Guerra in Ucraina: torna di moda la “Flak”?

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz posa di fronte ad un Flakpanzer Gepard che verrà donato all’Ucraina.

I pesanti attacchi aerei tramite non solo missili balistici ma anche cruise e droni kamikaze, continuano in Ucraina. Nonostante i sofisticati sistemi missilistici antiaerei forniti dall’Occidente, contro droni e cruise sembrano più efficaci i vecchi sistemi “artigliereschi” a controllo locale (principalmente cannoncini automatici di calibro compreso tra 23 e 35-40 mm), che stanno rispuntando sul campo.

Bisogna, però, distinguere le minacce: i missili da crociera, come i Kalibr russi, possono volare a bassa quota e si sono visti abbattimenti grazie ai missili antiaerei spalleggiabili (Manpads) come gli Igla, Stinger e altri ancora: questo perché i Kalibr hanno una velocità molto subsonica e si riesce a seguire in qualche modo il bersaglio che, oltretutto, emette una traccia infrarossa ben rilevabile da questi sistemi. Questo non toglie che in campo aperto, se questi attraversano il raggio di tiro della mitragliatrice pesante o cannone leggero a fuoco rapido, possano essere abbattuti. Perché i missili antiaerei a media o lunga portata, per quanto moderni e grazie al fatto che i cruise viaggiano a quote molto basse, hanno oggettive difficoltà a scovarli con i loro radar.
Per i droni suicidi come gli Shahed-131/Geran-1 (più piccoli) e Shahed-136/Geran-2 le cose si complicano ulteriormente: bersagli piccoli  e costruiti in materiali poco o per nulla radar-riflettenti, viaggiano però a bassa velocità: sotto in 200 Km/ora. Questi sì, e grazie al rumore del loro motore a 2 tempi, facilmente individuabili e ingaggiabili con successo con mitragliatrici medie e pesanti. Di giorno, perché di notte se non si vedono non si possono ingaggiare.

In Ucraina è tutto un fiorire di soluzioni più o meno improvvisate che comprendono le mitragliatrici Pkt (la versione per carri armati e senza calciatura) calibro 7,62x54R assemblate in coppie, mitragliatrici pesanti Kpv calibro 14,5×114 o negli affusti Zpu-2/4 o in soluzioni singole o altre improvvisate, senza contare le numerose mitragliatrici pesanti sovietiche calibro 12,7×108 tipo Dshk o Nsv o le Browning M2 12,7×99 Nato inviate negli aiuti. Anche le binate  sovietico-russe Zsu-23-2 calibro 23x152B possono risultare efficaci, ma risultano dispiegate sin dagli inizi del conflitto.

La Svezia inoltre, ha inviato i vecchi cannoni automatici Bofors L60 calibro 40x311R risalenti alla seconda guerra mondiale: comunque, ben accetti dagli ucraini perché ancora efficaci contro le minacce di cruise e droni. Sono stati rispolverati, poi, da parte ucraina (e russa) anche i cannoni automatici antiaerei S-60 calibro 57x348Sr, anche se appaiono, piuttosto, impiegati a complemento del fuoco terrestre e non nel corretto uso per cui erano pensati.

Tuttavia, l’arma più idonea è certamente il semovente antiaereo tedesco Gepard o Flakpanzer Gepard, con una torretta armata  con due cannoni Oerlikon da 35×228 millimetri associati a radar di scoperta e tiro: 50 esemplari sono stati promessi dalla Germania e probabilmente, oltre la metà sono già stati consegnati. Questo sistema e altri analoghi per concetto (ma che poi non sono stati realizzati) sono stati messi anticipatamente in “naftalina” e, forse, non era il caso.
Cosa si potrebbe fare ancora? Gli Usa come l’occidente stanno realizzando con una certa urgenza specifici sistemi anti-drone,  i cosiddetti C-Uas o Counter-Unmanned aerial vehicle: quale situazione migliore per fornire un aiuto importante e, nel contempo, verificare la loro efficacia sul campo?