Svizzera: bocciato il referendum per tagliare i fondi all’industria armiera

Bocciato il referendum svoltosi domenica 29 dicembre in Svizzera, che proponeva di vietare il finanziamento delle aziende produttrici di materiale bellico

Era necessaria una doppia maggioranza, cioè sia dei votanti sia dei cantoni favorevoli, per l’approvazione della proposta di riforma costituzionale sulla quale sono stati invitati a pronunciarsi i cittadini svizzeri domenica 29 dicembre. L’oggetto della proposta era il divieto per la banca nazionale svizzera, le fondazioni e le casse previdenziali di concedere prestiti o di investire in imprese il cui fatturato annuo derivi per oltre il 5 per cento dalla produzione di armamenti militari. Il divieto avrebbe riguardato anche la detenzione di azioni e prodotti finanziari legati alle medesime aziende. La proposta è stata respinta perché non ha ottenuto né la maggioranza dei votanti (con un margine di 11 punti) né la maggioranza dei cantoni, che era richiesta in aggiunta alla maggioranza dei votanti trattandosi di una modifica costituzionale.

Il quesito referendario è stato proposto in combinazione con un altro, relativo alla responsabilità delle aziende svizzere per le conseguenze sociali e ambientali per le loro attività nel mondo, che ha ricevuto l’approvazione dalla maggioranza dei votanti ma non quella dei cantoni.