Cacciatori “bannati” dalla legge di bilancio

Il Cncn ha pubblicato un comunicato nel quale esprime la propria contrarietà per il ritiro di due emendamenti dalla legge di bilancio, riguardanti il contributo gratuito dei cacciatori alla gestione del territorio
Il Comitato nazionale caccia e natura (Cncn) ha pubblicato un comunicato nel quale esprime la propria contrarietà per il ritiro di due emendamenti dalla legge di bilancio, già ritenuti ammissibili, per la gestione del territorio. “Tali emendamenti”, spiega il Cncn, “miravano alla modifica degli articoli 12 e 19 della legge 157/92 al fine di trovare delle soluzioni concertate ai conflitti esistenti in merito alla gestione della fauna selvatica e del territorio nonché a contenere gli ingenti danni all’agricoltura (economici, igienici e di sicurezza), più volte denunciati dal mondo agricolo e che recentemente sono stati quantificati con un importo superiore ai 100 milioni di euro annui. A nostro avviso, il metodo che si voleva fare passare era quello corretto. Esso, infatti, consiste in una gestione territoriale a opera degli enti preposti, nella quale i cacciatori rappresentano una risorsa che gratuitamente può essere chiamata a svolgere un ruolo significativo per ridurre i conflitti sociali e trasformarli in soluzioni concrete ai problemi che affliggono molti territori italiani, in particolare per il contenimento dei danni all’agricoltura. Tra questi è doveroso citare l’incessante crescita degli ungulati e di altre specie selvatiche che sempre più frequentemente abbandonano i boschi per avvicinarsi, alla continua ricerca di cibo, a strade e città, causando problemi sempre maggiori in termini di sicurezza. È inoltre significativo sottolineare come gli emendamenti ritirati proponessero una soluzione già applicata in altri Stati europei e in alcune zone del nostro territorio (es. Province Autonome di Trento e Bolzano), dove i cacciatori sono considerati un esempio di eccellenza nella gestione della biodiversità, al costante e gratuito servizio delle istituzioni. Quello a cui abbiamo assistito rappresenta, purtroppo, uno svilimento di importanti proposte di modifica sulla gestione faunistica, fatta in modo razionale e scientifico e in linea con le migliori esperienze europee, a tutto vantaggio, invece, di un approccio ideologico, in questo momento asservito anche a logiche elettorali. Tutto questo livore non fa che continuare ad alimentare quel conflitto sociale che la proposta di modifica voleva contribuire a superare. Ci auguriamo, quindi, che la deriva animalista non porti l’Italia a privarsi di corrette norme sulla gestione faunistica, oramai non più procrastinabili”.