150 anni fa la presa di porta Pia

Per celebrare la ricorrenza, Rivista militare ha prodotto un fascicolo agile, di 24 pagine, ricco di immagini e costruito come una serie di diversi articoli giornalistici dalla lettura scorrevole e variata

Il prossimo 20 settembre ricorrono i 150 anni dalla presa di porta Pia, un anniversario-chiave per la storia italiana che la Rivista militare, periodico dell’Esercito fin dal 1856 tornato da qualche anno in edicola, ha voluto celebrare dedicandovi l’intero fascicolo storico allegato al numero del mese di settembre. La storia del Risorgimento è complessa, piena di date, nomi, battaglie e spesso presenta qualche difficoltà nell’essere divulgata. Ecco perché la Rivista militare ha prodotto un fascicolo agile, di 24 pagine, ricco di immagini e costruito come una serie di diversi articoli giornalistici dalla lettura scorrevole e variata.

Oltre a una ricostruzione degli eventi bellici stringata e completa, l’indice comprende i più vari argomenti, dalle biografie dei protagonisti, alla storia dei corpi e delle specialità che vi presero parte, con un‘incursione interessante anche nel campo avversario, alla scoperta degli Zuavi e del comandante pontificio, il generale Kanzler.

In questo confronto fra eserciti, non poteva mancare un capitolo importante dedicato alle loro armi di ordinanza, sia corte che lunghe, per il quale il nostro Ruggero Pettinelli ha fornito un contributo significativo.

Si scopre così come il regio Esercito italiano, ancora di là dall’adottare fucili nati a retrocarica, disponesse per l’operazione dei fucili Mod. 1867, un ingegnoso adattamento dei vecchi fucili ad avancarica realizzato da un inventore italiano mai abbastanza ricordato come Salvatore Carcano, che sarà il creatore, come tutti sanno, del fucile Mod. ’91 compagno del soldato italiano in due guerre mondiali e oltre.

Importante riscoprire anche il ruolo dell’artiglieria, che tradizionalmente è sempre rimasta meno considerata rispetto all’azione dei bersaglieri e della fanteria che fisicamente attraversarono la breccia. Dopotutto, senza il tiro preciso dei cannoni, le cui reali postazioni sono state individuate anche per i più recenti studi, non sarebbe stato possibile penetrare nella Città eterna.

Parlano inoltre, i discendenti del generale Raffaele Cadorna, che guidò il IV Corpo d’esercito alla conquista di Roma. Il conte Luigi e il colonnello Carlo hanno gentilmente fornito documenti e testimonianze custoditi dalla tradizione familiare.

E ancora, le cicatrici della battaglia che sono ancora visibili sulle mura Aureliane, la medicina di guerra coeva tratta dal volume di un medico pontificio, l’arte pittorica e il teatro ispirati alla presa di Roma e perfino il cinema, dato che il primo film proiettato nelle sale italiane fu proprio dedicato all’evento storico.

Insomma, basta andare in edicola per riscoprire una delle tappe più significative per l’unificazione nazionale, iniziata in epoca risorgimentale con l’epopea garibaldina e definitivamente compiuta con l’annessione della Venezia Giulia e del Trentino dopo la Grande guerra.