I saggi dell’orso

Orso bruno marsicano. PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO

Il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e il sottosegretario Claudio Barbaro, hanno incontrato le associazioni animaliste in merito all’odissea sulla gestione dell’orso in Trentino.

Acune di loro ormai accusano apertamente il Papi di “essersela andata a cercare”, addirittura una pretenderebbe di servirsi di un medico forense per accertare “le reali cause della morte del ragazzo”. All’atto pratico le suddette associazioni, appoggiate da specifici parlamentari (come l’onorevole Michela Vittoria Brambilla), si sono “appropriati” della gestione del problema. La scienza, la ricerca, i veri esperti dell’etologia, hanno dovuto cedere il passo all’animalismo, dannoso più degli orsi inferociti. Nel corso dell’incontro sono stati formulati alcuni “saggi” consigli.

Vediamo il primo. Tutti incalzano con la creazioni dei “Corridoi faunistici”, che sarebbero veri e propri ponti con vegetazione naturale che attraversano strade e autostrade. Secondo loro, sono questi che risolverebbero i problemi: gli orsi, avendoli, subito si spanderebbero per altri territori.

Sarebbe corretto far notare che gli animali, tutti, attraversano ogni cosa, anche senza corridoi o ponti: strade, autostrade, fiumi, torrenti, ferrovie, confini di Stato eccetera. Non si fermano con nulla, nemmeno con le recinzioni. E lo testimoniano i tanti video fatti, e i tanti investimenti veicolari. Forse si eviterebbero questi ultimi, ma di certo non ci sarebbe alcuna migrazione aggiuntiva. Altra cosa: “Concentrarsi sulla dispersione delle femmine”. E come? Parlando loro? Chiamando un altro pifferaio magico? Il parco d’Abruzzo ha lo stesso problema da anni, e ancora non ha trovato, nonostante tanto lavoro, il metodo idoneo. Si continua poi con il “Controllo delle nascite” mediante “vasectomia praticata da personale veterinario”. Per le associazioni si tratterebbe di un intervento “semplice”. Per cui bisognerebbe catturare tutti i maschi da “trattare”, spesa cadauno circa 10.000 euro tutto compreso, per avere così una bella popolazione di orsi castrati e pelusciosi. Che esempio di gestione naturale. Tipo i gatti di casa. Poi, si suggerisce la creazione di un mega impianto per “Sostituire il Casteller”. Coi soldi, ancora, non si sa di chi. Continuano con il “Divieto d’ingresso” nelle zone in cui ci sono femmine con piccoli. E dove sono? Chi le trova? Come si fa a individuarle, visto che vagano dove vogliono? Poi “L’Informazione dei turisti”. Finora, tra l’altro, negli incidenti occorsi non è stato mai coinvolto nessun turista, solo abitanti delle zone, che sanno tutti benissimo della presenza degli orsi. Si prosegue con il progetto di “Collararli tutti“. E che ci vuole. Li acchiappi, e glielo metti. Dopo circa due anni li riacchiappi tutti, sostituisci i collari e vai così per sempre. Con i piccoli, ogni sei mesi, fai uguale e poi segui un centinaio minimo di tracce sui programmi che variano continuamente. Per riferire in tempo reale sulla radiolocalizzazione ai turisti o abitanti.

Infine i saggi consigliano “Metodi dissuasivi”, che implicherebbero anche cani anti orso. Che farebbero rischiare, così, sempre più cani e conduttori. Ma aggiungono anche “Altri metodi dissuasivi attuati da uomini specializzati“. Infatti asseriscono, sempre loro, che “gli orsi assocerebbero la dissuasione a un comportamento ritenuto negativo dagli umani“. Tradotto? Fucilate con pallettoni in gomma? O fucilate vere e proprie? Ecco, forse giusto in quel caso l’orso, o gli orsi, capirebbero che l’uomo è altamente pericoloso, come l’hanno capito tutte le specie insidiate da prelievi venatori, e si sottrarrebbero molto più sicuramente dagli incontri con l’umano. E così sì, a quel punto, che si espanderebbero cercando posti più tranquilli. In altri Paesi più evoluti fanno così. Praticamente la soluzione di tutto con un provvedimento solo, invece delle tante fandonie animaliste salvacoscienze. E si potrebbe aggiungere, lo diciamo noi, una calcolata selezione, alias abbattimento, di capi problematici o molto anziani. Che, se fatta rispettando le classi di età e tutti gli altri metodi suggeriti dall’Ispra, manterrebbe in salute e nel giusto numero la specie.