Recover tactical P-IX: da Glock ad Ar15 in un lampo

Recover tactical è un’azienda israeliana specializzata nella realizzazione di accessori, in particolare polimerici, destinati a “potenziare” dal punto di vista della flessibilità di impiego, le più popolari pistole semiautomatiche. L’azienda produce, per esempio, una serie di “estensioni” da applicare sulle pistole nate prive di slitta Picatinny, per dotarle di tale interfaccia, al fine di consentire l’applicazione di torce o laser. Il tutto, in modo sempre reversibile e con il minimo impiego di utensili. Recover tactical produce, anche, un mini-calciolo per le semiautomatiche Glock, denominato 20/20N, al quale si è più di recente aggiunto un vero e proprio esoscheletro dalle caratteristiche estremamente interessanti, che si chiama P-IX e che è l’oggetto del nostro test.

Il concetto è chiaro
Il concetto ispiratore è quello degli ormai popolari “moduli tattici” destinati, in particolare, alle pistole semiautomatiche Glock, che consentono di imbracciare la pistola come se fosse una carabinetta e, in aggiunta, consentono l’installazione di ottiche o collimatori a punto rosso, impugnature anteriori e altri accessori, come torce tattiche e così via. In questo caso, il criterio ispiratore è quello di trasformare, con poche semplici mosse e un impiego minimo di utensili, una pistola Glock in una Pcc su piattaforma Ar15, consentendo quindi di avere l’ergonomia della carabina moderna più famosa al mondo e di avere una piena compatibilità con la maggior parte degli accessori per essa concepiti.

Questo risultato viene conseguito in modo estremamente intelligente, abbandonando l’idea di utilizzare l’impugnatura della pistola come… impugnatura, appunto, riprogettando completamente la posizione dell’arma rispetto al modulo stesso. In pratica, il modulo tattico, o esoscheletro, è un guscio in polimero ad alta resistenza, dotato di due valve incernierate posteriormente e reciprocamente vincolate per mezzo di tre clip a sctto nella parte anteriore dell’astina (sopra e sotto) e davanti al bocchettone del caricatore. Aprendo il “libro”, si può inserire una pistola Glock di formato full size, come la 17, compact, come la 19, crossover come la 19X o la 45 oppure agonistica, come la 17L o la 34, nelle principali generazioni dalla Gen 2 alla Gen 5. In pratica, l’impugnatura della Glock “diventa” il bocchettone del caricatore della nuova arma, mentre dietro di esso c’è una impugnatura standard tipo Ar15. Il grilletto, conseguentemente, non è quello della Glock, ma un componente realizzato ad hoc (sempre in polimero), che agisce sul vero grilletto mediante una barra di rinvio. Questa soluzione consente, addirittura, di avere una sicura manuale (che, come è noto, nella Glock non esiste), identica nella posizione e nel funzionamento a quella di un Ar15, sul lato sinistro del modulo. Lo sgancio del caricatore è anch’esso sul lato sinistro, agisce direttamente sul “vero” sgancio caricatore della Glock, che si trova sotto di esso.

Per l’imbracciatura, all’estremità posteriore del modulo c’è una boccola filettata che consente l’applicazione dei buffer tube Ar15 e dei relativi calcioli collassabili, in dotazione c’è un buffer tube in alluminio sul quale si investe un calciolo polimerico regolabile su sei posizioni, con una escursione complessiva in lunghezza di 90 mm. Per fissare stabilmente il buffer tube al modulo, c’è il classico contro-dado in acciaio.

Per lo scarrellamento dell’arma, c’è una manetta di armamento che protrude da una apposita finestra sul lato sinistro del modulo: la manetta si aggancia direttamente al carrello della pistola sfruttando le fresature verticali posteriori di presa ed è fissata in posizione mediante una ganascia e due viti con relativi dadi esagonali. Sul lato opposto della manetta, c’è ovviamente la finestra di espulsione, che risulta particolarmente ampia.

Mire e scatto
Il modulo è dotato di una predisposizione per il fissaggio di organi di mira: a questo proposito, sulla sommità è prevista una slitta Picatinny quasi continua, interrotta solo in corrispondenza della finestra di espulsione, che consente di applicare mire meccaniche fisse o abbattibili, più eventuali ottiche di puntamento o red dot. Nella parte inferiore dell’astina c’è un ulteriore spezzone di Picatinny, che può consentire l’installazione di una torcia o laser (o combinazione dei due elementi). In alternativa è possibile installare una vertical grip normale, oppure la specifica vertical grip prodotta dalla stessa azienda, che cela inferiormente un vano nel quale inserire un caricatore di ricambio, pronto così alla bisogna. Sui due lati dell’astina sono presenti fori per l’installazione di ulteriori spezzoni di Picatinny a “ore 3” e “ore 9”, venduti a parte.

Lo scatto… ovviamente è in Semi-doppia azione essendo tale quello dell’arma progenitrice, cioè la Glock; la leva di rinvio aggiunge forse un centinaio di grammi al peso complessivo di sgancio e rende appena un filo più grattante la corsa, cosa che può essere ovviata o limitata grandemente trattando con un grasso per armi la scanalatura di scorrimento interna al modulo, della barra di rinvio dello scatto. In ogni caso, anche così come è, lo scatto è assolutamente fruibile.

Il nostro test
Il modulo è consegnato completamente smontato, tipo “formato Ikea”, al fine di contenere al massimo l’ingombro della confezione. L’installazione del buffer tube e dell’impugnatura sono, comunque, semplicemente elementari da effettuarsi. L’applicazione della manetta di armamento sul carrello della Glock è altrettanto intuitiva, basta far combaciare il pezzo più grande (che va sopra) con il pezzo più piccolo (che va sotto) e poi fissare con le due viti e i due dadi esagonali. Non è necessario smontare l’arma, basta bloccare il carrello in apertura. Se l’arma è di Gen 4 o 5, per inserirla nel modulo occorre smontare gli eventuali dorsalini installati.

Per mettere alla prova il modulo, abbiamo utilizzato una Glock 19 Gen 4 Fto, che risulta il formato minimo tra i molti modelli di Glock compatibili con questo esoscheletro. Questo significa, in pratica, che la volata della canna arriva quasi al limitare anteriore del guscio dell’esoscheletro e che l’impugnatura arriva a filo del bocchettone del caricatore dell’esoscheletro. Lo sgancio caricatore è protetto dall’azionamento accidentale da un profilo in rilievo, ma il suo azionamento è molto agevole con il pollice della mano debole, che impugna l’arma proprio in corrispondenza del bocchettone (a questo scopo sono presenti alcune scanalature antiscivolo orizzontali nella parte frontale). Il caricatore cade dall’arma ma, in caso di inceppamento, può essere afferrato con pollice e indice della mano debole, perché l’ampiezza dell’imbocco dell’esoscheletro dà ampio agio di fare ciò. Una volta espulso il caricatore, si può inserire quello nuovo “sbattendolo” banalmente nella sede, senza troppe preoccupazioni. Quando non sta premendo il pulsante di sgancio, il pollice della mano debole può appoggiarsi sempre sul lato sinistro del guscio esoscheletro, sfruttando un apposito finger rest che è presente anche sul lato opposto, consentendo quindi la medesima impostazione di tiro anche ai mancini (ma la sicura non è reversibile).

Il montaggio è veramente istintivo, basta sganciare le tre clip, aprire il “libro”, posizionare la pistola nell’impronta interna, facendo sì che il piolo di manovra della leva di rinvio si trovi davanti al grilletto (e alla relativa leva della sicura automatica). SI richiude e si bloccano le clip. Abbiamo, quindi, applicato sulla slitta Picatinny superiore un set di mire abbattibili Gsg, fornitoci dal distributore italiano, la Adinolfi di Monza.

Abbiamo messo alla prova il modulo in cava, sparando tra i 25 e i 40 metri alcune cartucce commerciali Sellier & Bellot Fmj 124 grs. I riscontri in termini di capacità di concentrazione delle rosate sono molto buoni, il fissaggio dell’arma all’interno della sua “impronta” nel modulo è molto saldo, il che è fondamentale visto che le mire sono fissate sul modulo e non sull’arma. Il polimero è estremamente rigido e non si verificano, conseguentemente, giochi parassiti a carico dell’innesto del tubo portante del calciolo. Ergonomicamente, l’insieme arma-modulo è ottimamente studiato, il bocchettone offre un deciso appoggio alla mano debole, anche senza voler ricorrere a una vertical grip. Il ponticello è ampio (anche di più di quello originale Glock), si può quindi utilizzare comodamente l’arma anche con guanti invernali. L’unico neo, decisamente veniale, è l’assenza di un comando esterno per mandare in chiusura il carrello una volta inserito un nuovo caricatore, ovviamente in tal caso basta arretrare e rilasciare la manetta di armamento. Dal punto di vista ponderale, il modulo aggiunge appena più di un chiletto al peso dell’arma in esso contenuta, contribuendo efficacemente al controllo del rilevamento e alla gestione del rinculo, in combinazione ovviamente con il determinante ausilio dell’appoggio alla spalla. Nel complesso è un accessorio molto ben realizzato, stabile, ergonomico ma anche dal favorevole rapporto qualità/prezzo, una combinazione decisamente da non sottovalutare.

 

Scheda tecnica
Produttore: Recover tactical, recovertactical.com
Distributore: Adinolfi, tel. 039.23.00.745, adinolfi.com
Modello: P-IX
Tipo: esoscheletro tattico per pistola
Compatibilità: Glock 17 Gen 2, 3, 4 e 5 (anche Mos); 17L; 19 Gen 2, 3, 4 e 5 (anche Mos); 19X; , 22 Gen 2, 3, 4;, 23 Gen 2, 3, 4; 24; 31 Gen 2, 3, 4; 32 Gen 2 e 4; 34 Gen 3, 4 e 5 (anche Mos); 35 Gen 3 e 4 (anche Mos); 45 (anche Mos)
Lunghezza: da 550 a 640 mm
Mire: slitta Picatinny superiore per il montaggio di mire flip-up o collimatori ottici; slitta Picatinny inferiore per il montaggio di torce o laser; ulteriori slitte a ore 3 e 9 opzionali
Sicura: manuale a leva sul lato sinistro
Materiali: polimero ad alta resistenza, buffer tube in alluminio
Finitura: nera opaca o tan
Peso rilevato: 1.060 g senza pistola e senza mire
Prezzo: 319 euro, Iva inclusa