A Palmi si è parlato di ungulati

Il 1° Convegno calabrese alla memoria di Michele Barillaro. Si può introdurre il capriolo in 8-10 zone idonee ove immettere 50-100 esemplari per sito.

Il 23 novembre si è tenuto a Palmi (Rc) il 1° Convegno calabrese alla memoria di Michele Barillaro, dal titolo :” La gestione faunistica in Calabria ed in particolare in Aspromonte: piccola stanziale, migratoria, ungulati assenti. Uno sforzo comune per il rilancio della fauna selvatica nel nostro territorio”.

Voluto dall’Amministrazione comunale di Palmi e dal consigliere comunale Antonino Randazzo, con il patrocinio dell’assessorato Agricoltura Caccia e Pesca della Provincia di Reggio Calabria, il convegno è stato organizzato dall’Urca Calabria che, recentemente, ha rinnovato il Comitato regionale ove, alla presidenza, è stato confermato Domenico Luppino, nonché dall’Urca provinciale di Reggio Calabria guidata dal giovane Paolo Crucitti.

Il Convegno era stato ideato da tempo da Michele Barillaro, capo ufficio stampa dell’Urca nazionale, insigne magistrato, giurista, scrittore e poeta oltre che grande cacciatore di ungulati, tragicamente perito in un pauroso incidente stradale in Namibia il 23 luglio scorso e per tale motivo è stato a Lui dedicato. La presentazione è stata del consigliere comunale, con delega alla caccia e gestione faunistica,  Randazzo, quindi hanno preso la parola le autorità presenti: Pasquale Tripodi, consigliere regionale e relatore della nuova legge regionale sulla caccia, poi  il vice-sindaco di Palmi, Giuseppe Mattiani, il commissario Atc Rc1 Biagio Di Vece, che ha portato i saluti dell’assessore Gaetano Rao improvvisamente trattenuto.

Hanno preso poi la parola il presidente regionale Urca, Luppino e il presidente nazionale Antonio Drovandi che ha, dapprima, ricordato la fondamentale figura di Michele Barillaro in seno all’Associazione e ha quindi spiegato finalità e prerogative dell’Urca. Moderato dal noto armaiolo bresciano Vittorio Giani, per l’assenza improvvisa si Stefano Assirelli, ha avuto inizio il convegno vero e proprio.

La prima relazione è stata tenuta da Franco Perco che ha parlato di “Piccola stanziale e fauna migratoria. Gestione, ripopolamenti caccia e tradizioni”. Ha messo in evidenza che per iniziare qualsiasi processo migliorativo bisogna avere a disposizione i dati sulla consistenza numerica delle specie. Purtroppo tali dati in Calabria non esistono e quindi non è possibile stabilire cosa e quanto fare. Nella sua relazione ha fatto vedere come la maggior parte delle regioni del centro nord possiedono consistenze faunistiche notevoli tanto da soddisfare tutti i vari tipi di fruitori. Ciò anche per merito dell’Urca (e della consorella alpina Uncza) che con i tecnici e i volontari riescono a monitorare ogni tipo di selvatico.

La seconda relazione è stata tenuta da Piergiuseppe Meneguz,  il quale ha spiegato: "Come e perché costituire nuclei di ungulati su terreni marginali della penisola italiana”. I vantaggi di possedere nelle montagne dell’Appennino consistenti nuclei di ungulati, oltre il cinghiale, è facilmente intuibile: ripristino dell’equilibrio biologico gravemente compromesso dall’inerzia degli uomini, dare forza al turismo e alla gastronomia locale, consentire prelievi sostenibili basati sulla caccia di selezione, eccetera.

Tutti hanno messo in evidenza, però, alcune difficoltà istituzionali e tecniche. Tra le prime l’imposizione dell’Ispra di immettere – anche in territorio libero – solo fauna autoctona, tra le seconde il pericolo che la selvaggina immessa (ma anche quella poca che c’è già) venga distrutta dai predatori, tra cui il lupo la cui recente ri-comparsa in Aspromonte appare sempre più problematica anche per le greggi. In Aspromonte sono presenti poco più di un centinaio di caprioli – tutti nel parco – immessi qualche anno fa. Per un territorio protetto dal 1987 di circa 65.000 ha ci sembra un po’ poco! Per poter realmente ottenere risultati concreti bisognerebbe individuare  8-10 zone idonee ove immettere 50-100 esemplari per sito. Tramontata l’idea muflone per i due presupposti di cui sopra, anche se trattasi di specie estremamente idonea ai territori montani del versante jonico, in tempi successivi bisognerà pensare al cervo.

Se ci sarà la volontà di fare effettivamente,  l’Urca sarà sempre disponibile.

Ha avuto quindi luogo il dibattito. Hanno preso la parola Bombino, ex presidente Atc Rc1, il presidente regionale Federcaccia, Gennaro Giuffrè, il presidente provinciale Eps, Giorgio De Luca, e ancora Di Vece e Luppino. Tutti hanno chiesto chiarimenti e si sono augurati, su tali presupposti, di poter ottenere una inversione di tendenza. Dobbiamo qui evidenziare, infine, la latitanza sia delle altre Associazioni ambientaliste regolarmente e tempestivamente invitate, sia dei dirigenti del Parco Aspromonte  anch’essi regolarmente invitati e sollecitati anche per mail e per telefono: evidentemente il confronto su basi scientifiche non gli si addice!