Verney Carron Impact Nt Battue calibro .300 Winchester magnum

Negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria rivitalizzazione dei fucili semiautomatici a canna rigata per la caccia in battuta: da un lato si è registrato l’ingresso nel settore di nuovi concorrenti, come Benelli con il suo Argo e Winchester con l’Sxr, dall’altro i produttori più “classici” hanno deciso di aggiornare i loro modelli di punta, come Remington con il nuovo 750 (erede del 7400) e Verney Carron, che ha…

Negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria rivitalizzazione dei fucili semiautomatici a canna rigata per la caccia in battuta: da un lato si è registrato l’ingresso nel settore di nuovi concorrenti, come Benelli con il suo Argo e Winchester con l’Sxr, dall’altro i produttori più “classici” hanno deciso di aggiornare i loro modelli di punta, come Remington con il nuovo 750 (erede del 7400) e Verney Carron, che ha riprogettato la sua carabina semiauto dando origine al modello Impact nt. Sono disponibili due versioni, Battue e Diamant, che differiscono principalmente nelle finiture. Il fucile, prodotto a Saint Etienne (la Val Trompia francese, in quanto sede delle principali aziende armiere del Paese), oltre a essere camerato per un classico calibro da battuta come il .30-06 (peraltro vietato nel Paese d’Oltralpe, in quanto considerato ancora “da guerra”), viene proposto anche nel calibro .300 Winchester magnum e in altre due camerature esclusive: il 7×64, cartuccia molto amata nell’Europa centrale, e il 7 mm Remington magnum (non disponibile, al momento, in Italia), munizione sempre più apprezzata da chi trova troppo esuberante il rinculo del .300 Winchester magnum. La linea è estremamente filante, ulteriormente alleggerita da una serie di incisioni praticate sui fianchi della carcassa in Ergal. Sul lato sinistro sono raffigurati alcuni cervi in un ambiente montano, mentre sul lato destro sono incisi cinghiali in un paesaggio collinare autunnale. Il punto di unione tra la carcassa in Ergal e la canna è un po’ troppo definito: al contrario, le incassature del calcio sono più curate. Essendo la carcassa in lega leggera, l’otturatore impegna i propri tenoni di chiusura direttamente nella culatta della canna. Il sistema di funzionamento è a presa di gas a lungo rinculo, con otturatore rototraslante. L’otturatore è dotato di sei alette di chiusura disposte su due serie di tre a 120 gradi, la rotazione della testa è comandata da un profilo a camme in cui si inserisce un piolo che vincola l’otturatore al portaotturatore.

 

Sul lato destro di quest’ ultimo è presente un carter in lamiera che, quando l’arma è in chiusura, coincide con la finestra di espulsione, evitando che sabbia, polvere o sporcizia possano insinuarsi all’interno. L’estrazione della cartuccia è garantita da un estrattore di generose dimensioni montato sulla parte esterna dell’otturatore, caratterizzato da una faccia recessa che accoglie completamente il rim della cartuccia. L’espulsione è effettuata da due espulsori a pistoncino che lavorano in coppia, entrambi posti sul lato sinistro dell’otturatore e distanti circa un millimetro uno dall’altro. La spinta retrograda al portaotturatore è garantita da due aste di rinvio, collegate a un blocchetto che svolge la funzione di pistone in quanto riceve i gas prelevati dalla canna e convogliati da un beccuccio. Il blocchetto è dotato posteriormente di due pioli caricati a molla svolgono la funzione di ammortizzatore della corsa retrograda. La meccanica è, come si può capire, semplice e razionale, tuttavia lo smontaggio è tutt’altro che agevole e lo stesso manuale di uso e manutenzione consiglia di attenersi al solo smontaggio dell’astina e alla lubrificazione dell’asta guidamolla. Per la pulizia dell’ otturatore, consiglia un parziale arretramento e una leggera oliatura dei tenoni visibili. Noi abbiamo cercato di procedere oltre nello smontaggio, ma dopo aver smontato l’astina (con una chiave da 8) e aver rimosso i sieger che trattengono la spina di vincolo delle aste di rinvio, ci siamo dovuti arrendere all’impossibilità di rimuovere le viti Allen poste sotto la culatta della canna. Lasciamo il divertimento ai più esperti in bricolage… La sicura è la classica a traversino, posta nella parte posteriore del ponticello del grilletto e il pulsante di sgancio del caricatore è posto sul lato destro della carcassa, per essere azionato con la stessa mano con sui si estrae il serbatoio. La leva dell’hold open, di generose dimensioni, è posta sul lato sinistro del castello. Subito dietro si trova un pulsantino, si tratta del comando di svincolo dell’otturatore: a cane armato, l’otturatore rimane bloccato in chiusura indipendentemente dal fatto che ci sia una cartuccia o meno in camera di scoppio e per aprirlo ci sono solo due soluzioni: o si tira il grilletto, facendo abbattere il cane, soluzione abbastanza pericolosa in quanto vi potrebbe essere una cartuccia in camera di scoppio, oppure si comprime il pulsantino e contemporaneamente si arretra la manetta di armamento. La Verney Carron giustifica l’utilizzo di questo sistema di sicurezza con la volontà di evitare aperture involontarie dell’otturatore in caso di urti contro la manetta di armamento sul terreno di caccia. Il caricatore è monofilare e amovibile, da due o quattro colpi. Il caricatore da due colpi è dotato di un traversino destinato ad azionare l’hold open, che manca nel serbatoio di maggior capacità.

 

Pertanto, se si usa il caricatore da due colpi (che segue perfettamente il profilo della parte inferiore della carcassa), una volta sparato l’ultimo colpo l’otturatore rimane in apertura, se invece si impiega il caricatore da quattro colpi, sparato l’ultimo colpo l’otturatore torna in chiusura e per aprirlo bisogna agire sul pulsantino di svincolo. Il caricatore da quattro colpi, inoltre, sporge leggermente dall’arma, aumentando l’ingombro. Entrambi i caricatori hanno una lunghezza interna complessiva di 89 mm, il che lascia un po’ di spazio a chi si dedica alla ricarica per lavorare con la lunghezza della cartuccia, in quanto la norma Cip prevede una lunghezza complessiva della .300 Winchester magnum di 84,84 mm. La canna, in acciaio al carbonio, è ottenuta per rotomartellatura. Nella parte posteriore, presenta un ingrossamento a cono che svolge la funzione di sede per i sei tenoni di chiusura. La rigatura è a sei principi, con passo di 1:10” (250 mm). La canna ha profilo leggero, in modo da ridurre il peso, la volata (provvista di corona recessa tipo caccia) misura solo 15 mm. Nella parte superiore, una bindella ventilata parte da sopra la sede dei tenoni di chiusura per arrivare sino a un terzo della canna, nella parte superiore una linea rossa serve a migliorare l’ acquisizione istintiva. La bindella termina bruscamente scendendo verso la canna con una inclinazione di circa 60 gradi, formando un triangolo rettangolo con la canna, dove quest’ultima è l’ipotenusa. Nella parte anteriore del cateto più corto è montata la tacca di mira a “V” bloccata da una vite Allen, allentando la quale è possibile eseguire la regolazione sia in altezza, sia in derivazione. Il sistema è molto semplice e robusto, anche se naturalmente non offre la stessa sensibilità di una regolazione micrometrica. Il mirino è fisso, dotato di un inserto di fibra ottica di colore rosso. La linea di mira, lunga solo 305 mm, è ottimizzata per il tiro all’imbracciata: il fucile ha un assetto molto istintivo, “viene su” da solo e la collimazione del bersaglio è pressoché immediata, grazie anche alla striscia rossa sulla rampa che, nel momento in cui si alza il fucile, già consente una pre-centratura sul bersaglio ancora prima di essere perfettamente in punteria. Sul castello, comunque, sono presenti quattro fori filettati per il montaggio di organi di mira ottici. L’astina e il calcio sono finiti a olio, entrambi finemente zigrinati nei punti di presa: la zigrinatura, anche se ottenuta per stampaggio, è ben incisa, nella parte posteriore un calciolo di tipo ventilato svolge ottimamente la funzione di riduzione del rinculo. Inoltre, la gomma con cui è realizzato è abbastanza lucida, consentendo un perfetto scorrimento sugli abiti durante l’imbracciata. Tra il calciolo e il calcio in legno, un distanziale in polimeri di colore nero addolcisce il contrasto estetico. Ricaricare il .300 Winchester magnum non è una delle cose più facili, se non altro per la capacità del bossolo che varia notevolmente da marca a marca. Per fare un esempio, la Winchester produce un bossolo con una capacità totale di 6,090 centimetri cubici di acqua, la Federal invece scende a 5,973, i bossoli Norma hanno capacità di 6,201 centimetri cubici mentre gli Rws tengono solo 5,714 centimetri cubici di acqua.

 

Come si può facilmente immaginare, una ricarica che sta comodamente in un bossolo Norma se replicata in un bossolo Rws può diventare una carica compressa con un conseguente innalzamento dei picchi pressori, che possono superare tranquillamente i 4.300 bar stabiliti dalla normativa Cip. Questo è un aspetto da verificare quando ci si accinge a ricaricare in proprio. Per le tutte le nostre ricariche abbiamo optato per bossoli Norma, in modo da avere la massima capacità disponibile, come innesco abbiamo utilizzato il Federal 215 (large rifle magnum) e come propellente abbiamo optato per la Vihtavuori N160. Abbiamo voluto utilizzare due proiettili destinati al tiro e due più indicati per l’ impiego venatorio: nel primo caso abbiamo utilizzato palle Alpinbullets match di 150 grani (per informazioni sulle palle Alpinbullets o per ordinarle, tel. 3471877437) e Berger Ltb di 168 grani entrambe propulse da 75 grani di polvere, una dose media idonea per il tiro. Con la palla di 150 grani abbiamo ottenuto una rosata di 32 mm, un risultato notevole considerato l’uso delle mire metalliche a 100 metri, mentre con le Berger il risultato non è stato in linea con le nostre aspettative, in quanto la rosata si è allargata a 47 mm. Per il secondo gruppo di ricariche abbiamo voluto impiegare delle Nosler Ballistic tip di 165 grani e le Rws Uni classic di 181 grani: queste ultime non sono altro che le vecchie Tug Brenneke, caratterizzate dall’avere un nucleo a doppia densità in modo da meglio controllare l’espansione. Entrambe le tipologia di palla sono state utilizzate con 77 grani di polvere in modo da assicurare velocità elevate. Con le Nosler Ballistic tip di 165 grani, un classico per l’ impiego venatorio, abbiamo ottenuto una rosata di 59 mm, mentre con le Uni classic, meno utilizzate forse a causa del costo elevato, abbiamo allargato la rosata a 64 mm, con tutta probabilità a causa del profilo aerodinamico meno favorevole. Infine con le munizioni commerciali Winchester Fail safe con palla di 165 grani abbiamo ottenuto, sempre a 100 metri, una rosata di 90 mm (ma togliendo il colpo peggiore si scende subito a 65 mm).

 

Lo scatto è privo di grattamenti e impuntamenti e ha un peso di sgancio di circa 2.000 grammi, ottimo per la caccia in battuta in quanto non si rischia la partenza accidentale di colpi. Le mire metalliche, anche se spartane, sono di facile e rapida acquisizione grazie anche all’inserto anteriore di fibra ottica. La cartuccia, nonostante abbia una potenza elevata permette un doppiaggio del colpo abbastanza rapido in quanto il rinculo è contenuto e paragonabile a quello di un .308 Winchester con chiusura a catenaccio, con le cartucce caricate più leggere si arriva a percepire perfettamente il moto di arretramento dell’otturatore. Il caricatore da due colpi, dotato di hold open, è l’ideale in quanto la leva di chiusura dell’otturatore è facilmente azionabile e in posizione estremamente comoda, al contrario il caricatore da 4 colpi, oltre a sporgere dal profilo dell’arma, essendo privo di hold open richiede il riarmo manuale dell’otturatore. La presenza del dispositivo di blocco dell’otturatore complica ulteriormente le cose. L’espulsione del bossolo è netta e precisa e avviene esattamente a 90 gradi rispetto all’arma, inoltre i bossoli escono in condizioni perfette senza la minima ammaccatura.

 

L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di giugno 2007.

 

 

SCHEDA TECNICA

Produttore: Verney-Carron Sa, 54 Boulevard Thiers, Bp 72, F-4200 Saint Etienne, Cedex 1 Francia, tel. 00.33.47.77.91.500, fax 00.33.47.77.90.702, www.verney-carron.com, email@verney-carron.com

Importatore: Tfc srl, via G. Marconi 118/b, 25069 Villa Carcina (Bs), tel. 03.08.98.38.72, fax 03.08.98.03.57, www.tfc.it, info@tfc.it

Modello: Impact nt battue

Destinazione d’uso: caccia in battuta

Tipo: fucile a funzionamento semiautomatico

Calibro: .300 Winchester magnum, disponibile anche in .30-06 e 7 mm Remington magnum

Funzionamento: chiusura a testina rotante con sei tenoni, pistone a corsa lunga

Canna: lunga 520 mm, con 6 righe ad andamento destrorso e un passo di 1:10” (250 mm)

Percussione: cane interno

Alimentazione: serbatoio amovibile monofilare da 2 o 4 colpi

Estrattore: a unghia posto sul corpo esterno dell’otturatore

Espulsione: due pioli inseriti all’interno della faccia dell’otturatore

Mire: tacca di mira a “V” regolabile in altezza e derivazione, mirino fisso con inserto in fibra ottica rossa Scatto: in un unico tempo con un peso di sgancio di 2.000 grammi circa

Sicura: manuale a pulsante sul ponticello, automatica che impedisce l’apertura dell’otturatore a cane armato

Peso: 3.150 grammi

Lunghezza totale: 1.070 mm

Materiali: carcassa in Ergal, canna e otturatore in acciaio al carbonio, calciatura in noce

Finitura: nera semiopaca, calcio finito a olio Numero del catalogo nazionale: 12.835 (arma da caccia)

Prezzo: 1.400 euro Iva inclusa; versione Diamant 1.850 euro