Guida all’acquisto del revolver usato

La scorsa settimana abbiamo riassunto gli elementi fondamentali per cercare di valutare obiettivamente le condizioni di una pistola semiautomatica usata, che l’appassionato voglia acquistare da un privato o da un’armeria. Una cospicua fetta del mercato delle armi corte è, tuttavia, costituito dai revolver, armi che taluni possono ritenere essere tecnicamente arcaiche ma, di certo, non sono mai passate di moda, complice anche la possibilità di camerare cartucce anche di grande potenza, dal .357 magnum al .44 magnum dell’ispettore Callaghan, fino ai moderni (e potentissimi) .460 e .500 Smith & Wesson magnum. Anche qui si ripropone l’eterno dilemma: l’esemplare che mi viene proposto, e come al solito viene decantato come “nuovissimo”, lo è veramente? Come si fa ad accorgersi dell’effettivo stato di usura?

La canna, innanzi tutto
I primi elementi da verificare sono, ovviamente, canna e tamburo. Per quanto riguarda la canna, occorre innanzi tutto verificare che il vivo di volata non presenti ammaccature (segno di rovinose cadute o forti urti subiti), che potrebbero inficiare la precisione intrinseca. È ovviamente buona cosa verificare anche lo stato delle rigature nella canna ma, soprattutto, guardando l’anima della canna in controluce, accertarsi che la luce scorra lungo la superficie interna senza formare “anelli” o aloni scuri, che sarebbero indice di un rigonfiamento in conseguenza di un colpo sparato con canna occlusa. In alcuni casi, questi rigonfiamenti sono tanto lievi da non essere percepibili dall’esterno, ma dall’interno lo sono sempre.

Molto importante è, poi, verificare che la bindella sulla canna risulti perfettamente centrata e allineata rispetto alla sommità del telaio. In alcuni casi può capitare, dopo un certo numero di colpi, che la canna di un revolver subisca un più o meno lieve “assestamento”, rappresentato da una rotazione sul proprio asse, impressa dal momento torcente dato dal proiettile che impegna le rigature. In pratica, la canna tende ad “avvitarsi” oltre quello che dovrebbe essere il proprio allineamento normale, a causa di una eccessiva (e imprevista) tolleranza rispetto alla sua battuta con il telaio. Ovviamente questo problema non riguarda i revolver con canna spinata, ma questa procedura non viene applicata più, ormai, dagli anni Ottanta e quindi per tutti i revolver prodotti successivamente, è un problema che può verificarsi. L’inconveniente non è tanto grave da rendere l’arma inutilizzabile e può essere corretto da un bravo armaiolo, ma ovviamente questo aspetto costituirà un forte elemento di deprezzamento, perché impatta esteticamente e obbliga a disassare in modo evidente la tacca di mira (se regolabile).

Un altro elemento fondamentale di valutazione è lo stato del cono di forzamento, cioè la parte posteriore della canna, quel piccolo tratto che “guida” il proiettile all’uscita dal tamburo e gli fa imboccare correttamente la rigatura. Uno dei consigli che vengono tradizionalmente dati è quello di verificare lo spazio esistente tra il cono di forzamento e il tamburo mediante uno spessimetro, al di là però del fatto che non tutti girano con un set di spessimetri in tasca, occorre anche ricordarsi che l’effettivo spazio del tamburo è una misura che può variare anche sensibilmente tra produttore e produttore (e a seconda del periodo storico di uno stesso produttore), quindi a meno di non sapere quanto fosse originariamente per quello specifico modello, sapere quanto è ampio oggi è di aiuto molto relativo. Comunque, per i feticisti dello spessimetro, è opportuno ricordare che non dovrà essere in nessun caso superiore a 0,25 millimetri (0,010 pollici).

Al di là dello spessore della fessura, molto più indicativo è l’esame della conformazione del cono di forzamento in sé: nel momento in cui si dovessero riscontrare evidenti segni di erosione (porosità, discontinuità del bordo interno ed esterno e così via), quello sarà un indicatore molto più affidabile sul fatto che l’arma è stata maltrattata con ricariche ad alte prestazioni. Un altro indicatore è costituito dal riscontro di eventuali segni di “gas cutting”, ovvero di erosione, da parte dei gas di sparo, del tratto di telaio (top strap) che si trova esattamente sopra il cono di forzamento. Che la zona presenti segni di combustione è normale, se però si vede un vero e proprio infossamento del metallo, allora quello è un segno rivelatore di forte usura dell’arma. Occorre comunque tenere presente che sui revolver con telaio in lega leggera, il fenomeno risulterà fisiologicamente più accentuato rispetto a un telaio in acciaio. Tanto è vero che, per esempio, Smith & Wesson con alcuni revolver moderni con telaio in lega leggera allo scandio, per prevenire l’erosione del top strap aggiunge, in quella critica parte, un piccolo deflettore in lamierino d’acciaio.

Il tamburo
In un revolver, volendo usare una metafora, tutto gira intorno al tamburo, quindi è chiaro che dovrà ricevere le maggiori verifiche. Anche qui, spesso si riscontrano leggende metropolitane che tutto sommato non hanno una efficacia così sostanziale: una di queste prevede che per verificare lo stato di efficienza, si debba armare il cane in modo lentissimo, accertando che alla fine della corsa, il tamburo sia effettivamente allineato e bloccato in posizione. In realtà, l’armamento lentissimo del cane non è un modo di impiego normale dell’arma e, talvolta, anche ad arma nuova può capitare, così facendo, che il tamburo non resti bloccato, senza che ciò rappresenti un difetto dell’arma. Quindi, è più utile armare il cane lentamente, ma con movimento normale, verificando che il tamburo resti correttamente bloccato su tutte le camere ma, soprattutto, che una volta bloccato non presenti eccessivo gioco. Un pochino di gioco, tuttavia, potrebbe anche essere esistente, senza che ciò significhi di per sé che l’arma sia da buttare. Altro elemento importante è verificare, a tamburo aperto, che quest’ultimo ruoti fluidamente sul proprio asse senza insolite resistenze. Facendolo ruotare velocemente, ci si può anche accorgere con facilità se l’astina di espulsione sia storta. Un’occhiata la merita anche la stella di espulsione, per verificare che non abbia ammaccature sui bordi e che il profilo della dentiera di rotazione sia ben netto, senza eccessive sbavature. È chiaro che in caso di sbavature profonde ed evidenti, anche la precisione di allineamento e blocco del tamburo ne sarà inficiata.

Si diceva dello spessore della fessura tra canna e tamburo: al di là dello spessore in sé del gap, è molto più importante verificare che lo spazio esistente risulti uguale per tutte le camere del tamburo, e che la faccia anteriore del tamburo risulti parallela rispetto alla faccia posteriore del cono di forzamento, in modo da accertare l’effettiva rettilineità dell’asse del tamburo. La faccia anteriore del tamburo, inevitabilmente, mostrerà segni di annerimento intorno ai fori delle camere; è necessario capire se questi segni di annerimento sono, appunto, solo di tipo estetico o se corrisponda anche una porosità del metallo, segno in tal caso sempre di una erosione per impiego intensivo. In caso di uso gravoso, anche il tratto anteriore delle camere potrebbe presentare una porosità o rugosità.

Al di là del fatto che l’arma sia in buone condizioni di efficienza, un indicatore spannometrico su quanto l’arma abbia sparato può essere rappresentato dalla presenza, sulla circonferenza del tamburo, di un più o meno accentuato “anello” di strisciamento in corrispondenza delle cavità per il dente di arresto del tamburo. Quando si arma il cane, infatti, viene abbassato il dente di arresto che, però, immediatamente si risolleva, strisciando lungo la circonferenza del tamburo fino a impegnare la tacca d’arresto della camera successiva. Questo strisciamento è tanto lieve da risultare inavvertibile, ma quando i colpi sparati sono migliaia, comincerà a evidenziarsi una striscia sottile che sui revolver bruniti risulterà “bianca”, su quelli inox risulterà più lucida rispetto all’area circostante della superficie del tamburo.

Oltre a questo aspetto, è importante anche verificare che il dente di arresto del tamburo e le corrispettive sedi sulla circonferenza del cilindro abbiano spigoli netti, senza sbavature.

Il telaio e… il resto
Anche il telaio deve essere esaminato con attenzione, verificando che non vi siano ammaccature sui lati del ponticello, per esempio, graffi importanti sulle superfici e così via. Occorre esaminare con attenzione il contorno della cartella laterale e le condizioni delle viti, per capire se eventualmente il componente sia stato smontato da chi non sapeva cosa stava facendo e ha usato utensili non idonei o non specifici. Anche le guancette, o l’impugnatura, possono fornire indicazioni utili: devono risultare ben saldi rispetto al telaio, senza eccessivi graffi, ammaccature o scheggiature del legno. Occorre anche verificare se le guancette siano effettivamente originali dell’arma o se siano state sostituite: magari quelle nuove sono ancora più belle e pregiate delle originali, ma è da tenere presente che la mancanza delle guancette originali (spesso con logo incastonato del produttore) costituisce un deprezzamento del revolver e non un aumento di valore.

Un altro elemento importante è rappresentato dallo scatto, che dovrà risultare costante per tutte le camere del tamburo, tanto in Singola quanto in Doppia azione. Quando il cane è armato dovrà risultare impossibile aprire il tamburo e quando il tamburo è aperto dovrà risultare impossibile armare il cane. Occorre verificare con attenzione, aprendo e chiudendo lentamente il tamburo, che i dispositivi di chiusura funzionino correttamente e in sincrono (se sono più d’uno).

Il percussore dovrà risultare in buono stato, quindi con la punta semisferica e liscia, priva di spigoli o asperità. Allo stesso modo, il suo foro di egresso e lo scudo di rinculo all’interno del telaio dovranno risultare in buono stato, privi di erosioni o ammaccature. Importante anche la verifica degli organi di mira, il mirino non deve presentare ammaccature e deve risultare completo (se previsto) del riferimento rettangolare colorato per il puntamento istintivo, la tacca di mira (se regolabile) non deve presentare giochi e, soprattutto, va verificato che non risulti eccessivamente spostata su un lato o sull’altro, perché ciò potrebbe essere un indice di un disassamento della canna (vedi sopra). Il quale difficilmente incide sull’effettiva utilizzabilità dell’arma, ma costituisce comunque un elemento di deprezzamento non trascurabile.

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