necessita un minimo periodo di adattamento da parte del tiratore.
Il fucile è privo di organi di mira, ma è predisposto per il montaggio di un’ottica e a tale scopo nella parte superiore del castello ci sono quattro piccoli fori coperti da altrettanti grani destinati al montaggio degli attacchi per il cannocchiale. In questi quattro fori viene montata una slitta Weaver prodotta dalla Ken Farrell, estremamente robusta e in grado di reggere qualsiasi tipo di ottica.
Per la prova di tiro abbiamo utilizzato un’ottica Hensoldt 6-24×72, nata per l’impiego militare e dotata di reticolo illuminabile. Grazie alla lente d’uscita di dimensioni enormi e alla qualità delle lenti, l’immagine del bersaglio risultava molto nitida anche se, a causa del calore della giornata l’effetto miraggio era notevole.
Il calcio del fucile è prodotto dalla Choate su progetto dal maggiore John Plaster che, terminato il servizio militare, ha messo a frutto nel settore civile la sua esperienza di sniper. Denominato Ultimate sniper, è realizzato in polimeri utilizzando la mescola Du Pont Rinite Sst-35 ed è ottenuto per iniezione della mescola direttamente in uno stampo contenente un bedding in alluminio a doppio pilone ottenuto per asportazione di truciolo.

La canna è completamente flottante, non avendo alcun punto di contatto con la parte in polimeri della calciatura. Il calcio, di colore verde, è montato sull’azione utilizzando una chiave dinamometrica, in questo modo la tensione sui piloni è uniforme e di conseguenza priva di torsioni. La pala del calcio è di tipo scheletrico, ispirata a quella dell’Svd russo, di conseguenza l’impugnatura è a pistola con un angolo molto vicino ai novanta gradi.
Nella parte posteriore il calciolo, in materiale assorbente, è equipaggiato di distanziali in modo da poter variare la lunghezza dell’arma secondo le esigenze del tiratore. Nella parte inferiore della pala, in prossimità del calciolo, è montato un monopiede regolabile in altezza.
L’appoggiaguancia, di colore nero, è montato nella parte superiore della pala ed è disponibile di due altezze diverse in modo da potersi adattare alla guancia del tiratore e all’altezza degli anelli di montaggio dell’ottica.
Una particolarità di questa calciatura risiede nella particolare lavorazione dell’astina in due sezioni: la sezione anteriore è maggiorata rispetto a quella posteriore, andando a formare uno scalino. La parte posteriore è zigrinata in modo da migliorare la presa, mentre gli scalini alle due estremità possono essere utilizzati come punto di appoggio per speciali monopiedi per il tiro in imbracciata.
In posizione prona, al contrario, si impiega il bipiede di serie, prodotto dalla Harris, innestato in una guida a “T”. Per il trasporto dell’arma sono predisposti sui lati due punti di ancoraggio per le magliette del tipo a sgancio rapido. Ai lati della parte anteriore dell’astina sono presenti due coppie di ampie feritoie, destinate ad agevolare la dispersione del calore sviluppato dalla canna.

​Dopo una taratura di massima dell’ottica, abbiamo iniziato a provare una serie di ricariche tirando in appoggio anteriore sul bipiede e posteriore sul monopiede integrato nel calcio. In quest’occasione, oltre a impiegare le solite cartucce ricaricate appositamente per il Tiro a segno, abbiamo voluto provare anche una serie di combinazioni inconsuete, studiate anche per l’impiego venatorio.
Comunque, prima di iniziare con ricariche estrose e non consone a questo tipo di arma abbiamo iniziato con le classiche ricariche da competizione su una distanza di 100 metri e ancora una volta abbiamo abbinato la palla Sierra Matchking di 168 grani a 41 grani di Vihtavuori N140, il tutto contenuto in bossoli Federal con inneschi Cci. I risultati sono stati discreti, con una rosata di cinque colpi in 27 mm. La seconda ricarica è stata pressoché analoga, ma abbiamo optato per una palla Hornady A-Max sempre di 168 grani, migliorando leggermente il risultato precedente con quattro colpi in 24 mm. Purtroppo, lo strappo del quinto colpo ci ha rovinato la rosata, portandola a 34 mm. Rimanendo sullo stesso di tipo di palla siamo ritornati alla Sierra Match di 168 grani, solo che questa volta abbiamo provato ad aumentare la carica di lancio e al posto dei canonici 41 grani abbiamo optato per una ricarica più robusta, ovvero 43 grani di N140.
Il risultato ci ha strabiliato, abbiamo piazzato cinque colpi in soli 17 mm di cui ben 4 addirittura nello stesso foro, un risultato notevole considerata la giornata assolata.
Terminate le palle di 168 grani siamo passati a un altro tipo di palla da competizione, le 155 grani Palma Match propulse da 42 grani di Norma 202, ma questa volta i risultati attesi non sono arrivati in quanto abbiamo sviluppato una rosata di 30 mm con quattro colpi contenuti in 22 mm.
A questo punto il fucile era veramente caldo, pertanto ci siamo presi una pausa per far riposare l’arma. Dopo una ventina di minuti abbiamo ripreso a sparare e, utilizzando sempre bossoli Federal e inneschi Cci, abbiamo provato la palla Sierra Matchking di 175 grani, spinta da 40 grani di N140. I risultati sono stati abbastanza deludenti, in quanto abbiamo ottenuto una rosata di 32 mm ma non abbiamo desistito e abbiamo riprovato mantenendo inalterati tutti i componenti eccettuata la polvere, che è stata sostituita con una dose identica di Norma 202, leggermente più vivace rispetto alla Vihtavuori N140. Questa volta i risultati sono arrivati, grazie a un’ottima rosata di 25 mm con ben 4 colpi in soli 17 mm, risultato di tutto rispetto.
Terminate le palle Match siamo passati alle ricariche da caccia e, utilizzando sempre bossoli Federal e inneschi Cci, abbiamo impiegato una palla Spbt di 180 grani spinta da 40 grani di N140, con la quale abbiamo ottenuto una rosata di 36 mm. Infine siamo passati alle ricariche “estreme”, ovvero con palla Norma Oryx di 200 grani spinta da 38 grani di N140, ottenendo un raggruppamento di tre colpi in 33 mm.
Come ultima ricarica abbiamo voluto utilizzare palle Sierra Match di 69 grani calibro .224” contenute entro sabot J&B. I risultati sono stati abbastanza deludenti, i proiettili a causa dell’elevata velocità (oltre 1.200 m/sec) sono andati un po’ da tutte le parti.
Come ultimo test abbiamo voluto provare le cartucce rivelatesi ideali con l’arma, ovvero le Sierra di 168 grani spinte da 43 grani di Vihtavuori N140, alla distanza di 300 metri. Il risultato è stato più che soddisfacente, grazie a una rosata di cinque colpi in 60 millimetri, con tre colpi concentrati in soli 23 millimetri. Il Savage 10 Predator calibro .308 Winchester nella globalità si è comportato bene: lo scatto, in due tempi con un primo tempo lunghissimo, è il classico Savage Accutrigger e l’estrazione e l’espulsione sono risultate più che soddisfacenti. Abbiamo notato, però, una stabilità un po’ carente: il connubio bipede Harris e monopiede integrale al calcio non è probabilmente dei migliori, sta di fatto che il fucile traballa e oscilla leggermente, richiedendo una certa dose di impegno nel traguardare correttamente il bersaglio.

L'articolo completo è stato pubblicato su Armi e Tiro – agosto 2006

Produttore: Savage arms, 100 Springdale Road, Westfield, Ma 01085 Usa, tel 00.41.35.68.70.01, fax 00.41.35.68.83.86, www.savagearms.com
Importatore: Prima armi, viale Kennedy 8, 10064 Pinerolo (To), tel. 01.21.32.14.22, fax 01.21.39.887.39, www.primarmi.it, prima@primarmi.it
Modello: 10 Predator
Destinazione d’uso: Tiro a segno, caccia
Tipo: carabina a ripetizione manuale
Calibro: .308 Winchester
Funzionamento: otturatore girevolescorrevole
Canna: lunga 610 mm, rigatura a sei principi ad andamento destrorso, passo di 1:10” (254 mm)
Percussione: percussore lanciato
Alimentazione: serbatoio fisso bifilare a doppia presentazione
Numero colpi: 4
Estrattore: a unghia posto sul lato destro dell’otturatore
Espulsione: a piolo posto sulla faccia dell’otturatore
Mire: assenti; slitta Ken Farrell con attacchi Weaver per l’installazione dell’ ottica
Scatto: in due tempi con un peso di sgancio di 700 grammi
Sicurezze: manuale alla catena di scatto, automatica al dente di scatto
Calciatura: Choate con pillar bedding; calciolo e appoggiaguancia regolabili
Peso: 5.000 grammi
Lunghezza totale: 1.111 mm
Materiali: acciaio al carbonio, calciatura in polimeri
Finitura: parti in acciaio teflonate, calciatura colore verde oliva
Numero del catalogo nazionale: 14.997 (arma da caccia)