Una messa in onore di Sant’Uberto

Nella medievale Abbazia cistercense di Morimondo, che si affaccia in posizione dominante sui boschi della vallata milanese del fiume Ticino, è stata celebrata la Messa in onore Sant’Uberto, patrono dei cacciatori

Nella medievale Abbazia cistercense di Morimondo, che si affaccia in posizione dominante sui boschi della vallata milanese del fiume Ticino, è stata celebrata la Messa in onore Sant’Uberto, patrono dei cacciatori.

L’evento religioso, organizzato dalle associazioni venatorie provinciali con il patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura e Caccia della Provincia di Milano e della Delegazione italiana del Cic (Consiglio Internazionale della Cacciae della Salvaguardia della Fauna), è stato accompagnato dal gruppo musicale dei corni da caccia di Lana (Bz) guidati da Norbert Breitenberger, il cui suono potente nell’antico edificio ha richiamato numerosissimi cacciatori, con le loro famiglie e amici, che hanno così assistito alla suggestiva funzione.

Il parroco, don Mauro Loi, nella sua omelia si è soffermato ampiamente sulla figura del cacciatore, sull’importanza del suo rapporto con la natura e con gli amici con i quali la frequenta. La caccia, se oggi da un lato ha perso ovviamente i significati legati alle necessità alimentari, ha però conservato tutti gli elementi di più elevato valore simbolico: una valenza culturale chiaramente rievocata dalla commemorazione di Sant’Uberto, la cui conversione nel corso di una battuta di caccia, suscitata dall’apparizione di un cervo con il crocefisso tra i palchi (in ripresa della precedente vicenda latina di Sant’Eustachio), è passata alla storia e non soltanto della Chiesa. Nel corso dell’Offertorio, oltre al Pane e al Vino da consacrare, i cacciatori hanno portato all’altare i frutti tipici del periodo autunnale ovvero funghi, castagne, melograni, la terra dei boschi e due esemplari maschi di fagiano e di germano reale dalle splendide livree. Al termine della celebrazione, è stata letta la Preghiera del Cacciatore, che dal 1991 incarna l’invocazione dei cacciatori italiani alla divinità.

L’Assessore provinciale alla Caccia di Milano, Luca Agnelli, che ha partecipato alla celebrazione eucaristica, ha dichiarato: “La caccia è una componente essenziale di quelle tradizioni legate all’ambiente rurale che la nostra società sta progressivamente dimenticando. A Sant’Uberto i cacciatori non celebrano semplicemente la loro identità, il valore dell’amicizia, la voglia di libertà e di spazi aperti, ma ci ricordano che la loro passione è parte del patrimonio culturale di tutto il nostro territorio”.

Al termine della funzione i partecipanti si sono intrattenuti per un brindisi dell’amicizia sul sagrato dell’Abbazia ove gli attivissimi Alpini del Gruppo di Abbiategrasso hanno allestito un punto ristoro con uno spuntino e un bicchiere di vin brulé.