Bando al piombo: tutto e subito?

Si parla in questi giorni della possibilità di una messa al bando del piombo per tutte le cartucce. Com’è davvero la situazione?

Nervosismo e timori serpeggiano in queste settimane nel settore armiero, a causa delle voci su una messa al bando totale del piombo per le munizioni da parte delle autorità europee non solo (come già avviene nelle zone umide) per la caccia, ma anche per il tiro sportivo.

Il rischio è reale, ma in effetti la situazione è più complessa e articolata di così: tutto è cominciato nel 2015, allorché la Commissione europea ha richiesto alla European chemicals agency (Echa) di valutare l’impatto ambientale, il rapporto costi/benefici e la sostenibilità per le attività umane coinvolte per una ipotesi di messa al bando dell’impiego del piombo nelle munizioni da caccia da impiegarsi nelle aree umide. Nella medesima comunicazione si richiedeva all’Echa di valutare l’impatto del piombo nelle munizioni anche a livello più ampio. Nel settembre 2018, l’Echa ha diffuso un comunicato nel quale ha reso nota la necessità di regolamentare l’utilizzo delle munizioni contenenti piombo anche negli altri ecosistemi, oltre a quello delle aree umide. In seguito a questa dichirazione, la Commissione europea ha richiesto all’Echa di preparare un dossier sui rischi connessi all’ambiente e all’uomo (cosiddetto “Annex XV dossier”, QUI SOTTO ALLEGATO) per le munizioni contenenti il piombo in tutti gli habitat e per tutti gli impieghi civili (venatorio e sportivo).

Lo scorso 21 agosto, è stato reso noto che la Commissione europea ha chiesto formalmente all’Echa di preparare una proposta di restrizione d’uso sul piombo in tutte le munizioni, sia per la caccia, sia per il tiro. La limitazione riguarderebbe anche i piombi per la pesca.

Fino al 15 dicembre 2019, i cosiddetti stakeholders (cioè i portatori di interessi per le categorie coinvolte nell’impiego delle munizioni contenenti piombo) potranno sottoporre all’Echa le proprie deduzioni tecnico-scientifiche al fine di evidenziare le proprie posizioni al riguardo (per esempio, relativamente all’irrilevanza ambientale di determinate attività, come per esempio il tiro sportivo in impianti fissi, già adeguatamente regolamentati sul recupero e riciclo del piombo). Tra i portatori di interessi per la categoria, figurano per esempio l’organizzazione non governativa Wfsa (World forum on the future of sport shooting activities) e la federazione europea delle associazioni venatorie (Face), la quale in un comunicato ufficiale ha già reso noto che, diversamente da quanto fatto per l’impiego del piombo nelle aree umide, non appoggerà in alcun modo l’estensione del divieto di impiego del piombo in tutti gli altri ecosistemi venatori. I portatori di interesse avranno facoltà e diritto di essere ascoltati nell’ambito dei lavori dei comitati Echa per la valutazione del rischio (Rac) e per l’analisi socio-economica (Seac).

Nel medesimo Annex XV dossier si evidenzia da parte della stessa Echa il fatto che attualmente non sono disponibili materiali sostitutivi per tutti i calibri e tutte le tipologie di munizioni in piombo per armi corte e lunghe (pensiamo, in particolare, alle armi da fuoco di piccolo calibro, realizzate in calibri obsoleti o ai pallini per l’aria compressa), quindi comunque anche nel caso in cui effettivamente entrasse in vigore un bando generalizzato sull’impiego del piombo, sono previsti periodi transitori (di un minimo di tre anni) per consentire il necessario adeguamento tecnico. Le valutazioni sull’impatto socio-economico prevedono, inoltre, una valutazione non soltanto relativa alla disponibilità di materiali alternativi, ma anche della capacità dell’industria a produrre i quantitativi richiesti dall’attuale domanda del mercato, con costi finali comparabili.

Un’altra delle possibilità è che il piombo possa essere limitato in determinati impieghi (per esempio quello venatorio) e maggiormente regolamentato in altri (per esempio quello sportivo), con particolare riferimento al recupero e alla salvaguardia dal rischio di dispersione ambientale, senza però giungere a una messa al bando totale e immediata.

La situazione è sicuramente complessa e articolata e non deve essere sottovalutata, tuttavia esistono ancora margini per mantenere ancora il piombo in uso finché non esisteranno materiali alternativi effettivamente utilizzabili su tutti i calibri e per tutti gli impieghi.