Se non ci amano, che ci rispettino

Si ripete ormai con troppa frequenza e troppo ravvicinata per poterla considerare semplicemente frutto del caso o un semplice “ricorso storico”. Mi riferisco alla proposta di revisione della normativa sull’acquisto e la detenzione delle armi calata “dall’alto” dell’apparato del ministero dell’Interno e firmata dal ministro Giuliano Amato. Il bello (che poi non è bello) è che si tratta della stessa proposta che era rimasta nel cassetto del predecessore ministro Giusepp… Si ripete ormai con troppa frequenza e troppo ravvicinata per poterla considerare semplicemente frutto del caso o un semplice “ricorso storico”. Mi riferisco alla proposta di revisione della normativa sull’acquisto e la detenzione delle armi calata “dall’alto” dell’apparato del ministero dell’ Interno e firmata dal ministro Giuliano Amato. Il bello (che poi non è bello) è che si tratta della stessa proposta che era rimasta nel cassetto del predecessore ministro Giuseppe Pisanu, nel 2005. Chissà se Amato è al corrente di quello che succede nei cassetti e negli uffici del Viminale (o lì attorno). A lui, senz’altro, interessa tacitare l’opinione pubblica. Ma a un ministro che si rispetti dovrebbe interessare anche come. Negli ultimi anni si sono susseguiti vari interventi qua e là, per creare qualche ostacolo in più agli appassionati, pochissime concessioni (poi ritrattate quasi completamente), tante incomprensibili prese di posizione. Insomma, lassù “in alto” qualcuno non ci ama. E continuiamo a non spiegarci perché. Se possibile, il groviglio della legge sulle armi è stato reso ancor più inestricabile con l’ausilio di ogni mezzo. Ad arte. Perché le questure, i commissariati, le stazioni di carabinieri, le guardie venatorie, le guardie giurate volontarie, si trovano spesso a operare nell’incertezza, sulla base di circolari che si contraddicono, sulla base del sito poliziadistato.it che contiene errori giuridici anche marchiani e, soprattutto, non ha alcun valore se non quello di rappresentare virtualmente certe elaborazioni concettuali e strategiche dell’apparato di cui sopra. Un circolo vizioso, altroché. Un passo indietro, allora. Se possibile da parte di tutti: io vorrei smetterla con questi editoriali e vorrei scrivere di armi, della loro bellezza ed efficienza meccanica e balistica, di caccia e di tiro. E mi piacerebbe che l’ Area armi ed esplosivi del ministero dell’Interno del ministero non si sottraesse alle sue responsabilità di questa situazione confusionaria, ma soprattutto non si sentisse investita a divinis della salvezza dell’Italia e del mondo (già, perché vorrebbe imperversare anche all’Onu). La recente approvazione della nuova normativa comunitaria dovrebbe garantire sul fatto che la legge italiana è ben allineata, da tempo, quantomeno sui controlli relativi alle armi: nessun adeguamento è richiesto. Poi, magari, anche in Italia si potrebbero introdurre alcune liberalizzazioni consentite dalla normativa europea. Mi vengono in mente le collezioni, l’eliminazione del catalogo, il 9 parabellum. Utopia, scriverne adesso? Non credo. Proprio questo spiacevole “incidente” del ddl Amato (sì voglio chiamarlo così perché mi auguro rimanga tale), ha ottenuto un effetto che forse ha colto impreparati quelli che non ci amano lassù. Ha finalmente compattato il nostro “fronte”: dopo anni di barricate, di sollecitazioni, di suggerimenti caduti nel vuoto, posso dire che ho visto sintomi di lobbying efficace. Federazioni sportive e associazioni di categoria, con il “rimorchio” pesante (e un po’ inerte) in termini di iscritti delle associazioni venatorie, hanno prodotto almeno un’azione comune. E, se non sono troppo ottimista, credo che su qualche parlamentare si possa contare, in particolare quelli sapientemente sensibilizzati da Luciano Rossi. Ma che non si dimentichi che in Italia con le armi – tutti i tipi di armi – si praticano almeno una decina di discipline sportive: dal Tiro dinamico a quello di precsione, passando per l’Ex ordinanza (non ho citato a caso). Senza dimenticare il grosso calibro delle sezioni Tsn. Ora, l’azione che mi sento di consigliare è quella sull’opinione pubblica: magari una grande campagna sulla sicurezza delle armi (l’avevo già proposta). Per sgomberare il campo dalle facili equazioni e dalle semplificazioni che ci fanno sempre troppo male.