Cervi d’Abruzzo: una storia già scritta…

Il Tar d’Abruzzo dichiara pilatescamente “cessata la materia del contendere” sull’abbattimento dei cervi perché… non siamo in stagione di caccia!

Ci riferiamo alla sentenza veramente sudata che il 14 maggio è stata emessa dal Tar nei confronti dell’impugnazione del provvedimento di abbattimento di circa 400 cervi da parte delle ben note sigle animaliste. Le parole magiche scritte nella sentenza sono che è “Cessata materia del contendere”, con le quali il Tar Abruzzo ha messo fine al problema. Questo secondo loro, naturalmente. Il Tar stesso ha dichiarato, a stagione venatoria ormai chiusa, “della mancanza di interesse alla pronuncia nel merito, atteso che l’atto impugnato aveva cessato i suoi effetti”. Come se si fosse risolto un problema avendo portato l’emissione della sentenza in un periodo nel qualenon è ancora ripartito il piano di prelievo degli ungulati. Che inizierà solo tra 2 o 3 mesi ovunque a seconda delle specie. Parallelamente all’esultanza dei salvatutto, solo però di ciò che è bello, lo stesso giorno una folta rappresentanza degli agricoltori dell’Abruzzo ha lamentato oltre ai danni l’impossibilità di gestire il loro lavoro per la quantità di fauna in eccesso. Che spazia dai cinghiali e proprio ai cervi. Portatori di tubercolosi, invasivi nei confronti dei pascoli e degli altri ungulati. Ma l’animalismo non bada a questo, bensì solo al pietismo che si può spremere spargendo a piene mani la loro personalissima scienza e lacrime da infondere nei disinformati loro iscritti. Però una cosa finalmente è certa. Aldilà di tutte le altre considerazioni possiamo affermare con totale sicurezza che i veri nemici, quelli che lavorano contro sempre e in ogni modo al mondo animale, alla biodiversità specialmente, che sono sempre a favore del degrado dei boschi e delle specie in generale alterandone gli equilibri, sono proprio loro: animalisti e company. Cada la maschera di bronzo che ancora li copre. Ma prima o poi sarà finalmente evidente a tutti quelli che ancora li idolatrano per disinformazione.