Beretta Px4 Compact calibro 9

La prova in anteprima, pubblicata su Armi e Tiro di maggio 2010, della versione Compact della Px4, che completa finalmente la famiglia. Al debutto, anche l'hold open ambidestro, la nuova Compact è (a scelta) una vera mancina

Come avrebbero fatto Jimi Hendrix, Paul McCartney e Kurt Cobain a trovare un posto nella storia della musica se non avessero trovato chitarre costruite per mancini? Così vale per altri strumenti realizzati appositamente “rovesciati” nel corso degli ultimi anni. La maggior parte delle armi da fuoco, fino a poco tempo fa, è stata progettata per i soli tiratori destrimani, con hold open situati a sinistra, pulsanti di sgancio caricatore e meccanismi di sicurezza installati per operare con la sola mano destra. Inoltre, le armi dotate di ottiche sono spesso state organizzate in modo da richiedere al tiratore di disporre il fucile sulla spalla destra, il che comporta che un tiratore mancino deve adattarsi a comandi scomodi. La dominanza oculare è poi un altro aspetto che solo da poco è stato preso in considerazione. La Beretta si affianca a quei produttori che stanno adattando la loro gamma con un occhio di riguardo per tutti gli utilizzatori, mancini compresi. Nella nuovissima versione Compact della Px4, si può notare l’applicazione di questo nuovo modo di concepire l’arma da difesa: il primo elemento che spicca, infatti, è l’hold open posizionato anche sul lato destro, componente diventato essenziale per la corretta e sicura manipolazione dell’arma da parte dei mancini. La nostra esperienza nel campo della formazione ci ha portato a confrontarci con un dato, non certo scientifico, ma piuttosto verosimile, di trovare un allievo mancino ogni otto tiratori. Le difficoltà non sono soltanto quelle di trovare la giusta fondina, il dover adattare la postura, l’impugnatura e tutto quel bagaglio tecnico necessario a costruire la stance del tiratore, ma trasferire le informazioni corrette su come manovrare i vari congegni senza incorrere in grossolani errori di sicurezza. La nuova compatta Px4 si presenterà in due opzioni: hold open su entrambi i lati o solo sul lato sinistro. A prima vista la Compact, con canna lunga 3,2 pollici (83 mm), non si differenzia dalla full size, anche perché la versione più lunga ha una canna di soli 4 pollici (102 mm) e, pur avendone il nome, non è in realtà una vera full. Impugnando la Compact si percepisce, però, il maggior equilibrio nella distribuzione dei pesi dove canna e carrello sono accorciati di 15 mm, mentre l’impugnatura ha perso soli 10 mm. Questa differenza nell’impugnatura si fa sentire solo per chi ha mani veramente grandi, perché gli fa perdere parte della presa con il mignolo, dito fondamentale nel controllo dell’arma nel tiro in velocità. Nelle prove a fuoco non abbiamo ritenuto penalizzante questa riduzione e nemmeno avvertito limiti nel controllo, pur avendo mani piuttosto grandi. Anzi, le impressioni a fuoco sono state positive al punto che pensiamo che questa versione possa rimpiazzare la sorella più grande, attualmente modello di punta delle armi corte della Casa gardonese: ci sembra, infatti, il miglior compromesso tra la full size e la troppo piccola, e non altrettanto proporzionata, subcompact. Anche la parte terminale dell’elsa è stata ridotta, di soli 3 mm, al fine di favorire il porto sotto indumenti. Questa riduzione fa comunque rimanere l’incavo della mano ampiamente dentro l’elsa. La particolare zigrinatura anteriore e posteriore rende il grip molto valido, sostenuto da un’angolazione molto istintiva dell’impugnatura che dà immediata confidenza con essa, grazie all’ergonomia dell’elsa e del dorsalino. È uno dei punti di forza della nuova Beretta che piace molto agli utilizzatori, grazie anche all’intercambiabilità del dorsalino (disponibile in tre misure), possono meglio adattare il reach, vale a dire la distanza tra incavo della mano e dito indice nel grilletto. Lo scatto è ad Azione mista, con un’ottima Doppia azione, molto fluida, al pari di un revolver di buona fabbricazione. La Singola azione è meno prevedibile, non è leggerissima e chi la prende non deve aspettarsi uno scatto da tiro mirato, ma adatto a un impiego operativo o per difesa, sua principale destinazione. Per questo motivo l’arma è concepita per essere portata con il colpo in canna e cane abbattuto, pertanto ogni altra soluzione complica la vita dell’utilizzatore. Nei lati posteriori del carrello c’è la sicura manuale ambidestra che, se azionata, agisce da abbattimento del cane, disconnette la parte posteriore del percussore ruotandolo e manda il grilletto in “folle”. Questo tipo di sicura viene definito “F”, ma è possibile richiedere anche la sicura di tipo “G”, quella preferita da noi: quest’ultimo tipo di comando manuale (montato di serie sulla 98 Elite), una volta azionato, fa abbattere il cane, ma ritorna in posizione senza disattivare lo scatto e, quindi, rendendo l’arma pronta a far fuoco sparando il primo colpo in Doppia azione. Le leve laterali di queste sicure sono minime e non danno alcun problema in fase di scarrellamento rapido, bestia nera della serie 92-98. Non va dimenticato che, oltre al sistema di sicura manuale, c’è la tradizionale sicura automatica al percussore che impedisce a quest’ultimo ogni movimento se il grilletto non è tirato a fondo. Premendo il grilletto si può constatare il suo funzionamento, perché sporge un cilindretto sulla parte superiore del carrello, in prossimità della tacca di mira. Come le altre Px4, la Compact non ha indicatore di cartuccia in camera e l’estrattore è di tipo esterno, con un’ampia fresatura per facilitare l’espulsione del bossolo. Il progetto di Giorgetto Giugiaro, designer italiano che ha collaborato con quasi tutte le più grandi aziende automobilistiche mondiali, è lo stesso impiegato negli altri modelli, con carrello privo di particolari sporgenze e fianchi smussati che favoriscono l’estrazione dalla fondina, con uno spessore totale di 36 mm. Il carrello è realizzato in acciaio, prima sabbiato, poi fosfatato e infine rivestito di Bruniton. La parte superiore è chiusa, come la Beretta della serie 8000, da cui prende anche il sistema di chiusura geometrica rototraslante, modificato e reso più robusto e affidabile. Il sistema adottato per ritardare l’apertura vede canna e carrello uniti da due tenoni di chiusura posti a 180° che arretrano insieme per un tratto breve, fino a che il perno ricavato nel blocchetto d’acciaio posto sotto la camera di cartuccia, non fa ruotare la canna dotata di camma, producendo l’uscita dei blocchetti di chiusura dalle sedi. Si libera così il carrello che prosegue da solo la sua corsa per continuare il ciclo semiautomatico. Per la costruzione del fusto rimane invariata la mescola del collaudato tecnopolimero rinforzato con fiberglass che, oltre a dare robustezza all’arma, rende il fusto impervio alla corrosione. I test di resistenza, quali l’esposizione a liquidi o acidi comunemente maneggiati o usati in situazioni operative militari speciali, come per esempio tutti gli olii commerciali, insetticidi, benzina o solventi di uso comune, sono stati superati positivamente. Il tecnopolimero impiegato garantisce, inoltre, il mantenimento del colore originale nel tempo. La canna lunga 83 mm ha un profilo esterno contenuto e limitati punti di attrito, il che ne facilita il funzionamento in tutte le condizioni atmosferiche. La superficie interna è cromata e, in prossimità del suo contatto con il foro del carrello, presenta un leggero ispessimento per garantire il miglior accoppiamento in fase di sparo e una conseguente maggior precisione. Gli intagli praticati anteriormente e posteriormente nel carrello sono molto pratici e la presa risulta agevole in qualsiasi situazione, sia di umidità, sia di stress, anche se, in questa versione Compact, vi è una diminuzione degli intagli di armamento, ridotti da 10 a 5 anteriormente. Le sfaccettature in volata si presentano leggermente modificate per via dell’accorciamento, con un ispessimento delle pareti laterali. La parte frontale del carrello è leggermente modificata e più arrotondata, per via del nuovo inserto che avvolge la molla di recupero. Il profilo dei congegni di mira rimane invariato, con tacca compatta e dal profilo essenziale. Le mire presentano tre punti bianchi ad alta visibilità, ma non più trattati in Superluminova, al fine di ridurre i costi complessivi. Gli organi di mira sono comunque amovibili e facilmente sostituibili con altri tipi. La linea di mira è lunga 131 mm, contro i 153 mm della full size. La differenza non è poi tanta ma richiede un ulteriore impegno nell’allineare perfettamente i congegni di mira, al fine di ottenere una rosata soddisfacente.

Questo prototipo era disponibile in 9×19 mm, la prova si è quindi svolta all’interno dell’azienda produttrice con munizionamento fornito dall’azienda stessa. La prima serie di colpi, prelevata dalla classica scatola militare di cartone beige prodotta dalla Fiocchi, non ci ha fornito costanza e alcune cartucce hanno dato esiti poco felici. La seconda scatola di munizioni, sempre Fiocchi, ma di destinazione non militare, ha fornito rosate buone alla distanza di 15 metri, con una dispersione di 6-7 centimetri. Il prototipo da noi usato è risultato ben tarato e anche alla distanza di 25 metri non abbiamo dovuto modificare la linea di mira. L’impennamento è ben controllabile, pur non essendo tutta d’acciaio, con un peso complessivo di 770 grammi (solo 15 grammi in meno della full size): questo grazie a un insieme di elementi, tra cui l’impugnatura in tecnopolimero che assorbe bene le vibrazioni, il sistema di chiusura che non consente abbassamenti della canna, ma solo la sua traslazione longitudinale, la linea bassa della canna e agli accoppiamenti precisi di tutte le sue parti. Non abbiamo percepito effetti torcenti e il doppiaggio del colpo è agevole. Quello che richiede un po’ di addestramento, ma questo vale per tutte le armi dotate di scatto in Azione mista, è il passaggio dal tiro in Doppia azione alla Singola, che se fatto in velocità richiede il posizionamento del dito indice in modo ben diverso. Il pulsante di sgancio del caricatore, oltre che essere reversibile è disponibile in tre misure: small, di serie sulla pistola, medium e large a richiesta. Sono dettagli che a prima vista possono sembrare superflui, ma chi ha dimestichezza con le armi troverà subito un grande vantaggio il poter adattare con facilità la lunghezza del proprio pollice, al fine di avere la certezza di operare uno sgancio di caricatore senza modificare l’impugnatura, operazione che potrebbe altrimenti, in situazioni di combattimento, creare problemi per via della difficile gestione delle attività motorie fini. I caricatori di metallo presentano scanalature per eliminare eventuali residui di sparo e ridurre la possibilità di malfunzionamento. Il loro smontaggio è semplicissimo e la pulizia regolare del loro interno garantisce maggiore affidabilità. La molla è a nove spire, una in meno della precedente versione, per mantenere comunque una capienza di 15 colpi in calibro 9×19 (o 9×21). Anche perché, ricordiamo, il caricatore della full size terrebbe in realtà 17 colpi ma la capacità è ridotta a 15 per il mercato italiano. Più interessante il discorso per il .40 S.&W., visto che la capacità passerebbe da 12 a 14 colpi (catalogo nazionale permettendo). L’elevatore sarà prodotto in una colorazione arancio per differenziare a prima vista il caricatore da quello più lungo della full size, che però sarà compatibile con la Compact, pur sporgendo un po’. Uno dei punti in cui si nota di più la differenza di dimensioni, è quello relativo alla slitta Picatinny, accorciata al punto che non tutte le torce tattiche possono essere inserite. Nella nuova serie non sarà visibile il porta correggiolo, che sarà a scomparsa. E questo ha un senso: seppur molte amministrazioni si ostinino a richiedere la presenza del porta correggiolo, si è rivelato il più delle volte un problema per gli operatori in divisa, in servizi di ordine pubblico, in auto o, peggio ancora, con arma in mano. Le fondine moderne, “antiscippo”, soddisfano ampiamente tutti i requisiti di sicurezza passiva, senza lasciare a estranei la possibilità di “agganciare” l’operatore per il correggiolo. Lo smontaggio della Beretta Px4 è molto semplice: dopo avere estratto il caricatore, con solita doverosa verifica che la canna sia priva di munizioni, si abbassano contemporaneamente le due alette poste sui lati del fusto. In questo modo è possibile sfilare in avanti il carrello che contiene canna, molla, asta e blocchetto attuatore allungato. Questo nuovo inserto non ha funzioni pratiche, ma è stato concepito con il solo scopo di rendere solidali i tre elementi appena descritti, in modo da ridurre il numero dei componenti totali, elemento di valutazione nei bandi di gara. La molla è stata rinforzata con una doppia spirale e l’asta guida molla, di plastica nella full size, è stata sostituita con una metallica. Anche il gruppo di scatto è facilmente amovibile per la pulizia, anche se necessita di un cacciaspine e qualche attenzione in più nel rimontaggio. Tutte le parti della pistola, e questo vale anche per tutti i frame della serie 80, vengono magnetizzati per poter essere successivamente controllati visivamente con lampade di Wood al fine di vedere eventuali difetti nella fabbricazione. Il controllo della qualità termina con la punzonatura che identifica l’operatore che ha sottoposto a esame i vari componenti. Le Px4 vengono poi sottoposte a test di movimento che riproducono 700 cicli del carrello, con successivi controlli visivi su ciascun pezzo. Infine vengono eseguiti test a fuoco su ciascuna arma, con un numero di colpi che va dai 10 ai 15, con prove di rosate che vengono archiviate. Molto interessante risulta, ai fini della sicurezza, il test forzato di “canna ostruita”: sulle canne di alcuni campioni delle nuove pistole viene testata la resistenza meccanica allo scoppio simulando una palla in canna. Prima viene spinta una palla subito dopo il cono di forzamento, e poi una verso il vivo di volata. Viene sparato un colpo in ciascuna di queste due condizioni con lo scopo di verificare se vi è proiezione di schegge pericolose o solo rigonfiamenti. Grazie all’elasticità dei polimeri e alla qualità degli acciai impiegati, la nuova Px4 risulta sicura anche con canna ostruita e, in alcune circostanze, persino in grado di funzionare dopo il test. L’occhio di riguardo verso i tiratori mancini, verso mani e dita di diverse grandezze e il crescente numero delle donne nei corpi di polizia, ha spinto lo staff degli ingegneri Beretta a realizzare questa Compact dalle doti notevoli, in termini di affidabilità, tecnologia e design. Il prezzo al pubblico sarà di 839 euro, qualcosa in più di alcune concorrenti, ma rappresenta l’evoluzione di decenni di continue ricerche per realizzare un’arma da portare al fianco, sotto la giacca, ma non solo: le dimensioni la fanno rientrare in quella fascia di pistole polivalenti, dal porto del singolo cittadino autorizzato, all’armamento di reparto, con moderna fondina esterna.

Scheda tecnica

Costruttore: Beretta armi spa, via Beretta 18, 25063 Gardone Val Trompia (Bs), tel. 030.83.411, fax 030.83.41.421, www.beretta.it

Modello: Px4 Storm Compact

Tipo: pistola semiautomatica

Calibro: 9×19 (per l’Italia, in 9×21) e .40 S.&W.

Impiego specifico: difesa personale

Alimentazione: caricatore amovibile bifilare a presentazione singola (utilizzabile anche quello della Px4 full size)

Numero colpi: 15+1 in 9 mm, 12+1 o 14+1 in .40 S.&W.

Meccanica: chiusura geometrica con canna rototraslante

Percussione: indiretta mediante cane esterno e percussore inerziale

Sicura: manuale ambidestra con funzione abbattimento del cane; automatica al percussore

Lunghezza canna: 83 mm (3,2 pollici)

Mire: fisse con riferimenti bianchi 3-dot system, sostituibili

Materiali: fusto in tecnopolimero, canna e carrello in acciaio

Finiture: carrello sabbiato, fosfatato e rivestito Bruniton; canna brunita

Peso: 770 grammi

Numero Catalogo nazionale: in attesa di catalogazione

Prezzo: 839 euro, Iva inclusa