Morto Carrito, l’orso più famoso d’Italia

Nel tardo pomeriggio di ieri, sulla statale 17 tra Castel di Sangro e Roccaraso, l’orso Carrito è stato investito da una Opel Corsa. All’inizio sembrava che l’orso fosse ancora in vita ma poi, nonostante l’intervento del personale addetto del Parco, non c’è stato nulla da fare. L’auto non sembra molto danneggiata nell’urto, dalle foto apparse in rete. Probabilmente il colpo deve aver preso una zona altamente vitale. In un articolo che stavamo svolgendo riguardante il Parco d’Abruzzo avremmo, e lo faremo sicuramente ancora più a ragione, scritto che di notte nelle zone interessate i limiti di velocità dovrebbero essere abbassati.

Ma ormai non serve più tornare indietro, o fare ulteriori critiche. Forse è meglio ricordare qualcosa di Carrito: non i tanti episodi che l’hanno coinvolto, le sue incursioni, le pasticcerie o tanto altro. Ma principalmente l’immaginario che tale animale è riuscito a costruire nella testa degli italiani. Non parliamo assolutamente di animalismo o di orso “acchiappa-turisti”. Sicuramente non gli ha fatto bene essere tanto inseguito o paparazzato. E questo lo scrivemmo molto tempo fa. Ma sicuramente lascia un’immagine della sua via molto penetrante nella nostra anima. Lascia la grande vulnerabilità di tali animali, ma la grande forza che li contraddistingue. Lascia un’impronta di vero selvatico che, nonostante la sua mutata storia di vita, senza letargo, senza paura del mondo intorno che per gli animali selvatici normalmente è solo insidia, aveva il coraggio di vagare nel freddo, sulla neve, per cercare di spingersi dove qualcosa gli diceva che valeva la pena andare a vedere. Non era l’orso addormentato che piace ad alcuni. Ma un vero selvatico che forse aveva saputo imparare a mediare tra civiltà e ambiente selvaggio. Non il solo spazio vitale: Carrito si era preso tutto il mondo che lo circondava, ne entrava e usciva da vero pioniere, da vero padrone della sua terra. Insegnerà, quest’orso, qualcosa a noi? Se lo farà, non sarà morto invano. Questo noi uomini glielo dobbiamo sicuramente. Ecco: se rimarrà in noi un messaggio di prudenza e di rispetto verso qualunque specie, nella tanta strada che facciamo tutti con le nostre macchine, se manterremo sempre nella mente che quei chilometri in più che leggiamo servono solo ad aumentare il pericolo e non fanno che farci risparmiare solo 4 o 5 stupidi minuti sul viaggio, allora forse Carrito non sarà morto invano.