Sicurezza: si può fare di più

Il punto sulla questione sicurezza con un ricco panel di esperti. Occorre maggiore responsabilità da parte dei cacciatori. Presente anche il senatore Bruzzone…

Attenzione alta per la sicurezza a caccia e in particolare in braccata, a Triora, nell’Imperiese. D’altra parte negli ultimi anni incidenti non sono purtroppo mancati nel Ponente ligure, anche mortali: nel 2017 nei boschi di Bardineto e ad Apricale nell’autunno 2018. Grande merito, dunque a Luca Calvini, presidente provinciale della Federcaccia, che ha organizzato il convegno “La sicurezza non è mai troppa”, coadiuvato dai cacciatori locali e, in particolare da Flavio Gramegna. A poco più di due settimane dall’inizio della nuova stagione di caccia il convegno è stato molto partecipato: presenti anche il senatore Francesco Bruzzone, responsabile della caccia per la Lega e gli assessori regionali Giovanni Berrino e Stefano Mai, che si occupa proprio di agricoltura e caccia. Il mio intervento si è aperto sull’analisi dei 12 casi di incidenti mortali della scorsa stagione venatoria, per dimostrare come non esistano il caso o la fatalità, ma esistano solo comportamenti potenzialmente a rischio che si trasformano in vere tragedie per le vittime, ma anche per gli autori. La responsabilità dei cacciatori deve essere massima e l’attenzione altissima per adottare un habitus mentale orientato alla sicurezza, nonché precise procedure che poi ho elencato rifacendomi anche alle 4 leggi di Jeff Cooper. L’armaiolo di Pieve di Teco (Im), Gabriele Cardi sostiene che la sicura meccanica che blocca il grilletto andrebbe abolita perché non vi si può fare affidamento al 100%. Oggi ci sono sistemi di sicurezza più progrediti che disarmano il cane e, soprattutto, occorre sempre trasportare l’arma scarica e ridurre il più possibile il tempo in cui si maneggia l’arma carica. Si è poi soffermato sul’importanza della manutenzione e dell’abbigliamento ad alta visibilità. Il luogotenente dei carabinieri forestali di Pieve di Teco, Walter Venzo, si è soffermato sulle distanze di sicurezza previste dalla normativa sulla caccia, mentre il maresciallo Massimiliano Licitra, comandante dei carabinieri forestali di Triora ha portato alcune esperienze sue personali di cacciatore, anche di un caso di omicidio nella sua squadra, ribadendo l’importanza dell’abbigliamento ad alta visibilità e del senso di responsabilità dei cacciatori. Anche il vice comandante del Nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale, struttura unica in tutta Italia, con 25 operatori ha convenuto sulla necessità di aggiornamento per i capisquadra nella caccia in braccata e di massima attenzione nel maneggio e nella custodia delle armi e delle munizioni nonché ai cercatori di funghi e a chi passeggia nel bosco. In zona, durante la stagione di caccia, è stato introdotto il divieto di cerca dei funghi per un giorno alla settimana. L’avvocato genovese Andrea Campanile, esperto di diritto venatorio e armiero, ha riferito di alcuni casi di cui si è occupato, ribadendo quanto la caccia in braccata sia più “pericolosa” della altre per la sua stessa natura. Ha poi chiarito alcuni aspetti che riguardano la custodia di armi e munizioni.

Bruzzone ha riferito che il danno collaterale degli incidenti è che vengono utilizzati politicamente, e ha suggerito di copiare quello che viene effettuato per esempio in Francia, dove i cacciatori vengono sottoposti a prove pratiche. Il senatore è poi stato “interrogato” per un aggiornamento della situazione per quanto riguarda i calendari venatori: «Dopo anni si è aperta la fase per rivedere date di chiusura ad alcuni migratori, partendo dal presupposto che non possono essere cacciati nella fase prenuziale, dunque è stato chiesto a tutti i Paesi europei di rivedere dal punto di vista tecnico-scientifico le date. Il Ministero dell’Ambiente ha sposato la posizione protezionista dell’Ispra fornendo date assolutamente non condivisibili. Noi della Lega, con le Associazioni venatorie, ci siamo impuntati e siamo in attesa di riunione in cui la commissione dovrà verificare le proposte tecniche, che saranno più o meno uguali per Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, mentre ministero dell’Ambiente ha tutt’altre date. Sulla migratoria si può allungare, rivedendo i Key concept, eautomaticamente si potrà correggere la 157».

I cinghialisti hanno chiesto informazioni anche sulla possibilità di abbattere i caprioli durante la braccata: «È una partita difficile. Più facile superare il limite della neve. Il mondo scientifico e anche quello venatorio sono sempre stati rigidi per il capriolo solo in selezione. Non mi sento di promettere nulla, ci deve essere totale unità del mondo venatorio e di quello scientifico. Vivo sul territorio e so benissimo che sarebbe meglio evitare le irregolarità e questa soluzione le eviterebbe in partenza. Un’altra battaglia che avevamo intrapreso era per il controllo del cinghiale da parte dei cacciatori, tuttavia il ministero pur aprendo ad altri coadiutori al controllo è contrario all’impiego dei cacciatori. La 157 dovrebbe essere cambiata, ma andiamoci cauti perché l’apertura di un processo di rinnovamento potrebbe portare nuove restrizioni. In questo, la partita europea potrebbe essere positiva».

Calvini ha ribadito il ruolo sociale dei cacciatori portando l’esempio del cantone di Ginevra, in Svizzera, dove è stata abolita la caccia nel 1974 e subito dopo hanno dovuto tornare sulle loro posizioni a spese della collettività, usando l’esercito per controllare la popolazione di cervi a causa dei danni alle coltivazioni. L’assessore Mai ha detto che i cacciatori devono far capire ancora meglio quanto è importante la loro funzione per la collettività, e quanto siano al momento insufficienti gli strumenti, perché la 157 non è aggiornata. Quando le regioni trattano gli argomenti caccia, pesca e parchi trovano la porta chiusa del ministero.