Il problema non sono le armi, ma una cultura senza vita

Un articolo del Washington Times evidenzia come le richieste di abolizione delle armi non influiscano sulle vere cause della violenza che coinvolge sempre più giovani negli Stati Uniti

Accade, con puntualità, dopo ogni mass shooting: politici, organi di informazione e movimenti si sgolano sulla necessità di introdurre maggiori restrizioni sul commercio delle armi o, addirittura, di proibirne del tutto il possesso. Un interessante articolo pubblicato sul Washington times, firmato da Rebecca Hagelin, tuttavia, evidenzia le vere radici alla base delle stragi perpetrate, purtroppo, da ragazzi sempre più giovani: il fatto che l’America non abbia più, ormai da decenni, una cultura capace di promuovere la bellezza e il valore della vita umana. Nell’articolo si evidenzia la contraddizione insita nelle proteste che scaturiscono all’indomani di un mass shooting in una scuola, in una chiesa o a un concerto, mentre apparentemente a nessuno importa quando in città come Chicago, New York o Los Angeles ogni weekend muoiano ammazzate decine di persone. Oppure, quando ogni anno il numero di cittadini americani che commette suicidio supera di oltre il doppio il numero di coloro i quali vengono uccisi. Nessuno, allo stesso modo, orienta i propri sforzi per contrastare il crescente uso, e abuso, di droga che distrugge individui e intere famiglie. Perché? La risposta dell’autrice dell’articolo è che i politici e i movimenti di opinione anti-armi sono più interessati al controllo e al potere, di quanto lo siano per la protezione della vita in quanto tale. “Quando la gente e i politici pensano a se stessi come dei, il valore della vita umana diventa arbitrario, basato sui capricci della classe dominante. La sacralità della vita varia da una persona all’altra, la protezione dei soggetti più vulnerabili è soggetta ai desideri dei più forti. Siamo oggi un Paese ossessionato dal consumo della violenza nei film, negli spettacoli televisivi e nei giochi elettronici. Gli americani hanno accettato la bugia hollywoodiana secondo la quale abbiamo il potere divino di partecipare a ore di violenza e depravazione senza che ciò influisca sulle nostre abitudini. Il nostro è un Paese nel quale milioni di adulti consumano con regolarità pornografia hard-core, che svilisce la donna e celebra gli abusi, una pornografia nella quale si afferma che le relazioni devono essere usa e getta. L’America è oggi un luogo nel quale i soggetti con malattie mentali hanno maggiori probabilità di finire senzatetto, specialmente nelle grandi città governate dalla sinistra, come San Francisco e Honolulu. Anche in quel caso, chiudiamo gli occhi di fronte alla loro disgrazia, confortandoci con la considerazione che loro, come dei, hanno fatto una scelta, invece di offrire loro aiuto e aiutarli a combattere la malattia. Il solo modo per combattere la violenza delle armi, la vittimizzazione derivante dalla pornografia, la disperazione che determina l’abuso di droghe o il suicidio, è diffondere una cultura che promuova il valore infinito e illimitato della vita mana”.