Ruger Max-9 calibro 9×19: il massimo nel minimo

Nel corso degli ultimi anni, Ruger ha esplorato in modo estremamente creativo il segmento delle micro-pistole polimeriche per la difesa personale, realizzando un parco armi veramente ampio sia per quanto riguarda il calibro 9 corto, sia per quanto riguarda il 9×19: le più “micro” in assoluto sono senz’altro le semiauto Lcp e Lcp II in 9 corto, alle quali fa riscontro, con dimensioni appena superiori, la Lcp Max con caricatore bifilare (Armi e Tiro, gennaio 2023). Sempre monofilare, ma in 9×19 e con dimensioni appena superiori rispetto alla Lcp, c’è la Ec9s, alla quale fa riscontro la bifilare pari calibro Max-9, oggetto della nostra prova. Con questo “catalogo”, ultra-specializzato, Ruger è in grado di soddisfare ogni possibile esigenza in termini di potenza del calibro, controllabilità e volume di fuoco, tenendo come elemento fondamentale a fattor comune la massima occultabilità.

Come è fatta
Si potrebbe liquidare la faccenda, affermando che la Max-9 sia una versione “vitaminizzata” della Lcp Max in 9 corto. E si sbaglierebbe, perché a fronte di una evidente parentela formale, le differenze tecniche in realtà ci sono e non sono proprio secondarie. A partire dal sistema di percussione, che nella Lcp Max è a cane interno, mentre nella Max-9 è di tipo prettamente striker, quindi a percussore lanciato. Il sistema di funzionamento si avvale di una chiusura geometrica a canna oscillante tipo Browning modificato, nella quale il vincolo iniziale tra canna e carrello è determinato dall’inserimento della porzione superiore prismatica della culatta della canna nella finestra di espulsione. Allo sparo, quindi, canna e carrello rinculano solidali per un breve tratto, finché la culatta della canna non è forzata ad abbassarsi dall’interazione tra il perno di smontaggio e un apposito profilo a camme nello zoccolo solidale alla culatta della canna stessa. A quel punto il carrello prosegue da solo la propria corsa retrograda, estraendo ed espellendo il bossolo. Il profilo a camme ricorda abbastanza da vicino quello utilizzato sulla chiusura geometrica Petter (impiegato da armi di universale notorietà come la Cz75), ma invece di essere un occhiello chiuso, ha il lato inferiore aperto, allo scopo di consentire un asse di canna il più basso possibile. La volata della canna è interessata da un profilo a doppio cono, che garantisce il corretto centraggio con l’estremità anteriore del carrello ed evita interferenze con quest’ultimo nel primo tratto di apertura.

Il carrello presenta fresature di presa anteriori e posteriori, inclinate e ben spaziate. Il fusto è in polimero rinforzato con fibra di vetro, ma contiene ovviamente una gondola in acciaio che supporta il meccanismo di scatto e le guide di scorrimento del carrello. Il sistema di smontaggio prevede sempre un piolo trasversale, come nella Lcp Max, ma in questo caso il perno stesso è trattenuto in posizione per mezzo di un cursore a molla, sito sul lato sinistro del telaio, sopra il grilletto. Oltre ad abbassare il cursore in questione, inoltre, per procedere allo smontaggio è necessario arretrare di circa 2 millimetri il carrello, in modo da far combaciare la fresatura semicircolare sul carrello stesso, con il profilo superiore dell’asse.

Sempre sul lato sinistro del fusto è presente la leva dell’hold open, che trattiene il carrello in apertura una volta sparato l’ultimo colpo e consente di mandare manualmente in chiusura il carrello stesso una volta inserito un caricatore pieno. Dietro l’hold open c’è la sicura manuale, a portata del pollice della mano destra, che si attiva spostandola verso l’alto e si disattiva in senso inverso. Il pulsante di sgancio del caricatore è sito alla base del ponticello ed è reversibile per l’impiego da parte dei mancini. Il caricatore, bifilare a presentazione singola, ha una capacità di 10 cartucce e ha fondello piatto in polimero, inclusa nella confezione c’è tuttavia un secondo fondello a becco di civetta, che non aumenta la capacità ma consente un miglior appoggio del dito mignolo (sacrificando leggermente l’occultabilità). L’azienda produttrice offre a parte, come componente optional, un caricatore con pad maggiorato, che porta la capacità complessiva a 12 cartucce. Il corpo del caricatore è realizzato in acciaio con finitura nichel Teflon, che agevola lo scorrimento delle munizioni. Canna e carrello sono invece trattati con una brunitura opaca.

Il parco delle sicure è quantomai abbondante ed è costituito dalla sicura automatica al grilletto, che impedisce l’arretramento di quest’ultimo in assenza di una pressione volontaria sul centro della leva di sparo; dalla sicura manuale al fusto, già citata; dalla sicura automatica al percussore. Inoltre, sul bordo posteriore superiore della camera di cartuccia è stata praticata una fresatura a “U” che consente di verificare la presenza del colpo in canna.

Il ponticello risulta piuttosto ampio, è di tipo Combat, con parte frontale rigata per l’appoggio del dito indice della mano debole nel tiro a due mani, si raccorda tuttavia con il suo lato inferiore orizzontale con una curva dolce e senza spigoli vivi, a vantaggio della portabilità addosso. I quattro lati dell’impugnatura sono contraddistinti da una scabrosità destinata a rinsaldare il grip, scabrosità che interessa anche i lati del fondello del caricatore (per agevolarne l’estrazione nel caso in cui non fuoriesca spontaneamente dalla propria sede, magari per un inceppamento) e la porzione frontale del becco di civetta del fondello maggiorato. Questa particolare versione, inoltre, è dotata di serie di una impugnatura monopezzo in gomma Hogue Handall, che fornisce un grip aggiuntivo sia grazie alla scabrosità Cobblestone, sia grazie alla scanalatura per il dito medio sia, infine, grazie all’effetto ammortizzante accentuato a carico del dorso e dell’elsa dell’impugnatura.

Mire e scatto
Gli organi di mira sono moderni, ottimamente dimensionati e fruibili con immediatezza nel tiro istintivo, in qualsiasi condizione di luce. Merito principalmente del mirino, che ha sia inserto in fibra ottica, sia al trizio, risultando quindi “brillante” (in verde) sia in penombra, sia contro un bersaglio scuro, sia al limite nella completa oscurità. La tacca di mira è a “U”, con foglietta rigata orizzontalmente sul lato posteriore in funzione antiriflesso e parte frontale dritta, per consentire l’eventuale armamento di emergenza scarrellando puntandosi contro un tavolo, il bordo di una cintura o altri elementi di circostanza. Non è presente alcuna slitta Picatinny porta accessori sul dust cover, cosa che visti gli ingombri complessivi dell’arma riteniamo non solo corretta ma anche inevitabile, in compenso sulla sommità del carrello è presente una fresatura, coperta da una piastrina trattenuta da due viti Allen, per l’installazione di micro dot con “impronta” corrispondente ai collimatori Shield o Jpoint.

Lo scatto, in Singola azione, ha una corsa piuttosto breve, con un primo tempo quasi inavvertibile, un secondo tempo con sgancio piuttosto netto e reset alquanto corto. Il peso di sgancio rilevato è stato di 2.400 grammi, con il nostro dinamometro Lyman, del tutto in linea con i valori tipici della categoria.

La nostra prova
Rispetto alla Lcp Max, l’arma risulta più lunga di soli 2 centimetri, a fronte di un calibro obiettivamente più prestante, come il 9×19. Le proporzioni sono più o meno perfette rispetto alla Lcp, così come il profilo abbastanza atipico del caricatore bifilare che presenta un lungo “collo” (cioè la porzione nella quale le cartucce sono a singola presentazione), al fine di evitare interferenze con la barra di scatto in presenza di uno spessore obiettivamente contenuto. Il guanto Hogue in gomma conferisce uno spessore marginalmente superiore, ma lo sperone per l’appoggio del dito medio rinforza in modo sostanziale la presa e, allo sparo, l’azione ammortizzante del guanto sull’elsa è avvertibile. In ogni caso, per chi desideri contenere al massimo lo spessore, il guanto è anche prontamente amovibile.

L’armamento del carrello non oppone una resistenza eccessiva, nel caso della Lcp Max sono utilizzate due molle di recupero a spirali contrapposte, nel caso della 9×19 si è optato per un guidamolla telescopico, che contribuisce a smorzare più efficacemente e progressivamente l’urto di fondo corsa del carrello. Lo smontaggio non è complicato, una volta abbassato il cursore sul lato sinistro è sufficiente arretrare leggermente il carrello e far fuoriuscire il perno trasversale dal lato sinistro, spingendolo dal lato destro con la punta di una graffetta o altro oggetto appuntito, attraverso lo scasso sul lato destro del telaio. Per il rimontaggio basta “buttare” il perno nel foro e poi spingere verso l’alto il cursore di ritegno. Potrà sembrare macchinoso, ma questo sistema consente un basso asse di canna e una sporgenza laterale veramente minima. La sicura manuale ha una escursione piuttosto contenuta, ma le due posizioni (inserimento e disinserimento) sono nette e ben percettibili. Quando la sicura è inserita è visibile un puntino bianco sotto il comando, quando è disinserita è visibile un puntino rosso sopra la leva. L’inserimento della sicura blocca anche il carrello.

La collimazione delle mire è risultata veramente valida: la “U” della tacca circonda con una certa precisione il mirino che, però, in quanto dotato di doppio inserto luminescente è come un “faro” che aiuta a trovare il corretto puntamento in qualsiasi circostanza. L’unico inconveniente che abbiamo riscontrato è stato a carico della sicura automatica sul grilletto, che risulta molto lunga e appuntita: se la pressione da parte del polpastrello dell’indice è esercitata troppo in basso, il polpastrello si “incarta” tra la punta della sicura e il bordo inferiore del ponticello e non si riesce ad arretrare il grilletto. Una volta acquisita consapevolezza del problema, è bastato premere il grilletto leggermente più sopra e l’inconveniente non si è più verificato.

Dal punto di vista della precisione, abbiamo sparato munizioni Magtech 9×19 blindate di 124 grani alla distanza di 15 metri, in posizione isoscele, senza appoggio, ottenendo una rosata di quattro colpi in 40 mm, più un quinto flyer in basso a sinistra che ha portato il diametro totale della rosata a 70 mm. Con un minimo di affiatamento in più siamo convinti che sia possibile ottenere risultati ancor più significativi, fermo restando che per la classe di appartenenza dell’arma si tratta, a nostro avviso, di un risultato di tutto rispetto. Le reazioni allo sparo sono piuttosto secche, ma non particolarmente punitive, il rilevamento è ben controllabile e il ritorno in punteria è abbastanza rapido.

L’articolo completo su Armi e Tiro di aprile 2023

Scheda tecnica
Produttore: Ruger, ruger.com
Distributore: Bignami, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 0471.80.30.00, bignami.it
Modello: Max-9
Tipo: pistola semiautomatica
Calibro: 9×19
Funzionamento: corto rinculo tipo Browning modificato
Alimentazione: caricatore amovibile bifilare
Numero colpi: 10 (12 con pad maggiorato)
Lunghezza canna: 81 mm
Lunghezza totale: 152 mm
Altezza: 115 mm
Spessore: 29 mm
Sicura: automatica sul grilletto, automatica al percussore, manuale a leva sul fusto
Mire: mirino in fibra ottica e trizio, tacca di mira tattica a “U”; predisposizione per micro dot Shield o Jpoint
Materiali: acciaio al carbonio, telaio in polimero rinforzato in fibra di vetro
Finiture: brunitura nera opaca; caricatori rivestiti in nichel Teflon
Peso: 544 grammi scarica
Qualifica: arma comune
Prezzo: 899 euro, Iva inclusa