L’intermedio da scoprire

Finalmente disponibile in Italia una carabina nell’innovativo 5,7×28 mm, intermedio tra 9 para e .223 Remington: è su base Ar15 ma con il caricatore P90, chiusura a massa, eccellente maneggevolezza e affidabilità, prestazioni insospettabili
Di Matteo Cagossi

La carabina oggetto della nostra prova, denominata Mk57, è basata sul classico lower receiver standard Ar15 e nasce prendendo spunto dalle conversioni nel calibro 5,7×28 mm, da alcuni anni disponibili negli Stati Uniti. Conversioni peraltro commercializzate anche dalla stessa Dr15 Custom e disponibili per gli Ar15 a quote Mil-Spec, anche se qualificati da caccia.
Ovviamente, il calibro in parola non ha particolari potenzialità venatorie, tant’è che non è stato creato per tali scopi ma, altresì, per impieghi tattici ove sia necessario coniugare un elevato volume di fuoco in pistole e in compatte pistole mitragliatrici senza, però, rinunciare all’elevata penetrazione tipica di munizioni per armi lunghe.
Il 5,7×28 mm, infatti, nacque dalla Fn belga alla fine degli anni Ottanta come munizione “intermedia” fra il classico 9 mm Parabellum e il 5,56×45 mm Nato (.223 Remington) per essere successivamente impiegato in armi di peso ridotto come la citata pistola mitragliatrice P90 e la pistola semiautomatica Fiveseven.
In seguito, come accennato, vi fu un certo interesse anche in abito civile, quindi alcune aziende americane iniziarono a distribuire conversioni in tale calibro per l’immortale Ar15 e, qui, torniamo al “nostro” Mk57 della Dr15 Custom.
Il lower è prodotto per forgiatura e portato dalla Dr15 Custom a quote Mil-Spec (reali), quindi finito, di norma, per anodizzazione. In questo caso, però, l’Mk57 è stato dotato di finitura cerakote Magpul gray, che rende l’arma ancora più accattivante. All’interno del lower trova posto lo scatto sempre Mil-Spec a un solo tempo (single stage), accuratizzato però e portato al valore di sgancio pari a 3 libbre (1.360 grammi).
La molla di recupero interna al buffer tube (tradizionale M4) è stata appositamente calibrata per la gestione del 5,7×28 mm ed è dotata di buffer originale da 4 once (113 grammi).
Il lower è ovviamente ancora dotato del bocchettone originale del caricatore che però, nel caso dell’Mk57, assolve alla funzione di finestra d’espulsione, in quanto l’alimentazione dell’arma avviene dall’alto e i bossoli vengono espulsi inferiormente.
Sfruttando il sistema di aggancio originario del caricatore, tuttavia, è possibile applicare un raccoglibossoli costituito da un corpo caricatore a standard Nato ma privato di elevatore, molla e con labbri modificati.
Ciò consente di non perdere nemmeno uno dei preziosimmi bossoli, attualmente distribuiti esclusivamente dalla Fn.
L’upper integra canna, astina, sistema di alimentazione, otturatore e congegni di puntamento. È monolitico, ovvero integra anche l’astina entro cui è collocata la canna. Ciò è principalmente dovuto al fatto che che il sistema d’alimentazione si avvale dei caricatori bifilari ad alta capacità della Fn P90 (ridotti a sole 29 cartucce per motivi normativi) che trovano posto al di sopra dell’astina stessa.
Il caricatore, originariamente contenente 50 cartucce, è in polimeri trasparenti e ha la peculiarità di contenere le cartucce perpendicolarmente all’asse di canna ma, grazie a uno scivolo interno a chiocciola, presenta le cartucce singolarmente e ruotate di 90 gradi, ovvero in asse con l’arma.
Il grado di affidabilità del componente testato è assoluta e anche la fase di caricamento del serbatoio non pone problemi. I due punti di fissaggio del caricatore sono costituiti da un incastro anteriore, fornito dal porta mirino e incidente sul fondello del caricatore stesso, e da un ritegno posteriore comandato da una leva di svincolo ambidestra posta in posizione rialzata: consentono sempre un perfetto e stabile posizionamento del serbatoio sull’arma.
Inoltre, per evitare che il caricatore possa spostarsi dalla propria posizione in caso di caduta dell’arma, è anche presente un risalto cilindrico sopra la camera di cartuccia che combacia, con precisione, con la sede ricavata nel caricatore stesso.
La leva di sgancio, essendo a bilanciere, ha la peculiarità di poter funzionare sia spingendo sia tirando, per cui non pone problemi in ordine alla rapidità di adattamento del tiratore all’arma. Così come vi è la massima versatilità nella posizione della manetta d’armamento, che può essere fissata sia sul lato destro sia sinistro dell’arma. La manetta non è reciprocante (non segue, cioè, il moto retrogrado dell’otturatore durante lo sparo), è ben dimensionata e, in posizione di riposo, è ribaltata per contenere gli ingombri. La leva agisce direttamente sull’otturatore che, sull’Mk57 ha una semplice chiusura a massa.
L’otturatore è, comunque di massa cospicua e, in combinazione alla molla di recupero appositamente calibrata unita al buffer pesante, riesce a imbrigliare e gestire le non trascurabili pressioni sviluppate dalla piccola cartuccia.
La faccia dell’otturatore è incassata per fornire supporto al bossolo, con estrattore posto a ore 6 ed espulsore a pistoncino a ore 12. L’arma in prova era dotata di canna lunga 12” (305 mm) ma può essere ordinato anche con “tubo” di 14,5” (368 mm) o 16” (406 mm) che, in tutti i casi, consentono alla Mk57 la qualifica di arma lunga. Dotata di rigatura a 6 principi con passo di 8,5” (216 mm), è flottante e ben protetta dall’astina dalla quale protrude e termina con spegnifiamma Vortex o Birdcage (l’esemplare fotografato è dotato di spegnifiamma Gladio).
La finitura del componente è affidata a una valida nitrurazione Qpq che, a fronte di una livrea a volte poco uniforme (in talune armi appare maculata), in realtà dona una resistenza superficiale alle abrasioni e, soprattutto alla corrosione, assoluta.
Anche l’anima di canna è nitrurata e ciò, a differenza della cromatura, determina un generale miglioramento delle prestazioni balistiche dell’arma.
Per sfruttare il potenziale balistico, sull’Mk57 sono presenti due porzioni coassiali di slitta a standard Picatinny: una anteriore, ove agganciare il mirino, dotata di 4 slot, integrale all’astina e dotata di incastro per il caricatore; una posteriore con 14 slot per l’installazione di diottre o sistemi ottici di puntamento.
A tal proposito, in relazione al calibro e alla tipologia d’impiego dell’arma, ritengo che il sistema di mira maggiormente vocato per tiri da 0 a 100 m a bersagli singoli o multipli sia comunque il classico puntatore olografico/red-dot tipo Aimpoint Micro T1 o T2 o i vari analoghi sistemi come il Docter utilizzato per la prova. Oggettivamente, benché il calibro abbia il “respiro” per un tiro preciso finanche oltre i 200 metri, per tale tipologia di tiro passerei a calibri più prestanti e armi con caricatore posto inferiormente al fine di potervi montare ottiche di puntamento tradizionali.
Detto ciò, proprio per massimizzare le peculiarità della carabina, che nasce per il tiro rapido nello “stretto”, la Dr15 Custom ha dotato l’arma di una classica impugnatura A2 per M4 e di un valido quanto compatto, calcio collassabile Mft (Mission first tactical) Minimalist con calciolo in gomma, sempre destinato a carabine M4.
Il calcio, l’impugnatura e l’astina piuttosto sottile con slot M-Lok per l’aggancio di rail o accessori, oltre al bilanciamento piuttosto neutro dell’arma, forniscono all’Mk57 un ergonomia estremamente valida e facilmente adattabile al tiratore che, anche se studiata per tiri istintivi in modalità dinamica, ben si presta al tiro di precisione. Proprio al fine di testare la precisione dell’arma, ci siamo recati presso il poligono Galleria del tiro di Lograto (Bs) ove ho potuto saggiare le potenzialità balistiche dell’arma e, soprattutto, della cartuccia.
Infatti, a parte qualche esperienza a suo tempo maturata con gli Fn P90 e Fiveseven con cartucce militari, non ho mai utilizzato il 5,7×28 mm in veste “civile” e, considerando anche il fatto che il munizionamento commerciale in tale calibro, seppur prodotto anche dalla Fiocchi, è fornito unicamente dalla Fn belga e non è attualmente disponibile, ero veramente curioso di testare le prestazioni dell’Mk57 con le ricariche assemblate ad hoc da Diego Ruina, titolare della Dr15 Custom.
Avevo a disposizione un centinaio di cartucce assemblate con palla Hornady V-Max di 35 grs spinta da 7 grs di Vihtavuori N105 e con palla Nosler Varmageddon 40 grs spinta da 6,7 grs sempre di N105, con cui abbiamo effettuato alcune rosate di 5 cartucce a 50 m sfruttando l’olografico Docter per la mira e un rest anteriore di fortuna per l’appoggio. Anzitutto, il maneggio dell’arma è apparso inconsueto ma piuttosto semplice. Inconsueto per via del fatto che essendo abituato a “lavorare” con gli M4, la manetta d’armamento del Mk57 è laterale e non vi è lo slide stop.
Facile, perché una volta rimosso il caricatore, si ha la piena visione, dall’alto, della zona della culatta rendendo estremamente semplice la gestione dell’arma e la risoluzione di eventuali inceppamenti (eventualità che non abbiamo potuto verificare per il perfetto funzionamento dell’arma).
Rifornito il caricatore (tipo P90) con una decina di munizioni con palla V-Max, camerata la prima cartuccia ho iniziato a prendere confidenza con l’arma effettuando una rosata di prova esterna al bersaglio. La cosa che subito mi ha colpito, sono state le reazioni allo sparo particolarmente miti ma secche, unite al corroborante boato proveniente dalla volata.
In galleria, l’effetto scenico è stato particolarmente appagante perché la scarsa illuminazione della linea di tiro ha reso visibile l’efficiente dissipazione della fiammata a opera del freno di bocca utilizzato. Il rilevamento è apparso nullo mentre il rinculo, secco come si diceva ma piuttosto mite, non disturba il tiro, tant’è che dopo le prime due o tre cartucce d’azzeramento, ho aumentato considerevolmente la cadenza senza, comunque, uscire dal bersaglio.
Dopo un altro caricatore di riscaldamento sono passato alle prove di precisione dell’arma, che non hanno lasciato dubbi sulle sue potenzialità: con le palle Hornady, 10 cartucce sono finite in 65 mm mentre con le Nosler Varmageddon abbiamo dimezzato la rosata a soli 32 mm. Ottimo risultato se si pensa che è stato ottenuto con un red dot senza ingrandimenti e con una canna di soli 12 pollici di lunghezza.
Per inciso, devo segnalare che le munizioni assemblate con le ottime palle Nosler dall’evocativo nome Varmageddon mostravano una lunghezza al limite delle dimensioni del caricatore: pertanto, al fine di fornire la massima affidabilità dello stesso, abbiamo provveduto sul campo a eliminare circa 0,7 mm di puntale polimerico ottenendo, ugualmente, rosate eccellenti.
La prova completa su Armi e Tiro di novembre 2017
Produttore: Dr15 Custom, via Cerere 55, 38062 Arco (Tn), tel. 333.95.16.807, dr15custom.com
Tipo: carabina semiautomatica
Modello: Mk57
Calibro: 5,7×28 mm
Impiego specifico: tiro dinamico informale e sportivo, collezione e difesa abitativa
Funzionamento: chiusura a massa
Alimentazione: prismatico amovibile bifilare tipo P90 a presentazione singola
Numero colpi: 29
Scatto: mil-spec single stage rettificato e lucidato, carico di 1.360 g
Percussione: cane interno
Sicura: manuale ambidestra sul fusto
Canna: lunga 12” (anche 14,5” o 16”), passo 8,5” con freno di bocca
Lunghezza totale: 680 mm
Organi di mira: metallici assenti. Rail a standard Picatinny per l’impiego di ottiche di puntamento
Peso: 2.638 g scarica
Finiture: cerakote, canna nitrurata, otturatore fosfatato
Qualifica: arma sportiva