L’azienda elvetica ha lavorato in modo da salvaguardare al massimo l’estetica dell’arma militare, favorita in questo anche dal fatto che l’originale a raffica presenta una originale soluzione di alimentazione che prevede la possibilità di scegliere tra l’alimentazione a nastro (con maglie disintegrabili M27) e l’alimentazione con i classici caricatori bifilari a presentazione alternata a norma Stanag per M16. Una volta, quindi, che si è costretti a rinunciare all’alimentazione a nastro per la commercializzazione sul mercato civile, resta pur sempre disponibile “l’altra via”, senza necessità di introdurre anomalie estetiche e meccaniche.
La Minimi militare si è ritrovata in servizio, nel corso della propria lunga storia operativa, con una molteplicità di fornimenti, che prevedono calciatura tubolare in acciaio oppure in polimero tipo M240, astine anteriori in lamiera e polimero o solo lamiera, con o senza copricanna: la configurazione scelta per la commercializzazione di questa Mg556 prevede le soluzioni tipiche della versione classica Fn, quindi con calciatura in tubolare d’acciaio e astina in lamiera e polimerica senza copricanna superiore. Esteticamente è anche una delle nostre preferite, ma questi sono gusti personali. L’unica differenza rispetto alla M249 classica è a prima vista rappresentata dal rompifiamma, a quattro rebbi e piuttosto allungato, comunque molto piacevolmente aggressivo e perfettamente integrato dal punto di vista estetico. Rispetto alla M249 classica in servizio fino ai primi anni Duemila, si è scelto anche di equipaggiare questa Mg556 della slitta Picatinny solidale al coperchio superiore, che ha fatto la propria comparsa ormai da alcuni anni con l’Us army e che consente di integrare le mire metalliche convenzionali con ottiche di puntamento o, più facilmente, collimatori olografici tipo Acog. Altra differenza che si nota a prima vista è la presa di gas sprovvista della valvola a due posizioni (impiego normale e in condizioni critiche) che normalmente è posta all’estremità anteriore.
Come si fa a “ridurre” in semiauto una mitragliatrice? Per quanto riguarda la Minimi, si è operato su due distinti fronti: da un lato si è passati dall’iniziare il ciclo di sparo a otturatore aperto, a un sistema convenzionale a otturatore chiuso, con percussione a cane interno. Nell’arma originale, arretrando la manetta di armamento il portaotturatore viene agganciato dal gruppo di scatto e mantenuto in apertura, in questo modo si agevola la ventilazione dell’anima della canna e si evitano le autoaccensioni a canna calda, perché la cartuccia non viene camerata se non nel momento effettivo dello sparo. Premendo il grilletto è quindi tutto il complesso otturatore-portaotturatore che viene liberato e fatto scattare in avanti, sfilando una cartuccia dal nastro o dal caricatore (a seconda dei casi), camerandola e quindi facendo partire automaticamente il colpo. Nella versione civile, invece, arretrando la manetta di armamento l’otturatore si apre ma poi, rilasciandola, scatta in chiusura, camerando la cartuccia. Il gruppo di scatto è dotato di un cane interno che si abbatte premendo il grilletto, determinando la partenza del colpo. Con questa soluzione si sono ottenuti due risultati: il primo è che, ovviamente, risulta pressoché impossibile con questa conformazione meccanica ripristinare il tiro a raffica; in secondo luogo, nel tiro semiautomatico non c’è il ritardo e lo spostamento avvertibile delle masse tipico di un’arma funzionante a otturatore aperto, con conseguente superiore precisione intrinseca. Il secondo fronte della “civilizzazione” ha comportato l’eliminazione fin dalla costruzione dei leverismi e dei ganci preposti alla ritenzione e al trascinamento del nastro. È stato rimosso anche il piolo attuatore sul portaotturatore. In compenso è stato mantenuto sia il vassoio di alimentazione porta nastro, sia il coperchio incernierato, a favore della massima fedeltà di riproduzione. A proposito di fedeltà, anche la canna (lunga 18,3 pollici, con anima cromata e passo di rigatura a sei principi di un giro in 7 pollici, come da specifiche militari), ha mantenuto la possibilità di sgancio rapido, tipica dell’arma militare: ovviamente in un’arma semiautomatica non è praticamente possibile raggiungere le temperature che nell’arma militare richiedono la sostituzione con una canna fredda, per consentire la prosecuzione del tiro, ma è semplicemente bellissimo per l’appassionato riscontrare che la leva a sgancio rapido funziona proprio come l’originale. Solo, non essendo stato previsto un hold open, per rimuovere la canna è necessario tenere arretrato l’otturatore manualmente, cosa che sull’originale non è previsto. Comunque, l’operazione è del tutto agevole, una volta presa la mano.
Sulla sommità della canna è presente la maniglia orientabile che, oltre a consentire la presa per la sostituzione senza scottarsi (nell’originale a raffica), essendo situata in prossimità del baricentro è utile anche per il trasporto dell’arma, cosa che si apprezza moltissimo anche con la replica, visto che se è vero, come è vero, che il peso è inferiore di qualche cosa rispetto alla controparte marziale (forse proprio a causa dell’assenza dei meccanismi per l’alimentazione a nastro), stiamo però parlando pur sempre di quasi sette chilogrammi di acciaio!