Professional ordnance Carbon 15 calibro .223 Remington

Vai alla galleria delle fotoIl Professional Ordnance Carbon 15, pur ricalcando abbastanza fedelmente le linee dell’Ar15, spicca un balzo verso il futuro. Castello in compositi di fibra di carbonio, canna inox fluted, peso totale attorno ai 1.500 grammi. Nell’Ar 15 la sequenza di smontaggio prevede, dopo aver armato il cane ed estratto il caricatore, di agire sul perno passante posteriore per far basculare la parte superiore del castello. In questo c… [

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] Il Professional Ordnance Carbon 15, pur ricalcando abbastanza fedelmente le linee dell’Ar15, spicca un balzo verso il futuro. Castello in compositi di fibra di carbonio, canna inox fluted, peso totale attorno ai 1.500 grammi. Nell’ Ar 15 la sequenza di smontaggio prevede, dopo aver armato il cane ed estratto il caricatore, di agire sul perno passante posteriore per far basculare la parte superiore del castello. In questo caso non avverrebbe nulla: prima differenza. Uno dei difetti principali che inficiano la precisione dell’arma originaria è il gioco tra le due parti del castello. Esistono particolari ammortizzatori in gomma after-market (Wedge) che si applicano nella superficie di contatto posteriore tra i due elementi per eliminare le tolleranze. Il Carbon 15, facendo tesoro delle precedenti esperienze, utilizza un diverso sistema. Dopo aver estratto il caricatore e armato il cane, agendo sul manettino ambidestro, si ruota di 90° verso destra la leva di sblocco della calciatura situata vicino alla sicura manuale. Il calcio, anch’esso in composito di carbonio, si sfila all’indietro rivelando l’alloggiamento della molla di recupero. Questo particolare, dotato di un o-ring di gomma di serraggio, è filettato direttamente al castello e si allenta manualmente senza bisogno di attrezzi. La molla è di diametro e lunghezza ridotti, ma molto “energica”. La molla non agisce direttamente sull’otturatore, ma per interposizione di una grossa boccola di Ergal anodizzato rosso che svolge anche il compito di riscontro tra la parte inferiore e la superiore del castello. Una volta estratta la boccola, lo smontaggio ricalca la sequenza familiare. Si trasla il perno posteriore permettendo alle due parti di basculare. Volendo, senza necessità di attrezzi, si può agire anche sul perno anteriore separando così le due metà dell’arma. L’otturatore si sfila lungo le sue guide per permettere le operazioni di pulizia. Questo particolare viene fresato per contenerne il peso e, inoltre, è interamente cromato per aumentare la protezione dagli ossidi e agenti corrosivi. Sette sono i tenoni della testina rotante deputati alla chiusura. Molto semplice e razionale la presa di gas, non regolabile, che agisce direttamente sull’otturatore. L’astina, anch’essa in fibra di carbonio sabbiata antiscivolo, è di sezione ellittica, inconsueta ma molto piacevole al tatto, ed è tenuta in posizione da una vite Allen anteriore filettata direttamente sull’alloggiamento della presa di gas. Vista la destinazione meno “estrema” dell’arma in oggetto non sono presenti né il forward assist (il pulsante ausiliario per la chiusura dell’otturatore), né lo sportellino della finestra d’espulsione. Bisogna però rilevare la cura posta dal costruttore a favore della longevità dell’arma. Come abbiamo già ricordato, l’otturatore cromato viene definito autolubrificante, come pure il fusto in compositi, mentre la canna è realizzata in acciaio inox. A causa di queste caratteristiche, il costruttore consiglia un utilizzo “asciutto”, cioè senza l’ uso di lubrificanti, anche se precisa che in ogni caso il composito di carbonio, essendo chimicamente stabile, ne accetta la presenza come pure sopporta l’azione dei solventi per pulizia armi. A supporto delle notevoli caratteristiche meccaniche del materiale utilizzato, nel sito web della Professional Ordnance (www.proord.com), viene citato l’esempio di un prototipo C 15 che ha già sparato oltre 130.000(!) colpi in .223 senza alcun segno di usura sensibile da parte del fusto. Questo, naturalmente, sostituendo varie canne e molle di recupero. Il deflettore dei bossoli, necessario per i tiratori mancini, non è monolitico ma fissato da una piccola vite Allen. Nella canonica posizione lo sgancio del caricatore, a portata di indice ma protetto da eventuali urti involontari. Tuttora imbattuta l’ergonomia di questa soluzione. Rimanendo in argomento ergonomia la sicura manuale, che agisce sul gruppo di scatto, risulta agevolmente a portata di pollice. L’impugnatura a pistola, di produzione Hogue, è in gomma morbida con alloggiamenti per le dita ed è correttamente dimensionata per la maggior parte delle mani. La leva dell’hold open è imperniata sul lato sinistro. La canna, in acciaio inox, è lunga 16 pollici e ha un passo di rigatura di 1 giro in 9 pollici. Il profilo, alleggerito, reca 8 scanalature longitudinali. Contrasta con la leggerezza dell’insieme l’apprezzabile surdimensionamento del punto d’unione tra la canna ed il fusto, che garantisce una rassicurante robustezza, anche a livello puramente visivo. Il freno di bocca merita una nota a sé stante, in quanto differisce dall’usuale sia per il sistema di fissaggio sia per la gestione dei gas. Più che di un tipico rompifiamma da fucile si tratta infatti di un compensatore di rilevamento simile a quello utilizzato sulle pistole Open per Tiro dinamico. La prima camera, inclinata in avanti, sfocia in un unico scarico superiore allo scopo di mitigare il rilevamento, mentre la seconda sfoga i gas da 5 aperture radiali per stabilizzare la volata. Come dicevamo, degno di nota il sistema di sgancio rapido dello stesso. Il produttore, infatti, consiglia di smontare regolarmente il particolare per effettuare la pulizia sia del vivo di volata sia delle camere stesse. In luogo della classica filettatura, troviamo nella parte terminale della canna, cilindrica, tre sedi in cui vanno ad alloggiare altrettante sfere precaricate da molle presenti nel compensatore e bloccate a loro volta da una ghiera di acciaio. Complicato? No, più da descrivere che da utilizzare. Si tratta di una sorta di attacco a baionetta: è sufficiente far scorrere con la mano la ghiera di pochi millimetri verso la volata e ruotare leggermente il polso per separare le due parti. Il gruppo di scatto è uno dei pochi elementi, insieme al caricatore, ad essere intercambiabile con quello del Colt Ar 15. L’impugnatura, di produzione Hogue, è realizzata in morbida gomma e riempie correttamente il palmo della mano consentendo un corretta correlazione con il grilletto. Il cane viene armato applicando trazione alla leva di armamento ambidestra posta sul dorso dell’ arma. Come sulla totalità della produzione delle armi semiautomatiche statunitensi contemporanee, il peso dello scatto è molto elevato. Il fatto non è di tipo tecnico bensì legale. A causa della iperprotettiva legge sulla responsabilità civile un eventuale colpo accidentale da parte di un utilizzatore maldestro può portare a una costosa causa civile. Basti ricordare l’episodio di quella nota catena di fast food costretta a risarcire di un milione di dollari una signora che si era scottata col caffè bollente. Lo scatto dell’esemplare in prova si aggirava sui 4.500 g, assolutamente deleteri per ottenere rosate accettabili. Il problema è stato rapidamente risolto dal proprietario con una visita all’armeria Barsanti di Parma. Scatto attuale: sotto i due chili, netto e costante. In quest’arma non sono previste mire metalliche, sostituite da una slitta di tipo Weaver in lega leggera, installata sul dorso del castello, nella configurazione definita “flat top”. La Professional Ordnance, Inc. non considerando questa carabina “sniper-grade” consiglia l’installazione di sistemi di puntamento rapidi di tipo Aimpoint, C-More o Trijicon. L’esemplare in nostro possesso è stato equipaggiato di un Aimpont 5000 Military con punto da 3 minuti d’angolo. Si tratta dell’ultima versione prodotta, adottata dall’Us Army per i corpi speciali, recentemente immessa sul mercato civile dalla Casa produttrice svedese. Varie differenze lo rendono immediatamente riconoscibile dalla versione da tiro. La finitura esterna è nera opaca (per i raffinati, si tratta della stessa nuance di colore del Carbon 15) e presenta cavetti metallici di unione tra i coperchi delle regolazioni e quello delle batterie. Questa soluzione è imposta dalla necessità di evitare smarrimenti di questi elementi sul campo d’azione. Le lenti sono protette da tappi di gomma a scatto. Il trattamento di impermeabilizzazione, già presente in maniera ridotta sul modello civile, è garantito sino ai 10 metri di profondità, rendendolo quindi compatibile all’uso da parte degli incursori. Due le versioni, differenti per la misura dei dot: 7 e 3 minuti d’angolo, quest’ultima con la possibilità dell’ applicazione del visore notturno (non disponibile in Italia). In entrambi i casi il punto è tipo “Svart” ad alta luminosità. Spostandoci verso il campo di tiro due domande ci assillavano: funzionerà? E la precisione? Se la prima ci era venuta naturale impugnando per la prima volta questa carabina ultralight (a proposito, 2 chili e 45 grammi verificati con ottica installata) la seconda ci era stata instillata dal produttore che garantiva una precisione pari alle specifiche militari Usa per arma d’ ordinanza: 3,5 pollici a 100 yarde. In sistema metrico, quasi 90 millimetri a 91 metri. Ora che abbiamo mantenuto la suspense ve lo possiamo dire: noi siamo stati “gufi” e alla Professional Ordnance sono dei pessimisti. Altroché se spara! Il rilevamento viene annullato dall’ottimo lavoro svolto dal compensatore e l’arma rincula in maniera rettilinea nella spalla, anche se con un vigore inusitato per un .223 Remington. Il rinculo va, infatti, raffrontato alla cartuccia. È sì maggiore di qualsiasi altro semiautomatico in questo calibro, ma in termini assoluti è contenuto. Del resto, anche confondendo un po’ le carte col compensatore, le leggi della fisica non le possiamo imbrogliare: diminuendo il peso, a parità di cartuccia, il rinculo… lo sapete! La prima parte del test, svoltasi in un campo di Tiro dinamico, si è focalizzata sulle doti dinamiche della carabina. La rapidità di brandeggio è tale da fissare un nuovo standard di paragone, sicuramente a livello delle migliori realizzazioni bull-pup. Grazie all’ottica a punto rosso, l’ acquisizione è istantanea e si possono doppiare i colpi in modo realmente fulmineo. Tra un colpo e l’altro il movimento a salire del dot è minimo. Questa neutralità va totalmente accreditata al lavoro del compensatore: per controprova, abbiamo smontato questo particolare per una serie di tiro, notando una visibile differenza. Nonostante la superficie radiante della canna sia maggiorata dalla presenza delle scanalature, l’astina tende a scaldarsi in maniera avvertibile senza arrivare, però, a livelli fastidiosi. Come abbiamo detto precedentemente, non trattandosi di un’arma sniper (per dichiarazione stessa del costruttore) e date anche le caratteristiche dell’ottica, abbiamo provveduto a testare la precisione sui cento metri utilizzando un appoggio di tipo “tattico”: il classico zaino. Chiaramente lo scatto era già stato “visitato” dal “dottore”. La prima rosata, effettuata con munizioni dichiaratamente economiche come le Federal American Eagle 55 grs Fmj, ha raggruppato 4 colpi in 22 millimetri con uno “strappo”, dichiarato dal tiratore, a 55 mm. Già questo risultato, realizzato in semiauto, sarebbe notevole, mentre eccezionale è la rosata realizzata con le Federal Gold Medal Match con palla Sierra da 69 grs Hpbt: 4 colpi in 12 mm con flyer a 27 mm! Per spremere al massimo la precisione bisogna, però, curare il raffreddamento della canna che, nonostante le 8 scanalature longitudinali, è messa alle corde nelle sessioni più lunghe. Per le distanze superiori la tipologia stessa dell’ ottica impiegata non risulta più adeguata al tiro di precisione: il dot a 100 metri copre una superficie pari a 75 mm, che diventano 150 a 200 metri e 225 a 300. A questo punto, conviene sfruttare la versatilità della slitta Weaver unita ad anelli a leva tipo Warne. In questo caso si possono avere più organi di mira dalle differenti caratteristiche (punto rosso, ottica a ingrandimenti variabili, eccetera), già tarati e intercambiabili a seconda dell’impiego. [

] Rosate a cento metri: da sinistra Federal 55 grs Fmj in appoggio, Winchester 69 grs Match in appoggio, Federal 55 grs Fmj in ginocchio. [

] La prova completa è stata pubblicata su Armi e Tiro di settembre 2000 [

] Costruttore: Professional Ordnance Inc, 1070 Metric drive, Lake Havasu City, 86403 Arizona (Usa), tel. 520/505.24.20, fax 520/505.21.41, www.professional-ordnance.com Importatore: Armeria Bunker, via dei Valtorta 6, 20127 Milano, tel. 02/28.95.665 Modello: Carbon 15 Tipo: carabina semiautomatica Calibro: .223 Remington Alimentazione: caricatore prismatico bifilare, amovibile Canna: lunghezza 16″ (40,64 mm), rigatura con passo di 1 giro in 9″ Percussione: cane interno Capacità serbatoio: 10 colpi Estrattore: a unghia, in testa all’otturatore Espulsore: portato, a puntone e molla Mire: slitta di tipo Weaver, Aimpoint 5000 Mil Scatto: diretto Calciatura: in composito di fibra di carbonio Peso: 1.780 g, 2.045 con ottica Lunghezza totale: 889 mm Materiali: acciaio inox, acciaio al carbonio cromato e fibra di carbonio Finitura: canna satinata, altre parti al naturale Caratteristiche balistiche: V0 926,6 m/sec con palla da 55 grani Numero del Catalogo nazionale: 11942 Prezzo al pubblico: 2.066 euro circa, Iva inclusa. Segue fluttuazione della valuta. Ottica: 485 euro circa