«Io c’ero!»

Venerdì scorso, in piazza Castello a Torino, i cacciatori piemontesi di Federcaccia (ma non solo) hanno manifestato contro le decisioni della regione che non rispetta neppure le sentenze del Tar. «Dalla politica non prendiamo lezioni di costume o moralità»

Il 10 giugno 2016 caccia e cacciatori piemontesi hanno voltato pagina. Quel giorno, fierezza e dignità hanno preso il posto di rassegnazione e rabbia e migliaia di cacciatori piemontesi, persone per bene, padri e madri di famiglia, giovani e vecchi, contribuenti, nostri e d’altre associazioni, hanno sfilato per il centro di Torino, certo rumorosi e vocianti, forse anche coloriti e pittoreschi, ma tutti educati e rispettosi di gente e cose nelle eleganti vie cittadine. Ora in molti diranno, e con giustificato orgoglio: «Io c’ero!». Federcaccia Piemonte l’aveva annunciato ai suoi, mesi fa, raccontando di come la misura fosse colma e le possibilità di trovare accordi con la regione ridotte al lumicino. Del resto, questo non lo si può fare con chi non ti rispetta mai, prende in giro te e i tuoi associati, ignora ben tre sentenze del Tar, utilizzando artifizi bizantini, degni della peggior politica, di quelle democrazie incerte o ancora immature, pur di non prendere atto di quanto la giustizia amministrativa ha deciso, sancito. L’essere soccombenti in regione nulla conta, non può incidere, se all’autorevolezza si pensa di sostituire solo l’autoritarismo, ci s’arrocca su posizioni pregiudiziali e ostili o si cerca di piegare l’informazione amica a esigenze di mera bottega, come dimostrano recentissimi comunicati (Ansa e Repubblica del 10 giugno). Tutto ciò, evidentemente, non è degno di un Paese importante come l’Italia, di una regione come il Piemonte, ricca di storia, cultura, tradizioni secolari. Anche nella caccia! Noi ci abbiamo provato a farlo capire, più volte, sollecitando chi doveva a tornare sui suoi passi, circondarsi di collaboratori preparati e capaci, lavorare con noi per dare ai cacciatori piemontesi una legge moderna, efficace, tale da consentire l’esercizio dell’attività venatoria come capita ad altri cittadini europei, secondo scienza e tutelando l’ambiente e le sue straordinarie biodiversità. Spesso siamo stati criticati o attaccati, talvolta anche in casa nostra, ma noi abbiamo sempre tirato dritto senza curarcene, perché sapevamo d’essere nel giusto. Noi lo facciamo per sola passione, non avendo prebende, emolumenti, rimborsi spese, futuri vitalizi; dalla politica, però, e non ce ne vogliano coloro che nulla c’entrano, non prendiamo lezioni di costume o moralità.

A Giorgio Ferrero avevamo chiesto risposte e quelle non sono venute; al presidente Sergio Chiamparino, invece, che trovasse altro incarico al suo fido collaboratore, colui che aveva voluto fortemente nella sua squadra, ma invece dimostratosi con i fatti, non certo per altre ragioni e men che meno colpe nostre, assolutamente inadatto a governare la materia caccia in Piemonte. A loro e tutti avevamo chiesto rispetto, rammentando chi fossero i cacciatori, cosa debbano fare per definirsi tali, quali siano le funzioni e le valenze dell’attività venatoria per la tutela di ambiente, la biodiversità, l’aiuto ad attività agricole collegate al territorio. Stride come un vecchio portone mai oliato la risposta della regione, un comunicato stampa colmo d’inesattezze, luoghi comuni, ingenuità e pure acredine; ci accusano di non rispettare ambiente e natura, snocciolando dati come quelli sull’ormai famosa “pernice bianca”, tormento per i loro sonni, ma dimentichi del fatto che proprio su dati e scienza hanno perso tre ricorsi consecutivi, pagati con i soldi dei cittadini piemontesi. Si accusa Federcaccia Piemonte di essere irrispettosa verso ambiente, cittadini, consiglieri regionali, agricoltori. Suvvia, siamo seri, se non vogliamo diventare bersaglio di facili ironie, barzellette, critiche al vetriolo: i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Ora li sappiamo molto impegnati in campagna elettorale, quella per i sindaci, e forse il nervosismo si ricollega anche a ciò, ma sono loro a far politica, doverne fare mestiere, mentre noi vogliamo starne lontani, non cadere in facili strumentalizzazioni, dell’una o dell’altra parte. Di politica, d’ora in poi, faremo la nostra. A Torino, in Piazza Castello, eravamo in migliaia e abbiamo sfilato sin sotto al consiglio regionale; al presidente Chiamparino avevamo chiesto un incontro già molti mesi fa, e rinnovata la richiesta nei giorni precedenti la manifestazione, ma non è arrivata la disponibilità, se non condizionata a incontrare l’assessore, rinunciando alla richiesta di sue dimissioni. Non era possibile farlo, migliaia di cacciatori erano giunti a Torino a causa sua e il nostro avvocato ormai prossimo a depositare il quarto ricorso in venti mesi, quest’ultimo con una pericolosa (per loro, ovviamente) coda alla corte costituzionale. Era troppo e abbiamo detto no. Come fanno sempre loro! Il 10 giugno 2016 tutti insieme abbiamo rialzata la testa. Grazie a tutti da Federcaccia Piemonte.