Via libera per la causa al gruppo Remington

La corte suprema ha respinto il ricorso del gruppo Remington: i parenti delle vittime della Sandy Hook potranno citarli in giudizio

Il gruppo Remington potrà essere citato in giudizio per responsabilità dai parenti delle vittime della strage alla scuola elementare Sandy Hook di Newtown, Connecticut, dove il 14 dicembre 2012 un ventenne ha aperto il fuoco con una carabina Bushmaster (azienda parte del gruppo) causando la morte di 27 persone (20 delle quali erano bambini tra i 6 e i 7 anni).

La corte suprema ha rigettato il ricorso proposto dal gruppo Remington, che aveva addotto tra le sue argomentazioni difensive una legge federale del 2005 che escludeva i produttori di armi dalla maggior parte delle responsabilità in caso di utilizzo criminale delle loro armi.

La causa civile, intentata da un sopravvissuto e dai parenti di nove delle vittime, si basa sul presupposto secondo il quale l’azienda statunitense non avrebbe dovuto vendere un’arma “pericolosa come la carabina Bushmaster tipo Ar15” che Adam Lanza, l’attentatore, ha utilizzato per il massacro. I ricorrenti accusano Remington, inoltre, di aver rivolto specificamente a un target di giovani le loro strategie di marketing e di product placement, inclusi videogiochi violenti.

La causa intentata nei confronti del gruppo industriale produttore dell’arma è molto tipica della cultura (o sedicente tale) americana, nella quale per esempio sono noti casi di cause civili intentate contro un produttore di forni a microonde perché non aveva scritto sulle istruzioni che con il forno in questione non ci si poteva asciugare il gatto! È l’aspetto più sconcertante di una società da un lato molto rigida e perbenista (almeno in apparenza), ma dall’altro praticamente priva (o meglio, privata) del concetto di responsabilità individuale, che quindi viene “spalmata” su qualcun altro per mezzo dei tribunali e di un sistema giudiziario che funge da macchina da soldi. Adam Lanza, il giovane autore della strage, era un soggetto problematico al quale erano stati diagnosticati la sindrome di Asperger, un disturbo ossessivo-compulsivo e persino la schizofrenia. Malgrado ciò, la madre non aveva (secondo quanto riferito dalle fonti giornalistiche) adottato particolari tutele per le armi che deteneva, consentendo quindi a suo figlio di accedervi facilmente e utilizzarle per la strage. Con tutto ciò, non si comprende quale dovrebbe essere la responsabilità del produttore…