Theoben Rapid MkII calibro 6,35 mm

Vai alla galleria delle fotoLa Rapid appartiene alla famiglia delle cosiddette Pcp, cioè Pre-charged pneumatic. L’aria è compressa dentro una bombola amovibile e ricaricabile della capacità di 400 cc (la pressione di esercizio è circa 200 bar), fissata per mezzo di un bocchettone filettato alla parte anteriore dell’azione, sotto la canna. L’autonomia è di circa 50-60 colpi, alla massima potenza: la precisazione è necessaria perché, nella versione ori… [

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] La Rapid appartiene alla famiglia delle cosiddette Pcp, cioè Pre-charged pneumatic. L’aria è compressa dentro una bombola amovibile e ricaricabile della capacità di 400 cc (la pressione di esercizio è circa 200 bar), fissata per mezzo di un bocchettone filettato alla parte anteriore dell’azione, sotto la canna. L’autonomia è di circa 50-60 colpi, alla massima potenza: la precisazione è necessaria perché, nella versione originale, è possibile effettuare la regolazione manuale dell’energia, da un minimo di 44 joule a un massimo di 68 joule. Negli esemplari destinati al mercato italiano, però, si è preferito bloccare il sistema di regolazione sulla potenza massima, al fine di evitare danni al sistema pneumatico in caso di regolazioni maldestre o troppo frequenti. L’azione è costituita da un massiccio blocco prismatico in lega leggera che contiene l’otturatore girevole-scorrevole, il pacchetto di scatto e il circuito pneumatico. Per sparare, si avvita una bombola carica sul bocchettone, si solleva e si arretra il manubrio dell’otturatore, armando così la massa battente e caricando la pre-camera con l’aria compressa. Si inserisce un serbatoio a tamburo nell’apposito alloggiamento, quindi si riporta in avanti l’otturatore, che sfila dal caricatore il pallino e lo fa scivolare nella culatta della canna. La pressione del grilletto causa lo sgancio della massa battente, che apre la valvola della pre-camera, causando la fuoriuscita dell’ aria che spara il pallino verso il suo bersaglio. La canna è completamente flottante, prodotta dalla Lothar Walther (i modelli in calibro inferiore, non importati per il momento, hanno invece canne Anschütz), lunga 600 millimetri e dotata di una rigatura destrorsa a 10 principi con passo di un giro in 17,5 pollici (445 mm). In volata è montato un contrappeso metallico (bloccato in sede e, quindi, inamovibile), che sostituisce negli esemplari destinati all’ esportazione il silenziatore previsto in origine. Il caricatore è molto originale e anche funzionale: a tamburo, ha la capacità di 12 colpi, ma la novità rispetto a molti prodotti concorrenti è data dal fatto che la rotazione è effettuata grazie a una molla interna al caricatore stesso e non per mezzo di un bocciolo sull’arma. In quest’ultimo caso, manovrando l’otturatore in modo non sufficientemente deciso si può verificare un’incompleta rotazione del cilindro, con conseguente inceppamento. Con il caricatore Theoben, qualunque sia la velocità con la quale si arretra l’otturatore, la velocità di rotazione del cilindro è costante. Questo ha una contropartita, costituita da una leggera maggior complessità nella fase di riempimento, superabile peraltro con facilità dopo un minimo di pratica. In sostanza, nella parte posteriore del caricatore è presente una piastrina in materiale plastico trasparente, che consente anche di controllare i colpi residui. Questa piastrina ha un foro, che consente il passaggio dell’otturatore per spingere il pallino in camera di scoppio e consente anche il riempimento del tamburo. La piastrina è imperniata al centro della struttura del caricatore, può quindi ruotare di quasi 360 gradi. Per inserire i pallini, si ruota in senso antiorario la piastrina fino a fine corsa, questo provoca la compressione della molla del tamburo. Per evitare che, rilasciando la piastrina, la molla si distenda nuovamente, si blocca il tamburo in posizione inserendo un pallino nello spazio destinato allo scorrimento dell’ otturatore. A quel punto, si ruota lentamente in senso orario la piastrina, facendo scivolare i 12 pallini nei relativi alloggiamenti mano a mano che il foro nella piastrina coincide con le singole camere. Arrivati in fondo, si gira nuovamente la piastrina in senso antiorario, si fa scivolare via il pallino di blocco e, a quel punto, il tamburo compie una piccola rotazione, presentando il primo pallino in posizione, pronto per essere sfilato via dall’otturatore. Detto a parole può sembrare difficile, nella pratica servono 30 secondi d’ orologio per capire come funziona e altri 30 secondi per riempire effettivamente il caricatore. Per inserirlo nell’alloggiamento basta solo bloccare l’otturatore in posizione di apertura (è presente, a tale scopo, una tacca nella scanalatura del castello entro cui scorre il manubrio) e far semplicemente scivolare il tamburo nella sede, fino a fine corsa. L’ampiezza della finestra non consente l’alimentazione manuale del pallino in camera (almeno per chi, come noi, non ha certo dita da pianista…), se si avverte tale esigenza è opportuno procurarsi uno speciale blocchetto prismatico (disponibile su richiesta) entro cui si introducono i pallini uno a uno, da inserire nell’ arma al posto del tamburo. La calciatura è in noce, ha un aspetto molto aggressivo grazie al sapiente design ma sa anche essere molto funzionale nella pratica. L’impugnatura è a pistola, con pannelli zigrinati laterali antiscivolo, il calcio ha un generoso appoggiaguancia dal Montecarlo molto elevato, perfetto per la collimazione con l’ottica (mancano, oltretutto, le mire metalliche). L’astina è liscia, rastremata verso la parte anteriore e leggermente arrotondata nella parte inferiore: sarebbe stato preferibile avere un’astina piatta inferiormente, per un più stabile tiro in appoggio anteriore. Posteriormente l’astina si prolunga a fungere da guardamano. Completano la dotazione un calciolo ventilato in gomma nera (inutile, le reazioni allo sparo sono mitissime) e due magliette inferiori per la cinghia, che nell’esemplare in prova sono state sfruttate per il fissaggio di un bipiede anteriore Harris e di un monopiede posteriore Accushot. Con un piccolo sovrapprezzo, è possibile ottenere una calciatura speculare per l’utilizzo da parte dei mancini (ma non è prevista anche un’azione left handed). Lo scatto è davvero un gioiellino: regolabile nella precorsa e nel peso di sgancio, può essere tarato da un minimo di 100 a un massimo di 1.500 grammi. Con l’impostazione di fabbrica, abbiamo riscontrato un peso di sgancio inferiore ai 1.000 grammi, con un primo tempo relativamente lungo e pulito, un ingaggio del secondo tempo netto e una corsa del secondo tempo breve e priva di esitazioni. Un po’ avvertibile, a nostro avviso, il collasso di retroscatto. Davanti alla leva di scatto si trova una seconda leva, la sicura manuale. Per inserirla si spinge all’indietro, per sparare si riporta in avanti, l’azionamento è molto comodo con il dito indice senza che la mano debba abbandonare la posizione di tiro. Gli organi di mira sono assenti: nella parte superiore dell’azione possono, ovviamente, essere fissati due anelli (forniti di serie, a scelta con diametro di 25 o 30 mm) per l’installazione dell’ottica, che nel nostro caso era una Simmons 4-12×40 con correttore di parallasse. La distanza dei 10 metri è assolutamente inutile di fronte a un’arma di questo genere, quindi non l’abbiamo neppure presa in considerazione. Per tarare l’ottica e trovare la tipologia di pallino più adatta (le armi ad aria compressa risentono in modo ancor più accentuato del tipo e peso di palla rispetto alle armi da fuoco), quindi, ci siamo piazzati sulla distanza dei 25 metri, in appoggio anteriore. A disposizione, una vasta gamma di pallini Haendler & Natermann: Spitzkugeln (a punta) di 1,62 grammi, Match (tipo wad cutter) di 1,38 grammi, Baracuda (tipo domed ultra-pesanti) di 1,98 grammi. Oltre a questi, siamo riusciti a reperire anche i Diana Magnum di 1,48 grammi, a testa tonda. Il record di velocità appartiene agli H&N Match, con 286,8 metri al secondo. Prevedibilmente deludente il raggruppamento, con cinque colpi in 40 mm. Prevedibilmente, dicevamo, perché il profilo a testa piatta dei diabolo non è stabilizzato in modo ottimale se la velocità è superiore ai 150-160 metri al secondo, e qui c’è la prova. Meglio hanno fatto gli Spitzkugeln, con cinque colpi in 25 mm e una velocità media di 279,8 m/sec. Malgrado la deviazione standard minima (0,1), i risultati però sono ancora al di sotto di quanto l’arma è in grado di esprimere. Per raggiungere l’optimum, infatti, abbiamo dovuto far entrare in gioco i Diana Magnum e gli H&N Baracuda: i primi hanno fatto registrare un raggruppamento di cinque colpi in 15 mm (269,4 m/sec la velocità media), i secondi addirittura cinque colpi in 12 mm con 252,8 m/sec. Con queste premesse, abbiamo scelto gli ultimi due tipi per la prova a 50 metri, con arma in doppio appoggio sul bipiede e sul monopiede che l’ importatore ci ha cortesemente installato sull’arma. La caduta rispetto alla taratura dell’ottica effettuata a 25 metri è stata relativamente contenuta, i raggruppamenti di tutto rispetto: cinque colpi in 25 mm con i Diana, quattro colpi in soli 18 mm per i Baracuda, il quinto colpo strappato dal tiratore ha purtroppo portato la rosata a 40 mm. Confortati da queste prestazioni, abbiamo deciso di osare ancor di più, spostando il bersaglio alla distanza “siderale” (per un’aria compressa) di 100 metri. Preventivando una caduta del pallino piuttosto corposa, ci siamo affrettati a “dare click” all’ottica, per accorgerci subito dopo, con i primi colpi, che stavamo allegramente “scortecciando” le quinte superiori del poligono! Dopo aver chiesto scusa alla carabina per aver dubitato delle sue qualità, abbiamo ridotto l’elevazione del reticolo e siamo riusciti a piazzare cinque colpi in 70 mm tra i centri più lontani. Il risultato potrà apparire mediocre, ma bisogna considerare che i pallini risentono molto più del vento rispetto a un colpo di carabina calibro .22 lr, perché più leggeri e più lenti. In ogni caso, si consideri che la distanza tra i colpi sul piano verticale è di soli 60 mm, il che in pratica significa colpire una lattina di bibita cinque volte su cinque a 100 metri. E a tale distanza, il pallino ha ancora la forza di bucare il sottile alluminio delle lattine. Dal punto di vista del funzionamento, nulla da segnalare, nel senso che il ciclo di caricamento e sparo si è svolto sempre in modo ineccepibile. L’arretramento dell’otturatore è un po’ duro, perché la molla principale offre una decisa resistenza. Questo ha come conseguenza il fatto che la posizione di tiro debba essere riaggiustata per ogni colpo, perché un piccolo movimento è inevitabile. [

] L’articolo completo, con molte più foto, lo trovate su Armi e Tiro di dicembre 2006. [

] Produttore: Theoben, West Newlands, Somersham, Cambridgeshire, Uk PE28 3EB, tel. 01.48.77.40.744, www.theoben.co.uk Distributore: Grande armeria camuna, via Nazionale 45, 25050 Niardo (Bs), tel. e fax 03.64.33.93.87, www.armeriacamuna.it Modello: Rapid Mk II Tipo: carabina ad aria precompressa Calibro: 6,35 mm Funzionamento: a ripetizione con otturatore girevole-scorrevole Alimentazione: tamburo amovibile Numero colpi: 12 Autonomia: 50-60 colpi a 200 bar Canna: Lothar Walther, lunga 600 mm, rigatura a 10 principi destrorsi con passo di 1:17,5 pollici Lunghezza totale: 1.432 mm Scatto: regolabile tra 100 e 1.500 grammi Sicura: manuale a leva davanti al grilletto Mire: assenti, predisposizione per il fissaggio dell’ottica Peso: 3.600 grammi circa Materiali: castello in Ergal, canna e meccanica in acciaio al carbonio, calciatura in noce Finiture: castello anodizzato, parti in acciaio brunite, calciatura Numero del Catalogo nazionale: 12.803 (arma sportiva) Accessori di serie: anelli per ottica Theoben, diametro 25 o 30 mm Prezzo: 1.670 euro, Iva inclusa; versione con calciatura mancina 1.760 euro