Oggi la bufera è sulle guardie giurate

Alcuni giorni fa, una guardia giurata a Correggio (Re) ha ucciso la moglie soffocandola con il cellophane e poi si è sparato, al termine dell’ennesima lite. Immediata l’offensiva dell’associazione nazionale funzionari di polizia, che per bocca del proprio rappresentante Enzo Marco Letizia lancia l’allarme: «Pistole facili? È il dito nella piaga. È la lobby delle armi a premere perché le cose non cambino, arrivando anche a condizionare gli uffici legislativi del mi… Alcuni giorni fa, una guardia giurata a Correggio (Re) ha ucciso la moglie soffocandola con il cellophane e poi si è sparato, al termine dell’ennesima lite. Immediata l’offensiva dell’associazione nazionale funzionari di polizia, che per bocca del proprio rappresentante Enzo Marco Letizia lancia l’allarme: «Pistole facili? È il dito nella piaga. È la lobby delle armi a premere perché le cose non cambino, arrivando anche a condizionare gli uffici legislativi del ministero dell’Interno. Il problema della sanità mentale legata al porto d’armi è un punto debole. La procedura prevede il rilascio del certificato anamnestico da parte del proprio medico curante, che di fatto però è un’autocertificazione, tant’è che al termine c’è una assunzione di responsabilità da parte di colui che fa richiesta del certificato. Con questo documento si va dal medico legale della Asl che nel 99% dei casi si limiterà a confermare il certificato, a meno che il soggetto non appalesi in modo evidente dei problemi. Su Roma ci sono poche Asl, e quasi nessuna in Italia, che richiedono al soggetto richiedente un’arma i test delle urine, del sangue e della proiezione della personalità». La conclusione di Letizia è lapidaria: «Per i titolari di porto d’armi questo sistema è pieno di buchi». L’opinione di Letizia è corroborata da uno studio della facoltà di medicina dell’Università statale di Milano, secondo cui l’incidenza dei suicidi con armi da fuoco per le guardie giurate sarebbe di 11,7 casi all’anno ogni 100 mila persone, contro una media per i normali cittadini di 0,7 per 100 mila persone. Dal nostro punto di vista possiamo solo osservare che la percentuale di suicidi con armi da fuoco per le guardie giurate è bassissima, considerando che quasi il 100 per 100 del campione esaminato è dotato di pistola. La discrepanza nei confronti dei “normali” cittadini è quindi a dir poco irrilevante. Quanto invece agli esami suggeriti da Letizia, gli stessi specialisti che hanno compilato lo studio sui suicidi hanno contestato più volte l’efficacia di esami delle urine, del sangue e psicologici nel prevedere eventuali situazioni di crisi per i soggetti che richiedono il porto d’armi. Tra l’altro, il caso delle guardie giurate è emblematico, visto che si tratta di una categoria di cittadini che più spesso di altri si sottopongono ai controlli medici previsti per il rinnovo del loro porto d’armi: ogni due anni. Sarebbe, tra l’altro, interessante sapere a quali esami (e con quale frequenza) si sottopongono gli appartenenti alle forze dell’ordine prima di ricevere la pistola d’ordinanza…