Strage a Boulder, Biden riparte all’attacco dei black rifle

BOULDER, CO - MARCH 22: Tactical police units respond to the scene of a King Soopers grocery store after a shooting on March 22, 2021 in Boulder, Colorado. Dozens of police responded to the afternoon shooting in which at least one witness described three people who appeared to be wounded, according to published reports. (Photo by Chet Strange/Getty Images)

Si può dire che non abbia neanche lasciato raffreddare i corpi delle povere 10 persone, di età compresa tra i 20 e i 65 anni, uccise in un supermercato di Boulder, Colorado: parliamo del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha infatti immediatamente ribadito la propria volontà di mettere al bando le cosiddette “armi d’assalto” (black rifle) e i caricatori ad alta capacità, oltre a spingere perché il Senato approvi i due progetti di legge licenziati nelle scorse settimane dal Congresso, che prevedono l’applicazione generale della procedura di Background check, il vaglio preventivo sui requisiti di un acquirente di armi da parte dell’Fbi.

Sta di fatto che, per quanto riguarda lo specifico della strage (la più grave dopo quella verificatasi nel 2019 al grande magazzino Walmart di El Paso, in Texas), diverse sono ancora le cose poco chiare: l’identità dell’attentatore è certa, si tratta del ventunenne Ahmad Al Aliwi Alissa, ancora da appurare sono invece le motivazioni sottese al folle gesto, anche se tra le autorità di polizia c’è già chi parla di “malattia mentale”. Altra cosa già accertata dagli inquirenti è che il criminale avrebbe acquistato la carabina Ar15 usata per l’eccidio, sei giorni prima, anche se non è chiaro dove e da chi l’abbia acquistata. Oltre alla carabina, sul luogo del delitto ha lasciato però anche una pistola semiautomatica. E proprio qui in effetti sta il punto, atteso il fatto che il Colorado in particolare è uno degli Stati nei quali vige una legislazione piuttosto rigorosa in fatto di armi da fuoco e, in particolare, entro i confini dello Stato già vigono le norme sul Background check che Biden vorrebbe applicare a tutti i 50 Stati della federazione. Anche nelle cessioni di armi tra privati, infatti, in Colorado occorre recarsi presso una armeria per espletare la procedura di Background check, e solo dopo l’esito positivo di quest’ultima si può procedere al trasferimento di proprietà dell’arma. Un’altra delle cose che già si conoscono per certe, è che Alissa verosimilmente non avrebbe potuto superare il Background check, perché nel 2018 era stato riconosciuto colpevole di aggressione e percosse nei confronti di un compagno di classe, reato per il quale era stato rilasciato in libertà vigilata e affidato ai lavori socialmente utili.

Nell’attesa che si chiariscano ulteriormente i contorni ancora vaghi della questione, appare sempre più evidente che la diatriba sulla messa al bando dei black rifle, che Biden propone come “una questione americana e non una questione di parte”, sia in realtà il classico, comodo capro espiatorio per evitare di affrontare, gestire e possibilmente risolvere le gravi criticità che sempre più nettamente affliggono il sistema sociale delle comunità degli Stati dell’Unione e in particolare le metodologie educative delle giovani generazioni. È un fatto che l’età media degli autori di queste stragi (ricordiamo che nello stesso Stato sono avvenute le stragi di Columbine e Aurora) è sempre più bassa e dovrebbe far riflettere, e molto, quanto apparentemente facile sia per una persona di giovane età pianificare il massacro di decine di persone innocenti senza alcun apparente problema. Lo ripeteremo finché avremo fiato: se si interviene sul mezzo usato per queste stragi, senza analizzare e risolvere le cause profonde del disagio sociale e mentale degli autori, questi ultimi utilizzeranno semplicemente altri mezzi, ma le strade americane continueranno a essere striate di sangue.