Allargare la visione

È quanto propone Gianluca dall’Olio, presidente della Federazione italiana della caccia, in questa fotografia della situazione della caccia in Italia sollecitata da Armi e Tiro.

Prospettive legislative e problemi. I problemi legati alla revisione della 157/92 sono sempre gli stessi, noti e dei quali si parla da anni, con proposte e progetti poco realistici che si succedono a intervalli regolari. La storia recente insegna.
Nell’attuale panorama, anche politico, vedo difficilmente spazi per interventi legislativi che vadano a correggere le criticità che la legge presenta, per non parlare di un impianto completamente nuovo. Ci tengo in ogni caso a sottolineare che per quanto riguarda la Federcaccia non ci sono e non ci saranno aperture per proposte e progetti demagogici, ma solo per programmi basati su principi seri.
Soddisfazione venatoria e sostenibilità; etica del prelievo e rispetto per la biodiversità non sono concetti in contrasto fra loro e perseguirli non vuol dire essere rinunciatari o deboli. È bene anche avere il coraggio di dire che non tutta la legge attuale è da buttare: in alcune realtà dove è stata applicata saggiamente e con rigore i cacciatori sono soddisfatti dei risultati. Purtroppo in ampie parti della nostra penisola questo non è stato fatto.
Ma bisogna anche superare il limitato orizzonte dell’articolo 18. Tempi e specie, che pur necessitano di rivisitazione, non possono esaurire l’argomento caccia. Qualsiasi progetto di revisione si voglia fare non potrà prescindere dal tener conto di una nuova visione del ruolo stesso della caccia. Modelli gestionali nuovi, più coerenti; una governance dalla quale non siano più assenti le Istituzioni, a nostro avviso impegnate oggi solo a livello regionale, mancando del tutto il ruolo dello Stato.
Quindi un approccio alla tematica ambientale e faunistica che tenga conto delle diverse realtà territoriali, ma che ponga la gestione seria di ambiente e fauna – di tutta la fauna, cacciabile e no – al centro degli interventi e dei programmi, con una visione ben più ampia di quella avuta fino ad ora.
Ad esempio ci concentriamo sul carniere e non ci accorgiamo che anno dopo anno ci viene sottratto terreno gestibile e cacciabile non con parchi e divieti, ma semplicemente costruendo strade e case. Non è un caso se anche il ministro Catania ha di recente sollevato il problema della riduzione del suolo.
Ci vuole anche – e noi di Fidc ci stiamo impegnando fortemente in questo – una accresciuta attenzione per il recupero di un’etica venatoria fatta di rispetto del selvatico e delle regole, isolando chi deroga da queste e dai principi del vivere civile; di partecipazione; di più alto livello di conoscenza di tutti gli aspetti dell’essere cittadino cacciatore e gestore, per un confronto paritetico con chi dibatte con noi e un diverso modo di porci nella società.

Situazioni a rischio, in particolare sulla vicenda deroghe. Inutile nasconderci che le deroghe sono un problema. O meglio: lo sono diventate in Italia perché purtroppo sono state spesso male interpretate e male applicate, con un uso frequentemente demagogico, che ha causato al Paese (Stato, Regioni, Ispra…) situazioni di grave attrito con le conseguenze ben note. Se l’Italia avesse applicato in maniera corretta e disciplinata quanto rigorosamente previsto dalla Direttiva, la situazione oggi sarebbe ben diversa.
Ma questo non vuol dire che sia lo strumento, tranquillamente applicato in tutta Europa, ad essere sbagliato.
Come abbiamo recentemente richiesto con un documento di Face Italia, deve essere superata la confusione giuridica attorno alle Deroghe, facendo in modo che le Istituzioni correggano cosa c’è da correggere, ma adempiano anche al loro ruolo completamente, difendendo in sede europea quanto è legittimo anche in campo faunistico-venatorio di utilizzarle nella loro pienezza nell’assoluta osservanza delle direttive comunitarie in materia.

Questione immagine e promozione. Le ricerche che abbiamo promosso ci hanno mostrato un interesse per la caccia in fasce di età come quelle dei ventenni/trentacinquenni. È indispensabile cercare di intercettare e concretizzare questo interesse più o meno latente di un mondo più giovane. È necessario che la caccia riesca a migliorare e risvegliare le sue capacità di esprimere cultura, ma anche i modi con cui lo fa, diventando più dinamica, più aggiornata, usando anche stili e mezzi più vicini al linguaggio di oggi, perseguendo una comunicazione diversa. E lo deve fare non solo per trovare nuovi cacciatori, ma anche per dimostrare alla società i suoi valori aggiornati all’attualità e i suoi innegabili meriti nel campo della gestione e del mantenimento degli equilibri faunistici. Non possiamo pensare alla caccia di ieri per risolvere i problemi di oggi.
Anche in questo campo ci stiamo impegnando con iniziative nuove, che presto saremo in grado di presentare.

Consistenza numerica dell'associazione. Al di là della consistenza numerica delle diverse associazioni, il problema vero è che il Paese ha perso e continua a perdere cacciatori, per età, scarso ricambio, identità sempre più distante dal suscitare interesse nella società.
Malgrado questo si mantengono inalterati i rapporti fra gli iscritti alle varie associazioni e la Federazione Italiana della Caccia continua a rappresentare oltre il 60% dei cacciatori italiani che aderiscono alle associazioni venatorie riconosciute.