L’orso Carrito soffre di insonnia…

Orso bruno marsicano. PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO

Carrito, l’orso pasticcere di Roccaraso (Aq), dopo qualche giorno di letargo si è risvegliato e passeggia ancora sulle piste vicino al paese. D’altronde lui è New Age, ha deciso di rompere con questi stereotipi del passato dell’orso dormiglione che si ritira in letargo e “ci vediamo in primavera”. Questa era una invenzione del passato. I suoi antenati nei millenni avevano sviluppato, come altri animali, la strategia del ritirarsi nascosti in un dormiveglia nel quale, con i grassi accumulati in primavera-estate-autunno, sopravvivevano, bruciando pochissime calorie proprio per l’immobilità. D’altronde là fuori la neve e il gelo non concedevano più cibo e se si voleva superare questo periodo, e soprattutto avere la speranza di tornare a vedere la primavera, si poteva fare solo così. Ma allora, direte voi, nei paesi anticamente non c’era cibo? In effetti, la fame opprimeva le comunità tra le montagne innevate e i loro abitanti di certo non buttavano nulla. Se ci fossero stati cassonetti per i rifiuti, sarebbero stati perennemente vuoti. I pochi animali d’allevamento, troppo preziosi, erano ben protetti nelle stalle sotto al piano nel quale si dormiva.

Abbiamo già scritto che secondo noi, visto il continuo avvistamento di orsi che vagano normalmente durante l’inverno sia in Abruzzo sia in zona Alpi, sia venuto meno il bisogno di mettersi spontaneamente in letargo. Sicuramente, ma la scienza dovrebbe dire la sua, la continua presenza di cibo sotto forma di scarti urbani, il benessere che produce molte leccornie ad alto contenuto calorico, spesso esposte e a portata di mano, potrebbe aver fatto capire che anche d’inverno il cibo non manca. E Carrito ricordiamo, umanizzato a suon di frutta e di orti nei paesi vicini da sua madre Amarena, intelligentemente ha capito che si fa così. I fatti gli danno ragione. Dovevano pensarci prima. Che fare adesso? Carrito ormai pesa quasi due quintali, è pacifico, placido ma va monitorato da presso, perché la reazione a una aggressione di cani da pastore per esempio, se reagisse da “grande”, farebbe male e tanto. E quando il collare che serve per monitorarne gli spostamenti finirà la sua carica? Sarà ancora sedato e ri-collarato? Quante volte si potrà fare? È possibile? Certo è un problema, e non sappiamo suggerire nessuna soluzione. Però forse la gente un favore a Carrito lo potrebbe fare. A lui e a tutti gli altri animali che d’inverno chiedono tranquillità, sia per il letargo, ma sia per non avere intrusioni nel loro habitat. Parliamo del malcostume delle “Ciaspolate”, ovvero racchette da neve, che sempre più vengono reclamizzate nelle località invernali e che portano i turisti a vagare nei boschi. Zone remote che dovrebbero essere il rifugio per molti animali, che per superare l’inverno debbono sprecare pochissime calorie per non andare sotto il livello di scorte di grasso che le porterebbe alla morte per fame o freddo. Ben vengano le passeggiate intorno a paesi, in località frequentate compatibili con presenza turistica. Ma men che mai nei boschi o in località sperdute. E spesso con cani. Carrito, e tutti i suoi colleghi, ringrazierebbero. E forse sopravvivrebbero anche.