Caso M90: c’è chi dice sì

A ridosso dell’abbattimento dell’orso M90 sono piovuti, e ancora tengono banco, i commenti sull’accaduto. Subito tutte le sigle animaliste sono passate all’assalto del presidente della provincia di Trento Maurizio Fugatti, della regione, dei suoi dirigenti eccetera. I termini che sono stati adoperati, a cui siamo abituati, sono “assassino”, “esecutore”, “crudele”, eccetera. Nessuno che abbia portato avanti un discorso su una base scientifica che potesse contrastare con razionalità la decisione dell’abbattimento. Per cui l’unico sentimento e tutti i giudizi, oltre che conditi dalle solite storie della convivenza pacifica e dell’informazione della gente, sono soltanto di origine emotiva e pietistica. L’enorme copertura mediatica data alle voci di fonte animalista, può far ritenere che tutti, indistintamente, siano d’accordo con loro. Ma ora sono cominciati ad arrivare, o solo adesso è stato deciso di dare loro voce, i commenti di chi vive sul posto. Per cui riteniamo doveroso dare voce anche a questo fronte. Si cominciano così a conoscere nuove versioni. Uno dei primi è stato il sindaco di Rabbi, Lorenzo Cicolini, che è anche presidente della Comunità della Val di Sole, quindi “ambasciatore” di tutti gli altri sindaci della valle. “E’ stato fatto quello che si doveva fare”, ha scritto in una missiva indirizzata a Fugatti, “Le iniziative fin qui intraprese, non hanno, evidentemente, prodotto i risultati sperati finalizzati a correggere i comportamenti di assuefazione all’uomo. Non possiamo accettare tali situazioni di pericolo e di paura per i cittadini e frequentatori della valle. A noi Sindaci spetta fra l’altro garantire l’incolumità e la sicurezza dei cittadini. E ciò richiedeva l’allontanamento in modo definitivo dai boschi della Val di Sole del plantigrado”.

Aggiungiamo che analogo problema sta sorgendo con un altro orso nella frazione Bolentina, che sta terrorizzando i residenti del piccolo borgo. Anche il Club alpino italiano ha dichiarato: “Dispiace per la morte dell’orso che di per sé è sempre una sconfitta, ma si è agito in linea con le indicazioni tecniche”. Come Cai oltretutto hanno ribadito la necessità di ascoltare i loro tecnici trentini, invece di “lasciar spazio al sentimento popolare, al populismo e alle chiacchiere da bar e purtroppo ai regolamenti di conti individuali (vedi bracconaggio) che non solo non portano da nessuna parte, ma sono davvero intollerabili”. Purtroppo, come sempre, l’immagine dell’esemplare singolo oscura l’interesse della specie. Che non deve diventare incompatibile rispetto a chi ci abita, trascurando o tollerando comportamenti inadeguati del singolo orso poi si innescano antipatie di convivenza con gli animali stessi nella loro totalità. Anche Reinhold Messner si è espresso in più occasioni sulla questione, concordando sul fatto che sono troppi gli orsi nell’area interessata e prospettando, anche, la possibilità di cattura e spostamento nei Carpazi (dove peraltro hanno analoghi problemi di sovrappopolazione ursina), ma giudicando comunque la rimozione necessaria quando impatta troppo sui cittadini.

Lo stesso Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), non certo ritenuto troppo facile a dare pareri di rimozione, aveva dato il via libera avendo valutato tutti i parametri che il Pacobace imponeva prima di procedere alla rimozione. Per cui indubbiamente tutti noi non abbiamo il polso della situazione, vivendo una vita troppo lontana dal giornaliero che invece i cittadini, e lavoratori alpini delle valli trentine, affrontano ogni giorno. E a maggior ragione sono lontane le visioni animaliste dal problema quando diventa tale.